Con CAMP un parco avventura in Bolivia per i ragazzi di padre Topio

Un parco avventura a quota 4000. Non in Italia, ovviamente, perché da noi lassù stanno i ghiacciai, ma in Bolivia, dove la capitale La Paz è una città in salita che si estende dai 3200 ai 4100 metri sul livello del mare.
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Un parco avventura a quota 4000. Non in Italia, ovviamente, perché da noi lassù stanno i ghiacciai, ma in Bolivia, dove la capitale La Paz è una città in salita che si estende dai 3200 ai 4100 metri sul livello del mare.
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  Un parco avventura a quota 4000. Come dite? Non ci credete? Invece è vero. Non in Italia, ovviamente, perché da noi lassù stanno i ghiacciai, ma in Bolivia, dove la capitale La Paz è una città in salita che si estende dai 3200 ai 4100 metri sul livello del mare. Resta il fatto che il contesto non basta: un parco avventura non nasce dal nulla. E qui entriamo nel vivo della nostra storia, il cui primo artefice si chiama Antonio Zavatarelli, per tutti padre Topio: un sacerdote originario di Menaggio, sul lago di Como, che da anni sta portando avanti un progetto di educazione e formazione dei giovani presso la missione di Peñas, nei pressi di La Paz. L’obiettivo di padre Topio e della sua scuola è quello di permettere ai ragazzi di lavorare e vivere dove sono nati, senza rischiare di finire invischiati nella malavita della capitale. E questo approfittando anche delle notevoli bellezze naturali – leggi montagne e non solo – della catena andina. Ecco quindi l’idea del parco avventura: un sogno realizzato nei mesi scorsi da una cordata guidata dalla C.A.M.P. di Premana. L’azienda lecchese, leader nella realizzazione di attrezzatura tecnica per le attività outdoor – compresi naturalmente i parchi avventura – sostiene da anni le iniziative dell’amico missionario – in particolare la scuola di formazione turistica – e questa volta, visto l’obiettivo, ha chiesto la collaborazione di Emilio Malugani della Geoneer di Margno (Valsassina): un esperto del settore che si è occupato concretamente dell’allestimento del parco. Una cordata, abbiamo detto, perché con C.A.M.P. e Malugani si sono mosse anche diverse altre aziende della zona, che hanno risposto sì alla proposta di collaborare a questa “scalata” speciale. Dopo una serie di incontri organizzativi, nel maggio scorso sono stati inviati a Peñas due container di materiale: cavi, ancoraggi, attrezzi e tutto il resto. I lavori sono cominciati a metà novembre: Emilio Malugani e Massimiliano Gerosa, guida alpina, sono scesi in Bolivia e in un paio di settimane, aiutati dai giovani della missione, hanno completato buona parte del parco. Che di sicuro è unico nel paese, davvero bello e conforme in tutto alle norme di sicurezza europee. Ma attenzione: laggiù non ci sono boschi e il percorso si svolge completamente su roccia, in una sorta di canyon ricco di strutture articolate che si sono prestate alla perfezione al progetto. «In questo modo – spiega Malugani – abbiamo dato la possibilità ai frequentatori di cogliere appieno l’essenza del luogo, dove ci si muove in massima sicurezza assicurati a una linea vita continua. Il percorso porta a una sommità panoramica: da lì, dopo aver contemplato la cordigliera, si scende con una tirolese molto esposta e divertente verso il secondo dei tre settori del parco». I ragazzi di padre Topio, come accennato, non si sono tirati indietro: hanno dato una grossa mano ai professionisti italiani, imparando concretamente come si realizza una struttura del genere. «Di fatto hanno appreso un mestiere – sottolineano da C.A.M.P. –: ora il parco è realtà e offrirà loro nuove possibilità di impiego e di guadagno, in linea con quanto portato avanti dalla missione in questi anni. Mancano ancora alcuni dettagli, saranno necessari degli ampliamenti ma non c’è motivo di preoccuparsi: i ragazzi sono pronti a completare l’opera, per poi gestirla in autonomia mantenendo le promesse dell’inaugurazione». All’evento hanno partecipato anche diverse autorità oliviane, rimaste positivamente impressionate da quanto realizzato. A proposito di possibilità di impiego e guadagno, è chiaro che tra biglietteria, distribuzione dell’equipaggiamento, formazione, sorveglianza e assistenza ci sarà lavoro per diverse persone. Il bacino d’utenza è potenzialmente molto ampio: le città di La Paz ed El Alto distano un’ora di automobile e in tutta l’area non ci sono occasioni di divertimento. Per cui nessuno dubita del prossimo successo del parco, dove sarà anche possibile acquistare gli oggetti artigianali realizzati presso la scuola della missione. «Da parte nostra – spiega Malugani – abbiamo cercato di dar forma al meglio all’idea di padre Topio, a quello che lui immaginava, e quando quel sacerdote straordinario ha sperimentato in prima persona il risultato, si è fatto prendere dall’emozione. Perché da una sua visione, ancora una volta, è nato qualcosa di bello a vantaggio dei suoi ragazzi». A questo punto come non ringraziare chi ha permesso che tutto questo diventasse realtà? Lasciamo ancora la parola a Emilio Malugani: «Tutto è nato grazie alla C.A.M.P., vera anima del progetto. Negli anni l’azienda di Premana ha fornito parecchio materiale alla missione. Lì diversi ragazzi praticano arrampicata e alpinismo e uno di loro, Ronald Choque, proprio grazie a C.A.M.P. ha potuto diventare guida alpina. Hanno poi contribuito la Kong di Monte Marenzo e la Kapriol, la Ferriere Giuseppe Cima e la Paolo Longhi, tutte di Lecco. E infine la Ferramenta Start di Taceno e la Fas di Cinisello Balsamo. Vorrei ringraziare anche Tomaso Invernizzi, che non ha avuto la possibilità di venire in Bolivia ma è stato un consulente prezioso con i suoi consigli a distanza. Insomma: ce l’abbiamo messa tutta in tanti, e il risultato finale ha ampiamente ripagato gli sforzi della nostra inedita e singolare “cordata”. Io e Massimiliano Gerosa, a lavoro concluso, ci siamo guardati in faccia soddisfatti: sinceramente era difficile immaginare che tutto sarebbe filato senza intoppi ma così è stato. Senza dimenticare che abbiamo vissuto un’esperienza straordinaria anche dal punto di vista umano, con la consapevolezza di aver dato un aiuto vero: non qualcosa da consumare, portatore di benessere passivo limitato nel tempo, ma una base su cui i giovani boliviani potranno costruire attivamente da sé, giorno per giorno, il proprio futuro». Info: www.camp.it Foto di Massimiliano Gerosa  

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