4 nuove vie nella Miyar Valley per Iannilli, Cacioppo e Giuliani
Dal 9 al 17/09 Stefano Cacioppo, Cesare Giuliani e Roberto Iannilli hanno aperto 4 nuove vie sulla parete sud della Castle rock. Uno di questi itinerari, la via Miguel' s race, raggiunge i 5486m dell’inviolata vetta principale della montagna per la quale i tre hanno proposto il nome di Tivoli peak.
1 / 15
Tivoli Peak
arch. R.Iannilli
L'avevano già comunicato anche dalla spedizione della Guardia di Finanza che in Myar Valley (Himachal Pradesh, India) c'era un altro gruppo di alpinisti-arrampicatopri italiani. Un piccolo gruppo con cui gli alpinisti delle Fiamme gialle peraltro hanno condiviso piacevolmente il campo base, ma anche le informazioni. Il piccolo team di cui parliamo era composto da Roberto Iannilli da Ladispoli (alla sua seconda esperienza esplorativa nella Valle), Stefano Cacioppo da Milano e Cesare Giuliani da Tivoli.
I tre, in nove intensi giorni, hanno aperto 4 nuovi itinerari sulla bella e complessa parete sud del Castle rock raggiungendo per primi, con la via Miguel's race (2200m, max VII+), i 5486m della vetta principale della montagna per la quale hanno proposto il nome di Tivoli peak. La via Lost on a dream track (1600m, 550m in cordata, max VI+) porta invece in vetta ad una “torre innominata” della quale hanno realizzato la probabile seconda salita e per la quale propongono il nome di Stefano Zavka in ricordo dell'alpinista ternano scomparso sul K2 nel 2007. Chiudono il poker di vie nuove, sempre sulla sud del Castle rock: Placebo effect, (450m, VIII- e VII+) e Clandestine route (450m., VI e VI+).
MIYAR 2008
di Roberto Iannilli, Cesare Giuliani e Stefano Cacioppo
Quest' anno in Miyar c' era un affollamento di italiani, una spedizione della Guardia di Finanza, zeppa di top-climber affermati e noi tre, sconosciuti ma determinati: Stefano Cacioppo di Milano, Cesare Giuliani di Tivoli e Roberto Iannilli, di Ladispoli. Dal giovanissimo Stefano (appena ventitré anni), al vegliardo Roberto (cinquantaquattro primavere), passando per Cesare (quarantadue compiuti al campo base), il nostro gruppo rappresentava tre distinte generazioni, ma era difficile distinguerle, ognuno di noi era un condensato di maturità alpinistica e energia giovanile, indipendentemente dall' età anagrafica.
Abbiamo aperto quattro vie nuove sulla parete sud della complessa montagna denominata “Castle rock”, costituita da quattro vette, due delle quali già salite in prima assoluta dallo stesso Roberto Iannilli nel 2004 (“Iris peak” con Mimmo Perri e “David's 62 Nose” in solitaria). Una di queste nuove vie porta alla vetta principale (5486 m. s.l.m.), ancora inviolata e per la quale è da noi stato proposto il nome di “Tivoli peak”. Un' altra esce sulla “torre innominata” (probabile seconda salita) e le altre due superano la parete principale, senza salire su nessuna vetta.
La via al “Tivoli peak” ha uno sviluppo di circa 2200 metri, con oltre 1000 fatti in cordata e il resto fatto di conserva, su diedri e placconate dal III al IV. Presenta vari tiri di VI e VI+, uno di VII ed uno di VII+, generalmente di fessure, a volte larghe e difficilmente proteggibili. Per salirla siamo partiti dal campo avanzato l'11 settembre e, dopo un bivacco a quota 4900, siamo giunti in vetta alle 14:00 del giorno successivo. Lungo la complessa discesa è stato necessario un secondo bivacco e solo il 13 abbiamo “toccato terra”.
La via della “torre innominata” supera i 1600 metri di sviluppo, con 650 metri fatti in cordata e il resto di conserva. Appena giunti in vetta eravamo certi di essere i primi, ma poi ci siamo accorti di una doppia attrezzata un po più in la, testimonianza che qualcuno ci aveva preceduti. La nostra idea era di dedicare la cima alla memoria di Stefano Zavka, scomparso nel 2007 lungo il ritorno dalla vetta del K2 e speriamo che ciò sia possibile anche se non siamo stati i primi a salirla, visto che chi ci ha preceduto non ha comunicato nessuna intenzione a riguardo del nome.
