Traversata delle Tredici Cime nel Gruppo Ortles Cevedale - Cevedale
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Traversata delle Tredici Cime nel Gruppo Ortles Cevedale: Gruppo Ortles Cevedale
Planetmountain
Bellezza
Autore scheda
Matteo Viviani (Fotografie e testi)
Versante
nord
Quota
3300m
Difficoltà
Difficile
Orario
L'intera traversata dal rif. Casati o Larcher al Pizzo Tresero e rientro al Passo Gavia richiede dalle 15 alle 20 ore. In genere si effettua in due giornate piene partendo dal rif. Casati o Larcher con pernottamento al rif. Mantova al Vioz o nei biva
Periodo
Da giugno a settembre in funzione dell'apertura dei rifugi.
Frequentazione
Media
La traversata delle 13 Cime è un tour di estrema eleganza e di grande respiro che, in diversi giorni, cavalca in successione le cime più rappresentative del Parco Nazionale dello Stelvio. Un viaggio che si snoda a cavallo delle creste spartiacque che collegano il Monte Cevedale, con il Palon della Mare, il Vioz e la corona del Monte San Matteo fino al Pizzo Tresero separando la regione Lombardia dal Trentino e dall'Alto Adige per una grande ed impegnativa cavalcata che attraversa lo splendido cuore del Parco Nazionale dello Stelvio.
Accesso generale
Da Verona - autostrada A22 in direzione Brennero, uscita al casello di S.Michele all'Adige; proseguire lungo la Strada Statale n.43 in direzione Passo Tonale sino al ponte di Mostizzolo imboccare la Strada Statale n.42 sino al Passo Tonale. Scendere verso Ponte di Legno e 1 km prima del centro abitato imboccare la strada per il Passo Gavia.
Da Milano - autostrada A4 (Milano/Venezia) in direzione Venezia, uscita al casello di Brescia; proseguire lungo la Strada Statale n.42 della Valle Camonica fino a Ponte di Legno e poi imboccare la Strada del Passo Gavia.
Da Bolzano - lungo la Strada Statale n.38 della Val Venosta, a Prato allo Stelvio salire verso Passo dello Stelvio, giunti a Stelvio seguire per Solda.
Dall'Austria da Passo Resia - scendere lungo la Strada Statale n.40 fino a Prato allo Stelvio, salire per Stelvio e Solda.
Da Sondrio, Valtellina - risalire per la Strada Statale n.38 verso Bormio, imboccare la strada per Santa Caterina Valfurva e Passo Gavia. Accesso
Raggiunta Santa Caterina Valfurva si percorre la strada della Valle dei Forni fino al parcheggio presso il Rif. Alb. Ghiacciaio dei Forni (2178m). Itinerario
1° GIORNO. PARCHEGGIO VAL DEI FORNI - RIF. CASATI
Tempo: 2h 45'
Dh: 1095m in salita; 18m in discesa
High point 3258m. Low point 2178m
Dal parcheggio presso il Rif. Alb. Ghiacciaio dei Forni (2178m) si parte a piedi lungo il sentiero 28; il primo pezzo su strada sterrata che sale a Malga Forni, è lo stesso sentiero che porta al Rif. Branca, ma alla malga si svolta a sinistra, 28c, imboccando la Valle di Cedec e seguendo per il rif. Casati verso il ponte che attraversa il rio Cedec.
In alternativa dal Rif. Alb. Ghiacciaio dei Forni si prende direttamente la stradina segnata con 28b che sale la Valle di Cedec.
Salendo la stradina si intravede in breve il Rif. Pizzini (foto1); sulla destra rimane il Monte Pasquale con l'omonima vedretta che scende fino quasi in fondo valle, alle spalle si vede il Pizzo Tresero e Cima San Giacomo con la parte più occidentale del vastissimo Ghiacciaio dei Forni.
Superato il Rif. Pizzini (2700m) si sale a destra per strada fino alla teleferica e poi il sentiero che si inerpica a tornanti verso il Passo del Cevedale. Con una bella visuale sulla seraccata della vedretta dl Cedec si raggiunge il passo e appena dietro il Rif. Casati (3254m).
2° GIORNO. RIFUGIO CASATI - RIFUGIO VIOZ
Tempo: 7h 20' (compresa la Zufal)
Dh: 1197m in salita; 940m in discesa
High point 3769m. Low point 3254m.
Note: percorso alpinistico in prevalenza su ghiacciaio; passaggi su roccia facili I°-II° grado. Attrezzatura alpinistica completa
Partenza dal rifugio appena sorge il sole. Preparata la cordata da ghiacciaio si risale la vedretta inizialmente lungo la linea del vecchio impianto. Poi ci si porta sulla sinistra del ghiacciaio e con una splendida visuale della parete Est del Gran Zebrù, si sale fino al pianoro ai piedi delle pareti Nord-Ovest del Cevedale e della ZufalSpietze. Attenzione ai crepacci sulla dorsale della vedretta (foto2).
