Abele Blanc in cima all'Annapurna e a tutti gli Ottomila
Alle 13,40 (ora nepalese) Abele Blanc, guida alpina valdostana, ha raggiunto la vetta dell'Annapurna (8091m, Nepal, Himalaya) compiendo così la salita di tutti 14 Ottomila. E' il 3° italiano che ci riesce senza uso di ossigeno supplementare.

Annapurna, con i suoi 8091m la decima montagna più alta della terra.
Tutti i 14 Ottomila per Abele Blanc. E' successo stamattina sulla vetta dell'Annapurna, l'ultima vetta che ancora mancava alla Guida alpina valdostana per completare quel giro che, aldilà della matematica e delle convenzioni, per lui rappresenta un vero percorso personale. Un grande viaggio, anche di coraggio. Sì perché quella di Blanc e gli Ottomila è davvero una storia di passione. E una storia a tratti anche difficile e molto dolorosa. Ricordiamo infatti il suo difficile e bellissimo K2, nel 2000. E ancora, nel 2005 e proprio all'Annapurna, la perdita di uno dei suoi compagni più cari, Kristian Kuntner. E poi, nel 2006, sempre all'Annapurna, il rientro tristissimo per un grave lutto familiare...
Potevano fermare qualsiasi alpinista, qualsiasi uomo, queste esperienze, ma non Abele Blanc. Dopo l'Everest senza ossigeno dell'anno scorso (una salita con cui è ritornato in cima all'Everest già raggiunto nel '92 con l'ossigeno), con questa vetta dell'Annapurna adesso Blanc è il 3° italiano e l'11° alpinista ad aver raggiunto le 14 vette più alte senza far uso di ossigeno. Il tutto alla bellissima età di 56 anni e dopo 20 anni di grandi avventure in Himalaya, ma non solo.
Come sua consuetudine di uomo e alpinista di poche parole e ancor più di nessuna concessione ai “comunicati stampa”, Abele Blanc era partito per il Nepal assolutamente in silenzio, senza far sapere nulla a nessuno. Poi ecco la notizia di qualche ora fa, quella della vetta. L'ultimo step, quello del tentativo terminato sugli 8.091m della Dea bendata, è partito circa alle 1,30 di notte (Nepal time) dal campo 3 a 7200m circa di altezza. Insieme alla guida valdostana c'erano i membri di una spedizione coreana e il suo sherpa.
Non si prospettava un percorso facile per loro. La via scelta sulla parete Nord (più a sinistra della via francese dei primi salitori) seppur meno pericolosa è tecnicamente più difficile e comunque presentava delle incognite. Il plateau finale era carico di neve come il canale di 200m che contraddistingue questa via. Inoltre, Blanc ha dovuto puntare per l'uscita sul Colle tra la vetta principale e l'Annapurna I. Per poi affrontare la delicata e ventosa cresta che l'ha condotto in vetta, insieme agli altri alpinisti coreani e al suo sherpa, alle 13,40 ora nepalese, 11 ore dopo la partenza dal Campo 3. Ora gli alpinisti sono ridiscesi al Campo 3 dove passeranno la notte, prima di affrontare la non facile seraccata che li condurrà al Campo Base a circa 4000m.
Aspettando il rientro al Campo Base, è difficile comprendere cosa stia passando per la testa di Abele Blanc. Quanti e quali ricordi si affolleranno nella sua testa? Quante immagini di questo suo lungo viaggio starà scorrendo? Una cosa è sicura, come ci ha detto il suo amico di tante avventure Marco Camandona “Abele se lo merita. Se l'è conquistato da solo questo difficile viaggio con la sua voglia, il suo impegno e una determinazione immensa”. Sì, Abele Blanc se lo merita proprio: il suo è stato davvero un viaggio che va anche oltre i 14 Ottomila e che ha a che fare con l'esperienza e la vita.
Potevano fermare qualsiasi alpinista, qualsiasi uomo, queste esperienze, ma non Abele Blanc. Dopo l'Everest senza ossigeno dell'anno scorso (una salita con cui è ritornato in cima all'Everest già raggiunto nel '92 con l'ossigeno), con questa vetta dell'Annapurna adesso Blanc è il 3° italiano e l'11° alpinista ad aver raggiunto le 14 vette più alte senza far uso di ossigeno. Il tutto alla bellissima età di 56 anni e dopo 20 anni di grandi avventure in Himalaya, ma non solo.
Come sua consuetudine di uomo e alpinista di poche parole e ancor più di nessuna concessione ai “comunicati stampa”, Abele Blanc era partito per il Nepal assolutamente in silenzio, senza far sapere nulla a nessuno. Poi ecco la notizia di qualche ora fa, quella della vetta. L'ultimo step, quello del tentativo terminato sugli 8.091m della Dea bendata, è partito circa alle 1,30 di notte (Nepal time) dal campo 3 a 7200m circa di altezza. Insieme alla guida valdostana c'erano i membri di una spedizione coreana e il suo sherpa.
Non si prospettava un percorso facile per loro. La via scelta sulla parete Nord (più a sinistra della via francese dei primi salitori) seppur meno pericolosa è tecnicamente più difficile e comunque presentava delle incognite. Il plateau finale era carico di neve come il canale di 200m che contraddistingue questa via. Inoltre, Blanc ha dovuto puntare per l'uscita sul Colle tra la vetta principale e l'Annapurna I. Per poi affrontare la delicata e ventosa cresta che l'ha condotto in vetta, insieme agli altri alpinisti coreani e al suo sherpa, alle 13,40 ora nepalese, 11 ore dopo la partenza dal Campo 3. Ora gli alpinisti sono ridiscesi al Campo 3 dove passeranno la notte, prima di affrontare la non facile seraccata che li condurrà al Campo Base a circa 4000m.
Aspettando il rientro al Campo Base, è difficile comprendere cosa stia passando per la testa di Abele Blanc. Quanti e quali ricordi si affolleranno nella sua testa? Quante immagini di questo suo lungo viaggio starà scorrendo? Una cosa è sicura, come ci ha detto il suo amico di tante avventure Marco Camandona “Abele se lo merita. Se l'è conquistato da solo questo difficile viaggio con la sua voglia, il suo impegno e una determinazione immensa”. Sì, Abele Blanc se lo merita proprio: il suo è stato davvero un viaggio che va anche oltre i 14 Ottomila e che ha a che fare con l'esperienza e la vita.
Note:
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