A Giuseppe Chiaf

Un ricordo di Giuseppe Chiaf, l'alpinista bresciano scomparso tragicamente sulla Nord del Cervino il 16 Ottobre 2011.
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Giuseppe "Beppe" Chiaf
archivio A. Damioli
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il ricordo di Beppe Chiaf, il fortissimo alpinista bresciano che il 16 ottobre scorso ha perso la vita dopo una caduta mentre saliva la parete Nord del Cervino. Alberto Damioli che ce l'ha inviato premette che questo è un suo “personalissimo ricordo dell’amico Beppe”. Un uomo e un alpinista che ha lasciato una traccia forte e indelebile della sua smisurata passione per la montagna e l'alpinismo. Una passione che si è tramutata in un'attività alpinistica “smisurata” e di gran spessore, ma non solo... basta dare una scorsa al suo blog per capirlo...


IL MIO PERSONALISSIMO RICORDO DELL'AMICO “BEPPE CHIAF”
di Alberto Damioli

“Amico Beppe, forse è troppo poco il tempo trascorso dalla tua partenza per questo ultimo lunghissimo viaggio (ti penserò in qualche aeroporto del mondo ad aspettare i sacconi stracarichi di materiale da scalata che si sono smarriti per lidi lontani), ma non riesco ancora bene a “metabolizzare”perché la tua vita si sia spezzata così tra gli elementi naturali che meglio conoscevi ed amavi. La neve e il ghiaccio sullo scivolo iniziale della via, la roccia in quel maledetto buco dopo la scivolata, dentro il buio fuori la luce con l’Anello ad aspettarti. Forse una roccia ti ha tradito là sotto, mi ripeto ancora forse…(quanti forse), quell’insieme minerale che nessuno di noi avrebbe mai pensato potuto arrivare a tanto dopo le migliaia e migliaia di volte che l’hai coccolata e nella tua etica mai maltratta e violata brutalmente, rispettata sempre.

La fine forse è iniziata proprio dalla neve e dal ghiaccio più infidi del minerale puro, ma con i quali avevi una dimestichezza ed una conoscenza paragonabile a quella per il tuo mestiere e agli attrezzi del tuo lavoro nella vita di tutti i giorni. Magari una scarica piovuta dall’alto di tutti questi elementi messi insieme ti ha strappato da quelle due piccozze rimaste lassù ammutolite, ma questo credo non lo sapremo mai. La luce e la vita fuori sul ghiacciaio ormai quasi piatto e tranquillo e un amico che aspettava sconvolto di poterti solo riabbracciare, in contrasto violento con il buio della crepaccia che ti ha inghiottito. Proprio il buio che avevi apprezzato in quegli anni sereni quando indossavi con noi speleo, tuta, casco ed acetilene e l’oscurità allora s’illuminava nelle esplorazioni sotterranee.

Ricorderò con piacere immenso le innumerevoli volte che ci siamo legati insieme. E ricorderò ancora: la tua bocca aperta in un sorriso incredulo sotto la stupenda fessura rettilinea di oltre 40 metri su Watermelon Crack, a cui non credevi sino all’ultimo, pensando fosse una delle solite “bibbate”, al Coster dell’Orso di Tredenus. Alla base del Caporal in Valle dell’Orco, quando insegnavi “al vecchio Bibo” come fasciarsi le mani con il tape e le mie successive imprecazioni perché comunque le fessure erano lo stesso dolorosissime per me, mentre tu salivi leggerissimo e supportato “dai tuoi braccioni” da idraulico e da una tecnica sopraffina per quelle stramaledette crepe. Sotto lo Scoglio di Boazzo dopo l’apertura dell’ennesima via nuova, quando eri seduto tra i miei tre bimbi e giocavi con loro, …ora diventati uomini. Il nome di quella nuova cascata a destra di Futura in Val Daone, l’Ultima Purificazione, scelto perché pochi giorni dopo avresti portato all’altare la tua Rossi. Sempre in Daone, quasi per caso e in allegra compagnia ,l’apertura dell’enorme candelone ghiacciato che porterà per sempre uno dei tuoi soprannomi, la Chandelle Peppiniel. La mia gioia nel rivedervi scendere dal Coster di sinistra della Val Salarno sotto il diluvio universale e la bufera dopo l’apertura della via dedicata al Seve, bagnati come due pulcini tu e il Pota. Padre e Padrone, una delle prime vie di misto moderno della Val Adamè, dedicata al primogenito del Luca Bord appena nato.

Un elenco di grandi momenti insieme che sarebbe troppo lungo mettere sulla carta, con la certezza però di aver avuto l’onore che all’inizio del tuo luminoso cammino alpinistico avevi salito alcune delle mie vie di arrampicata (Il Lupo… ed altre).

Testimoni del tuo buon seminato con i “gnari”, sono soprattutto i giovani che ti piangono, li ho visti veramente smarriti ed increduli di non averti più dall’altro capo della corda. Ovviamente anche tu non eri un santo come tutti noi, ma ci mancherai all’infinito.

Un forte abbraccio a te Beppino e alla tua grande famiglia, da quel 16 Ottobre 2011 lassù potrete formare delle formidabili cordate ogni giorno, con Severangelo, Claudio, Giacomo... e tanti altri.

Alberto “Bibo” Damioli



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