Giunti di fronte alle due cime si vede chiara la traccia che sale verso destra attraversando il terminale dove è meno pronunciato e con un paio di zete raggiunge il colle a pochi metri dalla vetta del Monte Cevedale.
Per chi preferisce si può effettuare le diretta alla Zufal. Sul pianoro, anziché puntare a destra per la traccia battuta, si sale a sinistra cercando il punto migliore per attraversare l'insidioso terminale e poi si sale dritti verso la cresta su pendenze varie che consentono anche una salita in conserva. Raggiunta la ZufalSpietze si ridiscende e si percorre la cresta verso il Monte Cevedale.
A metà cresta c'è una grossa lama rocciosa, si supera affiancandola prima a destra e poi da metà salendo in piena cresta dove buoni appigli e fessure facilitano il passaggio (foto3).
Dalla vetta del monte Cevedale (3769m) si discende lungo divertente pendio ghiacciato verso la cresta rocciosa del Monte Rosole (foto4).
La cresta rocciosa si percorre facilmente anche con i ramponi addosso; è consigliabile mantenere una conserva corta giusto per non dover continuare a legarsi e slegarsi visti il continuo alternarsi di tratti rocciosi e traversate su ghiacciaio. Salito per facili rocce il Monte Rosole (3529m), si raggiunge in poco il bivacco Colombo e da qui ci si riporta sul ghiacciaio (foto5-6).
Disceso il breve pendio fino al Col de la Mare (3442m) inizia la salita verso il Palon de la Mare seguendo il facile pendio ghiacciato (foto7). Dalla vetta si discende la cresta rocciosa fino al Passo della Vedretta Rossa (3405m), dopo la quale si torna sul ghiacciaio; ancora alcuni metri in discesa fino ad intercettare la traccia che sale dai Forni e dal Rif. Branca e si riprende a salire verso il Monte Vioz (3645m). Dopo una panoramica sull'intera traversata si discende al Rif. Mantova al Vioz (3535m) (foto8).
3° GIORNO. RIFUGIO VIOZ - PARCHEGGIO VAL DEI FORNI
Tempo: 13h 30' (10h 15' dal Vioz al Tresero. 3h 15' dal Tresero al Parcheggio dei Forni)
Dh: 1422m in salita; 2749m in discesa
High point 3678m. Low point 2158m.
Note: percorso alpinistico su ghiacciaio e roccia; passaggi su roccia fino al IV° grado (con catena). Attrezzatura alpinistica completa. I passaggi di roccia sono affrontati più facilmente nel senso di percorrenza qui descritto. Questi passaggi non vanno assolutamente sottovalutati, la roccia è molto instabile, c'è alta probabilità di uscita degli appigli, la maggior parte dei passaggi è facile ma su creste affilate e molto aeree. Il percorso si individua facilmente seguendo i segni delle ramponate sulle rocce. Si cammina per 10 ore (fino al Tresero) senza mai abbassare il livello di concentrazione; richiede buona esperienza alpinistica.
Colazione al rifugio alle 4.45 e partenza alle 5.00. Si risale il Monte Vioz (3645m) e attraversato la conca di ghiacciaio si arriva alla Cima Linke (3631m). Qui inizia la discesa verso il Colle del Vioz, appena sotto la cima inizia un canalone detritico pieno di roccia mossa ed incoerente, ci sono due chiodi e su uno anche un moschettone. Si suggerisce di fare una calata di 30m sul moschettone, soprattutto se in comitiva si accelera il passaggio riducendo il rischio di smuovere materiale instabile. Usciti dal canale (25m) ci si porta sulla sinistra verso la cresta; il percorso è segnato con dei cerchi disegnati su roccia poco visibili per chi scende. Superata una prima sella si risale in cresta per scendere al Colle del Vioz (3330m).
La salita alla Punta Taviela è ben segnata ed attrezzata; su roccie poco stabili si procede a serpentina su facili passaggi. Due tratti più delicati sono attrezzati con catene (foto9). Percorsa in questa direzione la salita non presenta difficoltà, se percorsa in discesa può far perdere molto tempo nella ricerca dell'itinerario. Usciti dalla cresta rocciosa si percorre un diagonale su ghiacciaio che porta dritto in cima alla Punta Taviela (3612m) (foto10).
Da qui si prosegue per tratti alternati di neve e rocce fino alla Cima di Pejo (3549m) e sempre in cresta fino alla Rocca Santa Caterina (3529m); il percorso è sempre in cresta e dalla Taviela diventa molto più affilata, aerea e richiede una costante concentrazione (foto11).
