In diretta con Omar di Felice, new entry nel team Ferrino

Da poco rientrato dalla Mongolia dove ha attraversato il deserto del Gobi, Omar di Felice racconta la sua avventura in diretta sul canale Instagram Ferrino
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Da poco rientrato dalla Mongolia dove ha attraversato il deserto del Gobi, Omar di Felice racconta la sua avventura in diretta sul canale Instagram Ferrino
Planetmountain
Omar Di Felice ha completato la traversata del Deserto del Gobi. Lo ha fatto in bicicletta e nella stagione più fredda, com’è nel suo DNA. Per il ciclista romano, entrato con questa impresa a far parte del team Ferrino, è stata un’esperienza che ha superato ogni aspettativa. Ce la racconterà giovedì 14 maggio alle 21 in diretta sul nostro canale Instagram. Omar dialogherà con la giornalista Sara Canali.

Omar di Felice - Il Gobi in inverno, al tempo del Coronavirus

Più di una volta Omar ha visto sfumare la possibilità di portare a compimento il suo progetto invernale nel deserto del Gobi. Pochi giorni prima della partenza viene investito da un’automobile, viene quinti tutto rimandato. Il 24 febbraio riesce poi a partire, la situazione è ancora tranquilla ma nel giro di pochi giorni degenera. Il mondo viene sconvolto da quella che in breve sarà dichiarata pandemia da Coronavirus. Omar viene costretto a diversi momenti di stop e alla conseguente riprogettazione della sua avventura. Mentre pedala su una pista nel cuore del deserto viene raggiunto da una pattuglia militare mongola e da un’ambulanza. A 300 chilometri dalla sua posizione un francese è risultato positivo al Coronavirus facendo piombare il Paese nel lockdown. Di Felice viene sottoposto a tampone con obbligo di arrestare la sua pedalata per cinque giorni. Quando riparte l’attenzione mediatica è ormai tutta sulla pandemia in corso, ma Omar continua fino a ricongiungersi con il punto di partenza: Ulan Bator. Ce l’ha fatta! Nel frattempo la Mongolia ha chiuso i propri confini e i voli in entrata e uscita dal Paese sono stati cancellati. Siamo a fine marzo e Omar rimane bloccato nel Paese, impossibilitato a uscire. Secondo le regole per il contenimento della malattia può continuare a circolare liberamente all’interno dei confini così, data una sistemata alla bicicletta, risale in sella e continua l’esplorazione della steppa mongola. L’avventura prosegue per un mese, fino al 2 maggio, quando finalmente gli viene offerta la possibilità di rientrate a casa.

Il deserto del Gobi

Temperature fino a -30 gradi e venti fortissimi a spazzare il severo deserto. Sono queste le condizioni che hanno accompagnato Omar nel corso della sua pedalata che l’ha visto trascorrere la maggior parte delle notti, rese ancor più rigide dalla forte escursione termica, in tenda. “A causa del rischio virus, benché non vi fossero particolari restrizioni in Mongolia ho evitato di soggiornare troppo spesso nei piccoli villaggi” racconta Di Felice. “Non sapevo come avrebbe potuto reagire la popolazione locale vedendo un italiano arrivare, proprio nel momento in cui la pandemia stava scoppiando, ponendoci nella condizioni di essere visti come potenziali ‘untori’ ”. La scelta è così ricaduta sulla leggera e resistente tenda geodetica Pilier 2 che ha rappresentato la sua casa al termine delle lunghe giornate su pedali. Un viaggio duro per le condizioni climatiche e ambientali, reso dolce dall’umanità incontrata. Il deserto è infatti popolato da famiglie nomadi che vivono di poco spostandosi a seconda delle esigenze. Hanno aperto le porte delle loro yurte a Omar e alla sua bici, offrendogli riparo e accoglienza. Un pasto caldo e una bevanda in compagnia con cui allietare la serata. “Ho potuto provare sulla mia pelle cosa significhi vivere con l’essenziale. Che, tradotto, non vuol dire ‘povertà’ ma una forma di ricchezza diversa. Più semplicemente qui si vive con ciò di cui si può disporre, senza farne una tragedia se oggi qualcosa non c’è”. I prodotti utilizzati Omar Di Felice si è mosso attraverso il deserto del Gobi in modalità bikepacking, portando sulla bici tutto il necessario per essere autonomo. Con se aveva anche l’attrezzatura da bivacco Ferrino. Una tenda geodetica Pilier 2, perfetta per resistere ai forti venti del deserto; il sacco a pelo in piuma Lightec 1400 duvet; il materassino autogonfiabile Bluenite 3.8; il leggero e pratico zaino x track 20, sempre sulle sue spalle durante la pedalata; il fornello Primus omnifuel. Tenda Ferrino High Lab PILIER - spedizioni in alta quota e grande resistenza in condizioni atmosferiche estreme Tenda della linea High Lab, la Pilier rappresenta la sintesi della grande esperienza di Ferrino nelle spedizioni. Rinnovata nei dettagli e sempre adatta per gli usi più estremi, è la compagna di viaggio ideale per chi è alla ricerca di un prodotto affidabile e durevole, che si sappia adattare ai più complessi e differenti ambienti naturali. Di costruzione geodetica, disponibile da 2 o 3 posti, la Pilier è stata scelta da numerosi alpinisti per spedizioni in alta quota dove le condizioni atmosferiche sono sempre molto severe. WEB: www.ferrino.it  

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