Tom Ballard sceglie CAMP come partner per le sue imprese

Il team di atleti CAMP cresce con un nuovo fuoriclasse. Tom Ballard, straordinario protagonista del progetto invernale “Starlight and Storm”, ha trovato nella storica azienda di Premana la sua stessa passione e il partner tecnico ideale per le sue imprese. Tom ha già apprezzato le caratteristiche di prodotti come la piccozza X-Dream e il rampone Blade Runner, usati sulle Grandes Jorasses, sul Petit Dru e sull'Eiger, e da oggi gli attrezzi CAMP e CASSIN lo accompagneranno in tutte le sue scalate. E come ogni atleta CAMP, Tom darà il suo contributo allo sviluppo dell'hardware da alpinismo e da arrampicata, mettendo a disposizione tutta la sua esperienza. Dal canto suo C.A.M.P. ha visto in Ballard quel puro e autentico spirito d'avventura, costantemente teso alle sfide più difficili, che ha contraddistinto l'alpinismo di Riccardo Cassin: una leggenda che Tom conosce molto bene avendone ripetuto le vie.
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Il team di atleti CAMP cresce con un nuovo fuoriclasse. Tom Ballard, straordinario protagonista del progetto invernale “Starlight and Storm”, ha trovato nella storica azienda di Premana la sua stessa passione e il partner tecnico ideale per le sue imprese. Tom ha già apprezzato le caratteristiche di prodotti come la piccozza X-Dream e il rampone Blade Runner, usati sulle Grandes Jorasses, sul Petit Dru e sull'Eiger, e da oggi gli attrezzi CAMP e CASSIN lo accompagneranno in tutte le sue scalate. E come ogni atleta CAMP, Tom darà il suo contributo allo sviluppo dell'hardware da alpinismo e da arrampicata, mettendo a disposizione tutta la sua esperienza. Dal canto suo C.A.M.P. ha visto in Ballard quel puro e autentico spirito d'avventura, costantemente teso alle sfide più difficili, che ha contraddistinto l'alpinismo di Riccardo Cassin: una leggenda che Tom conosce molto bene avendone ripetuto le vie.
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Il team di atleti CAMP cresce con un nuovo fuoriclasse. Tom Ballard, straordinario protagonista del progetto invernale “Starlight and Storm”, ha trovato nella storica azienda di Premana la sua stessa passione e il partner tecnico ideale per le sue imprese. Tom ha già apprezzato le caratteristiche di prodotti come la piccozza X-Dream e il rampone Blade Runner, usati sulle Grandes Jorasses, sul Petit Dru e sull'Eiger, e da oggi gli attrezzi CAMP e CASSIN lo accompagneranno in tutte le sue scalate. E come ogni atleta CAMP, Tom darà il suo contributo allo sviluppo dell'hardware da alpinismo e da arrampicata, mettendo a disposizione tutta la sua esperienza. Dal canto suo C.A.M.P. ha visto in Ballard quel puro e autentico spirito d'avventura, costantemente teso alle sfide più difficili, che ha contraddistinto l'alpinismo di Riccardo Cassin: una leggenda che Tom conosce molto bene avendone ripetuto le vie. Nato nel 1988 nel Peak District, in Inghilterra, Tom Ballard è cresciuto nelle Highlands scozzesi e attualmente vive in val di Fassa, nel cuore delle Dolomiti. Ha quindi respirato montagna e arrampicata fin da bambino, con il desiderio di diventare alpinista come la madre: l'indimenticabile Alison Hargreaves. Dotato di straordinario talento, Tom pratica ad altissimi livelli tutte le specialità: dal boulder all'arrampicata sportiva, dal dry tooling alle vie di misto in quota fino allo sci estremo. Personaggio schivo, artefice di incredibili scalate quasi sempre rimaste nell'ombra, è finito sotto i riflettori con il progetto “Starlight and Storm” che lo ha visto salire da solo, in inverno, le sei pareti nord delle Alpi celebrate da Gaston Rébuffat nel libro e nel film “Stelle e tempeste” (da cui il nome del progetto). L'avventura è cominciata il 21 dicembre 2014 sulla Cima Grande di Lavaredo (via Comici-Dimai), è proseguita sul Pizzo Badile (via Cassin), sul Cervino (via Schmid), sulle Grandes Jorasses (via Colton-McIntyre) e sul Petit Dru (via Allain-Leininger) ed è finita il 19 marzo 2015 sull'Eiger (via Heckmair). Ma per conoscere meglio Tom gli abbiamo fatto alcune domande.