Per velocizzare i passaggi si può procedere slegati; la progressione in conserva può, infatti, risultare troppo rischiosa e la realizzazione di tiri di corda per assicurare compagni poco sicuri fa impiegare molto più tempo per la mancanza di ancoraggi sani e sicuri.
Il percorso è sempre sul filo di cresta e la traccia è chiara anche per le evidenti e diffuse incisioni lasciate dal passaggio di alpinisti con i ramponi ai piedi.
Dalla Rocca si scende subito in cresta verso un tratto ripido ed impegnativo, è descritto come il tratto più delicato di tutta la traversata: 5m di parete di IV grado in fessura attrezzata con catena e scalini avvitati nella roccia. Individuato il percorso si supera in breve ma segue subito un traverso pianeggiante su affilata lama di roccia sopra placche aeree. Il passaggio si supera con attenzione sfruttando la lama per le mani ed i piedi in aderenza sulla placca, in alternativa si può percorrere la stretta cengia poco sotto sul versante dei Forni, ma l'incoerenza delle rocce ed il salto di un centinaio di metri suggeriscono di stare in cresta. Sono sicuramente questi i passaggi più impegnativi. (foto12).
Giunti al Colle Cadini (3409m) si procede salendo verso la Punta osservando subito le baracche ed i camminamenti della I° Guerra Mondiale (foto13). Gli ultimi metri di scalinata di larice in trincea portano dritti alla Punta Cadini (3524m) dove diversi resti di baracche e postazioni dominano la visuale di tutto il Ghiacciaio dei Forni.
Dalla Punta si può scendere seguendo i reticolati sulla cresta verso sud e poi attraversare il canalino (di solito innevato) quasi in fondo per tornare sulla neve e scendere facilmente al Colle degli Orsi (3440m).
Poco sopra il colle è sito il bivacco Meneghello. Se non si necessita di passarvi si può aggirare la cresta rocciosa sulla destra del bivacco rimanendo sulla neve e salendo il pendio ghiacciato, prima poco pendente poi sempre più ripido fino a salire di fronte al Monte Giumella (3594m) (foto14). La cima si sale per facili rocce, ma spesso chi vuole concludere la traversata in giornata prosegue per la vicina Punta San Matteo.
Dopo un leggero pianoro sul ghiacciaio (attenzione ai buchi), si sale la pala con un traverso a sinistra giungendo dritti alla croce di Punta San Matteo (3678m) (foto15). La discesa dalla pala nord-occidentale può sembrare banale ma non lo è per niente: bisogna superare un crepo terminale e passare in mezzo ad alcuni buchi. Ci si trova sopra la seraccata della parte finale del ghiacciaio pensile e la precarietà dell'ammasso di ghiaccio si apprezza solo dopo averla superata e voltandosi indietro (foto16).
Per raggiungere il Dosegù si percorrono creste di ghiaccio e di roccia; bisogna fare attenzione alle barbe di neve molto estese ed agli impressionanti strapiombi dalla cresta rocciosa verso nord che a questo punto della traversata possono giocare brutti scherzi sulla concentrazione messa a dura prova fin'ora (foto17).
Dalla Cima Dosegù (3560m) si percorrono facili rocce che conducono alla Punta Pedranzini (3599m) (foto18), con passaggi di I° grado si scende alla selletta e si prosegue in salita diretti all'ultima cima, il Pizzo Tresero (3594m) (foto19).
Per la discesa si può prendere la cresta sud-ovest verso il Passo Gavia o l'itinerario di scialpinismo che riporta al parcheggio dei Forni. Per quest'ultimo bisogna tornare alla selletta tra il Tresero e la Pedranzini, lì attrezzata la cordata da ghiacciaio inizia la veloce discesa lungo il ghiacciaio in direzione della Cima San Giacomo. Discesa la prima pala ripida (attenzione al terminale!) ci si porta a destra e si scende velocemente il versante lontano da crepacci fino al pianoro sotto. Lì ci si porta a sinistra verso Cima San Giacomo e poi giù a destra lungo la lingua glaciale che in agosto risulta completamente pulita da neve. Non ci sono crepacci. Si scende fino sul limite del ghiaccio contro le rocce a sinistra fino ad imboccare il vallone dove termina la lingua di ghiacciaio a quota 2830m (foto20). Da qui si scende nel vallone fino al pianoro a quota 2600m dove si incrocia il sentiero 43. Si seguono gli ometti del bellissimo sentiero che porta a vecchi baraccamenti risalenti alla I° Guerra e poi giù per antica mulattiera fino al parcheggio dei Forni per chiudere con un anello la straordinaria traversata delle 13 cime!
