Sappada, Biancaneve e le 'dimenticanze'

Andrea Gamberini, Manolo Marri e Livi in quel di Sappada. Per immergersi nel mondo gotico dei cristalli dello Specchio di Biancaneve, dimentichi di tutto...
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Andrea Gamberini (Lo Specchio di Biancaneve - Sappada)
Planetmountain
Febbraio 2007

Tre amici, legati da un cordone ombelicale chiamato corda; piccozze, ramponi e caschi che ci rendono simili a cavalieri medioevali. Per questa giornata abbiamo lasciato a casa i vari problemi e gli impegni che assillano la vita quotidiana, dimenticate le donne, gli orari e ogni altra zavorra che appesantisce la nostra morbosa voglia di arrampicare.

Lasciamo riposare l’ansia da prestazione tra le pagine delle guide e dei romanzi, dimentichiamo gradi e difficoltà. Andrea dimentica a casa anche l’imbrago per rimanere fedele fino in fondo alla giornata, dove contano solo i sorrisi, la neve polverosa che scivola dalle pareti, il ghiaccio e naturalmente la nostra amicizia.

Arrivati nel Cadore ci fermiamo a prendere un caffè e ci cimentiamo nella nobile arte dell’arrangiarsi, importunando i rari passanti per riuscire a farci prestare un imbrago per la giornata. Riusciamo a reperire un improbabile numero telefonico di un certo Giacomo del Soccorso Alpino che vive nelle vicinanze. Andrea, con una faccia di bronzo unica nel creato, lo chiama...

Sono le sette della domenica mattina e una voce d’oltretomba dopo un numero impressionante di squilli ci risponde, dopo un altro considerevole lasso di tempo Andrea riesce a spiegare la faccenda e dopo poco arriviamo a casa della voce che ci aspetta fuori con una faccia assonnata e i capelli scarmigliati. Questa giornata è dedicata anche a lui che, con deliziosa disponibilità, ci ha prestato l’imbrago e con altrettanta naturalezza ci ha augurato una bella giornata a scalare, raccomandandoci di stare attenti, senza sapere nulla di noi e senza volere nessuna garanzia. Grazie Giacomo!

Arrivati a Sappada in onorevole ritardo scopriamo che le cascate sono state prese d’assalto da vari corsi di arrampicata e dopo qualche giro di indecisione carichiamo armi e bagagli e ci dirigiamo verso lo Specchio di Biancaneve. Manteniamo l’andatura della giornata con ritmi da casa di cura e naturalmente continuiamo a sghignazzare, a fare battute e a giocare come bambinoni ritardati. Io e il Live decidiamo di mantenere anche le nostre prestazioni e l’ingaggio psicologico al minimo sindacale e quindi facciamo i secondi onorando la migliore tradizione dei parassiti.

Attacchiamo all’estrema sinistra dello specchio sulla linea “Vertical” e in quel momento non mi ricordo di aver lasciato a casa il lavoro, la sveglia e tanto altro, in quel momento, semplicemente non esistono altro che le mie piccozze, il mio respiro e le voci dei miei amici. Forse è proprio questo lo spirito che intreccia le trame della corda che unisce ogni “ghiacciatore” da Nord a Sud. Un gioco freddo nel mondo gotico dei cristalli, un’avventura sul filo di lama che permette di vivere l’amicizia in ambienti da favola scalando cascate ghiacciate e ricordandoci che siamo veramente fortunati.

Manolo Marri

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