Cosa rappresentano per te le montagne e l'alpinismo? «Sono la mia vita: io vivo sulle montagne e per le montagne, le ho nel DNA. Ed effettivamente ho scalato l'Eiger prima di nascere!». Da dove arriva la tua predilezione per le scalate solitarie? «Scalare in solitaria significa contare esclusivamente su se stessi, provando la sensazione di aver raggiunto un risultato senza alcun aiuto esterno. Anche se non è proprio così: le solitarie, in verità, sono un gioco di squadra. Mi riferisco a mio padre, che mi accompagna e mi attende alla base delle pareti, e alle altre persone che mi sostengono e mi seguono, dagli amici ai fotografi. Ciò che amo delle solitarie è la possibilità di poter decidere liberamente cosa fare, anche se in qualche occasione un altro parere sarebbe utile: quando sei solo non hai seconde chance e questo è tanto pauroso quanto eccitante». Cos'hai provato al termine del progetto “Starlight and Storm”? «L'Eiger è stato una vera battaglia. Quel giorno non volevo alzarmi dal letto, non avevo nessuna voglia di scalare quella montagna. Ma l'inverno stava finendo, le condizioni erano buone e avrei chiuso il mio progetto. Così sono partito e dopo cinque ore e mezza ero in cima: non soltanto all'Eiger e alle sei pareti nord ma al sogno di una vita. Avevo effettuato tre salite in due settimane, ero esausto ma non avevo più quel peso sulle spalle: potevo tornare a respirare. Il mio successo ha avuto una lunga eco: ho dovuto sostenere la notevole attenzione dei media ed è stata più dura che scalare!». Com'è maturata la scelta di vivere in val di Fassa, nel cuore delle Dolomiti? «Avevo passato due estati in Dolomiti: girando col furgone, su e giù da una montagna all'altra, in solitaria lungo le vie classiche. Tuttavia mi sarebbe molto piaciuto scalare quelle muraglie anche durante l'inverno, conoscerle e apprezzarle anche nella stagione più fredda. Così, dopo aver passato l'autunno 2012 ad Arco, io e mio padre abbiamo piazzato il nostro “campo base” a Pera di Fassa. L'anno seguente abbiamo fatto lo stesso e non ce ne siamo più andati». Cosa rende speciali le Dolomiti? «Le Dolomiti sono semplicemente uniche, con i loro bastioni gialli e grigi che offrono scalate di ogni genere: da quelle in placca agli strapiombi più spaventosi, dalle multipitch sportive alle più impegnative vie trad con tutto quello che sta in mezzo. E quando arriva la neve, all'improvviso tutto cambia e si dischiudono nuovi orizzonti». Quali sono state le tue realizzazioni dolomitiche più significative? «Nel marzo 2013, dopo diversi tentativi, sono finalmente riuscito a salire in libera la via Olimpia: uno storico itinerario in artificiale che supera direttamente un muro ripido e compatto nel settore destro della parete est del Catinaccio. Ho passato diversi giorni a provare i singoli passaggi e a sistemare la chiodatura e alla fine ce l'ho fatta, liberando il tiro chiave di 8a e il successivo di 7c+, che mi ha dato non pochi problemi. E alla fine ero davvero contento: un lavoro ben fatto! Nell'estate 2011, invece, mi sono recato ai piedi della parete sud della Marmolada per salire la Vinatzer-Messner nello stile più puro: in free solo, in libera a vista. Nello zaino avevo un paio di scarponi e un paio di ramponi per la discesa sul ghiacciaio, nient'altro. E dopo diverse ore di scalata sotto un cielo pieno di nubi, facendo attenzione a non perdere la via lungo i tratti più facili, sono arrivato in cima e... ha subito cominciato a nevicare!». Boulder, arrampicata sportiva, dry tooling, cascate di ghiaccio, vie in montagna di ogni tipo... sei decisamente un atleta polivalente. Ma c'è un'attività che preferisci alle altre? E perché? «L'arrampicata e come un diamante tagliato, con molte bellissime sfaccettature, che permette di non annoiarsi mai: basta passare dal boulder alle big wall! Per me la scelta dipende dalla stagione e dalle condizioni meteorologiche. Anche se la cosa che amo di più è andare in montagna, salire in solitudine una grande parete alpina perché trovarmi lassù è sempre incredibile, è sempre qualcosa di speciale» Cosa sogni per il futuro? Soltanto Alpi e Dolomiti o anche avventure extraeuropee? «Le Alpi e le Dolomiti mi hanno lasciato tantissimi ricordi, gioia ed esperienze. Per questo saranno sempre le “mie” montagne, la mia “casa”. Ma credo sia giunto il momento di mettermi in gioco su qualcosa di più grande, di scalare vie lunghe e tecniche in stile “fast and light” su montagne più lontane. E naturalmente c'è una montagna, il K2, a cui mi sento particolarmente legato, che fa parte di me e della mia storia». Durante le ultime tre salite del progetto “Starlight and Storm” hai usato le piccozze X-Dream: come le hai trovate? «Dopo aver usato per anni un paio di piccozze modificate, sempre le stesse tanto sui pendii di neve quanto sulle più dure vie di dry, mi sono trovato tra le mani una coppia di X-Dream e... devo dire che è stata una strana sensazione! Le piccozze devono essere come una parte di te, devono garantirti la stessa sensibilità e precisione delle dita sulla roccia. E sulle Grandes Jorasses, dove le ho usate per la prima volta, le X-Dream mi hanno messo subito a mio agio: le ho trovate straordinarie sia su ghiaccio sia su misto».
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La passione è quella per la montagna e per i prodotti che aiutano a realizzare i sogni ed i progetti di tutti coloro che la frequentano; il lavoro è quello tramandato da oltre 115 anni in quattro distinte generazioni succedutesi alla guida dell’azienda e la semplicità è quella che contraddistingue un modo di essere e relazionarsi basato sulla serietà e lealtà.


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