A quel punto tutto ciò che avremmo fatto era un "di più" ed abbiamo aperto altre due vie di 450 metri, sempre sulla stessa parete ma che non arrivano in vetta e si fermano al grande e articolato cengione. Una di queste ha dei tiri di fessura/camino piuttosto sostenuti (VIII-), che ricordano molto certe fessuracce ostiche di pareti come El Capitan, entusiasmanti, anche se non certo rilassanti. Abbiamo anche tentato di fare una quinta via, verso un'altra piccola vetta secondaria della stessa montagna, ma delle forti nevicate ci hanno bloccato qualche giorno e una slavina ha distrutto il campo avanzato, costringendoci a rinunciare all' idea. Peccato, la magnifica roccia della parete permette molte altre nuove vie e solo il tempo inclemente non ci ha permesso di dare sfogo alla nostra insaziabile voglia di scalarle.
SCHEDA VIE
** “Lost on a dream track”, il 09/09/'08 (dopo un tentativo interrotto dal mal tempo del 05/09), sviluppo 1600 m., 550 m. fatti in cordata (VI e VI+) e il resto di conserva, su difficoltà fino al IV grado), porta in vetta alla “torre innominata”, per la quale proponiamo il nome di “Stefano Zavka tower”;
** “Miguel' s race” (dedicata a Emiliano Simonelli), l' 11, il 12 e il 13/09 (vetta “Tivoli peak” il 12), dopo risalita su corde fisse dei primi 400 m. (in comune con la via “Lost on a dream track”), sviluppo 2200 m., 1000 m. fatti in cordata (VI e VI+, un tiro di VII ed uno di VII+) e il resto di conserva, con difficoltà dal III al IV);
** “Placebo effect”, il 16/09, sviluppo 450 m. (VIII- e VII+);
** "Clandestine route", il 17/09, sviluppo 450 m. (VI e VI+).
NB Su tutte le vie non sono stati usati spit lungo tiri (tre spit usati per le doppie).
05/10/2008, Roberto, Cesare e Stefano.
I tre, in nove intensi giorni, hanno aperto 4 nuovi itinerari sulla bella e complessa parete sud del Castle rock raggiungendo per primi, con la via Miguel's race (2200m, max VII+), i 5486m della vetta principale della montagna per la quale hanno proposto il nome di Tivoli peak. La via Lost on a dream track (1600m, 550m in cordata, max VI+) porta invece in vetta ad una “torre innominata” della quale hanno realizzato la probabile seconda salita e per la quale propongono il nome di Stefano Zavka in ricordo dell'alpinista ternano scomparso sul K2 nel 2007. Chiudono il poker di vie nuove, sempre sulla sud del Castle rock: Placebo effect, (450m, VIII- e VII+) e Clandestine route (450m., VI e VI+).
MIYAR 2008
di Roberto Iannilli, Cesare Giuliani e Stefano Cacioppo
Quest' anno in Miyar c' era un affollamento di italiani, una spedizione della Guardia di Finanza, zeppa di top-climber affermati e noi tre, sconosciuti ma determinati: Stefano Cacioppo di Milano, Cesare Giuliani di Tivoli e Roberto Iannilli, di Ladispoli. Dal giovanissimo Stefano (appena ventitré anni), al vegliardo Roberto (cinquantaquattro primavere), passando per Cesare (quarantadue compiuti al campo base), il nostro gruppo rappresentava tre distinte generazioni, ma era difficile distinguerle, ognuno di noi era un condensato di maturità alpinistica e energia giovanile, indipendentemente dall' età anagrafica.
Abbiamo aperto quattro vie nuove sulla parete sud della complessa montagna denominata “Castle rock”, costituita da quattro vette, due delle quali già salite in prima assoluta dallo stesso Roberto Iannilli nel 2004 (“Iris peak” con Mimmo Perri e “David's 62 Nose” in solitaria). Una di queste nuove vie porta alla vetta principale (5486 m. s.l.m.), ancora inviolata e per la quale è da noi stato proposto il nome di “Tivoli peak”. Un' altra esce sulla “torre innominata” (probabile seconda salita) e le altre due superano la parete principale, senza salire su nessuna vetta.
