Marcin Tomaszewski in inverno sulla Troll Wall: intervista esclusiva
Marcin Tomaszewski colpisce ancora. Dopo Superbalance sulla Polar Sun Spire e Bushido sulla Grande Torre di Trango, il fuoriclasse polacco ha messo le mani sulla celebre Troll Wall, in Norvegia
Marcin Tomaszewski colpisce ancora. Dopo Superbalance (1300 m, VII, A4 e M7+) aperta nel 2012 sulla Polar Sun Spire e Bushido (2000 m, VII+ e A4) firmata nel 2013 sulla Grande Torre di Trango, il fuoriclasse polacco ha messo le mani sulla celebre Troll Wall, in Norvegia, e con l'inseparabile Marek Raganowicz ha tracciato Catharsis: un'incredibile big wall di 1100 metri, con difficoltà di M7 e A4, che ha impegnato la cordata per ben 19 giorni in condizioni assolutamente proibitive. Marcin e Marek sono arrivati in vetta il 9 febbraio scorso, diventando tra l'altro la prima cordata di soli due alpinisti a superare in inverno – e per di più per una via nuova – l'incredibile Troll Wall. Marcin ora è a Nizza, per qualche giorno di meritato riposo, e ne abbiamo approfittato per questa intervista esclusiva.
Perché questa volta hai scelto la Troll Wall?
«La Troll Wall è la parete dei miei sogni, dove gli alpinisti polacchi hanno realizzato salite fondamentali tra cui la prima invernale. Nota come “la parete polacca senza una via polacca”, è sempre stata un mito per gli alpinisti della mia generazione: tutti abbiamo desiderato scalarla, in qualsiasi modo. Così Catharsis è un grande sogno diventato realtà».
Perché avete deciso di attaccarla in due e non in team? E perché in inverno?
«La Troll Wall è essenzialmente una parete invernale, da evitare in estate a causa della roccia cattiva e dei conseguenti rischi oggettivi. In inverno, invece, diventa una grande sfida: per me resta il simbolo delle alte difficoltà tecniche nella stagione più fredda. Così abbiamo deciso di affrontarla in due, senza cordate di supporto e corde fisse: un po' come navigare attorno al mondo senza un porto in cui rifugiarsi. Non esistono pareti impossibili, come dimostrato dalla via aperta in inverno sulla Troll Wall da una squadra di sei alpinisti. Inoltre a me e a Marek piace troppo scalare e non volevamo condividere questo piacere con altri compagni!».
È possibile un paragone tra Catharsis, Superbalance e Bushido?
«Catharsis è più facile e meno ingaggiosa di Superbalance e sicuramente molto meno impegnativa di Bushido. Le differenze stanno nella temperatura, nella qualità della roccia e nello spessore del ghiaccio nelle fessure».
Non sogni di tracciare grandi vie anche su montagne più alte, su Settemila tecnici come il Gasherbrum IV o il Masherbrum?
«Sì, naturalmente. Ho già alcune idee del genere in testa ma sto procedendo un passo alla volta, eseguendo bene i miei “compiti” per migliorare e realizzare un obiettivo dopo l'altro. Sto crescendo, proprio così, e non mi sento ancora pronto per affrontare una prima ascensione su montagne come il Gasherbrum IV: devo ancora farmi le ossa su pareti meno impegnative. Per me l'alpinismo è una scuola, che mi offre la possibilità di migliorare a livello tecnico e mentale».
Cosa cerchi nelle tue scalate? Dove trovi l'energia per non mollare nonostante le difficoltà, il freddo, il cattivo tempo, i rischi?
«Sono un romantico: per me tutto comincia come un incantesimo. Tutte le montagne che ho scalato mi hanno stregato per la loro bellezza, come se fossero state delle donne. Pensare alla scalata della parete dei tuoi sogni significa migliorare il tuo stile, lottare per la perfezione: sono sempre state le montagne a impormi le loro condizioni, non ho mai scelto obiettivi in funzione delle mie inclinazioni. Sul Cerro Torre porto con me alcune viti da ghiaccio, sulla Troll Wall mi occorrono decine di chilogrammi di materiale stipate nel mio saccone».
I polacchi hanno scritto la storia dell'alpinismo: basta pensare a personaggi come Jerzy Kukuczka e Woytek Kurtyka. Hai un modello tra di loro?
«Senza dubbio Woytek Kurtyka: ha dischiuso al mondo una nuova dimensione dell'alpinismo. Per me sarà sempre un modello, un'autorità».
Quali prodotti CAMP e CASSIN hai portato con te sulla Troll Wall? Che vantaggi di hanno dato?
«Come detto avevo con me decine di chilogrammi di attrezzatura CAMP e CASSIN: piccozze, ramponi, imbragatura, casco, moschettoni, chiodi... Si tratta “semplicemente” di attrezzi di qualità assoluta, in grado di soddisfare pienamente le mie necessità su tutte le pareti e in ogni arrampicata».
Un'ultima domanda: che progetti hai per il futuro?
«Sto pensando ad una via nuova sull'Ulvetanna, in Antartide. Si tratta di una spedizione molto costosa: la partenza o meno dipende dai finanziamenti che riuscirò a ottenere. In alternativa ho un progetto autunnale con alcuni amici sull'Annapurna IV: una via nuova in stile alpino su una delle sue pareti vergini».
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