La via al “Tivoli peak” ha uno sviluppo di circa 2200 metri, con oltre 1000 fatti in cordata e il resto fatto di conserva, su diedri e placconate dal III al IV. Presenta vari tiri di VI e VI+, uno di VII ed uno di VII+, generalmente di fessure, a volte larghe e difficilmente proteggibili. Per salirla siamo partiti dal campo avanzato l'11 settembre e, dopo un bivacco a quota 4900, siamo giunti in vetta alle 14:00 del giorno successivo. Lungo la complessa discesa è stato necessario un secondo bivacco e solo il 13 abbiamo “toccato terra”.
La via della “torre innominata” supera i 1600 metri di sviluppo, con 650 metri fatti in cordata e il resto di conserva. Appena giunti in vetta eravamo certi di essere i primi, ma poi ci siamo accorti di una doppia attrezzata un po più in la, testimonianza che qualcuno ci aveva preceduti. La nostra idea era di dedicare la cima alla memoria di Stefano Zavka, scomparso nel 2007 lungo il ritorno dalla vetta del K2 e speriamo che ciò sia possibile anche se non siamo stati i primi a salirla, visto che chi ci ha preceduto non ha comunicato nessuna intenzione a riguardo del nome.
A quel punto tutto ciò che avremmo fatto era un "di più" ed abbiamo aperto altre due vie di 450 metri, sempre sulla stessa parete ma che non arrivano in vetta e si fermano al grande e articolato cengione. Una di queste ha dei tiri di fessura/camino piuttosto sostenuti (VIII-), che ricordano molto certe fessuracce ostiche di pareti come El Capitan, entusiasmanti, anche se non certo rilassanti. Abbiamo anche tentato di fare una quinta via, verso un'altra piccola vetta secondaria della stessa montagna, ma delle forti nevicate ci hanno bloccato qualche giorno e una slavina ha distrutto il campo avanzato, costringendoci a rinunciare all' idea. Peccato, la magnifica roccia della parete permette molte altre nuove vie e solo il tempo inclemente non ci ha permesso di dare sfogo alla nostra insaziabile voglia di scalarle.
SCHEDA VIE
** “Lost on a dream track”, il 09/09/'08 (dopo un tentativo interrotto dal mal tempo del 05/09), sviluppo 1600 m., 550 m. fatti in cordata (VI e VI+) e il resto di conserva, su difficoltà fino al IV grado), porta in vetta alla “torre innominata”, per la quale proponiamo il nome di “Stefano Zavka tower”;
** “Miguel' s race” (dedicata a Emiliano Simonelli), l' 11, il 12 e il 13/09 (vetta “Tivoli peak” il 12), dopo risalita su corde fisse dei primi 400 m. (in comune con la via “Lost on a dream track”), sviluppo 2200 m., 1000 m. fatti in cordata (VI e VI+, un tiro di VII ed uno di VII+) e il resto di conserva, con difficoltà dal III al IV);
** “Placebo effect”, il 16/09, sviluppo 450 m. (VIII- e VII+);
** "Clandestine route", il 17/09, sviluppo 450 m. (VI e VI+).
NB Su tutte le vie non sono stati usati spit lungo tiri (tre spit usati per le doppie).
05/10/2008, Roberto, Cesare e Stefano.
Note:
Planetmountain | |
News Roberto Iannilli | |
News Miyar Valley |
Ultime news
Expo / News
Expo / Prodotti
Un secondo strato termico robusto ed efficace.
Rampone a 10 punte in acciaio per alpinismo classico.
Il nuovo PHANTOM 6000 HD è uno scarpone progettato per l'alpinismo estremo. Grazie alla tecnologia HDry, offre una protezione impermeabile e traspirante superiore.
Rinvio arrampicata super versatili con moschettone Keylock
Scarpone da montagna da donna pensato per il trekking, l’escursionismo e il backpacking.
Uno scarpone dal taglio mid-cut agile e leggero per hiking su terreni misti.