Materiale
Normale dotazione alpinistica. Note
Immersi nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio si aggira da nord verso sud e rientrando ad ovest, uno dei maggiori complessi glaciali d’Italia: dalla vedretta del Cevedale, alla vedretta de la Mare, vedretta Rossa e l’imponente ghiacciaio dei Forni che costituisce la più estesa colata glaciale di tipo himalaiano delle Alpi italiane.
Assieme al gruppo dell’Adamello, anche l’Ortles – Cevedale è stato teatro della terribile Guerra Bianca, la guerra della neve e dei ghiacciai, che comportò un’occupazione delle alte quote senza precedenti. Una battaglia contro un nemico spesso invisibile, contro le condizioni ambientali impossibili, contro temperature che in inverno scendevano mediamente 15 gradi sotto lo zero, con picchi notturni di –20°; una lotta alla sopravvivenza dove il numero maggiore di vittime lo hanno fatto il freddo, la fame, le valanghe e non l’artiglieria. Cartografia
Meridiani Montagne Stelvio - Editoriale Domus;
Carta Tabacco 1:25.000 (Ortles Cevedale);
Indicazioni gestore rifugio Mantova al Vioz. Difficoltà
Le difficoltà alpinistiche non sono eccessive (inclinazione massima 45° e un passaggio di IV°- su roccia attrezzato con catene), ma è necessaria una buona esperienza alpinistica per le impegnative condizioni ambientali e della roccia (soprattutto nel percorso Vioz - Tresero). In caso di nebbia o scarsa visibilità serve buona capacità di orientamento ed esperienza su terreno misto (ghiaccio e roccia di qualsiasi consistenza) e su ghiacciaio.
La traversata presenta uno sviluppo di 17 km e si mantiene costantemente sopra i 3.300 m. Non ci sono grandi dislivelli, ma alla fine, mettendo assieme le discese e le risalite si sfiorano i 4.000 m.
Da Verona - autostrada A22 in direzione Brennero, uscita al casello di S.Michele all'Adige; proseguire lungo la Strada Statale n.43 in direzione Passo Tonale sino al ponte di Mostizzolo imboccare la Strada Statale n.42 sino al Passo Tonale. Scendere verso Ponte di Legno e 1 km prima del centro abitato imboccare la strada per il Passo Gavia.
Da Milano - autostrada A4 (Milano/Venezia) in direzione Venezia, uscita al casello di Brescia; proseguire lungo la Strada Statale n.42 della Valle Camonica fino a Ponte di Legno e poi imboccare la Strada del Passo Gavia.
Da Bolzano - lungo la Strada Statale n.38 della Val Venosta, a Prato allo Stelvio salire verso Passo dello Stelvio, giunti a Stelvio seguire per Solda.
Dall'Austria da Passo Resia - scendere lungo la Strada Statale n.40 fino a Prato allo Stelvio, salire per Stelvio e Solda.
Da Sondrio, Valtellina - risalire per la Strada Statale n.38 verso Bormio, imboccare la strada per Santa Caterina Valfurva e Passo Gavia. Accesso
Raggiunta Santa Caterina Valfurva si percorre la strada della Valle dei Forni fino al parcheggio presso il Rif. Alb. Ghiacciaio dei Forni (2178m). Itinerario
1° GIORNO. PARCHEGGIO VAL DEI FORNI - RIF. CASATI
Tempo: 2h 45'
Dh: 1095m in salita; 18m in discesa
High point 3258m. Low point 2178m
Dal parcheggio presso il Rif. Alb. Ghiacciaio dei Forni (2178m) si parte a piedi lungo il sentiero 28; il primo pezzo su strada sterrata che sale a Malga Forni, è lo stesso sentiero che porta al Rif. Branca, ma alla malga si svolta a sinistra, 28c, imboccando la Valle di Cedec e seguendo per il rif. Casati verso il ponte che attraversa il rio Cedec.
In alternativa dal Rif. Alb. Ghiacciaio dei Forni si prende direttamente la stradina segnata con 28b che sale la Valle di Cedec.
Salendo la stradina si intravede in breve il Rif. Pizzini (foto1); sulla destra rimane il Monte Pasquale con l'omonima vedretta che scende fino quasi in fondo valle, alle spalle si vede il Pizzo Tresero e Cima San Giacomo con la parte più occidentale del vastissimo Ghiacciaio dei Forni.
Superato il Rif. Pizzini (2700m) si sale a destra per strada fino alla teleferica e poi il sentiero che si inerpica a tornanti verso il Passo del Cevedale. Con una bella visuale sulla seraccata della vedretta dl Cedec si raggiunge il passo e appena dietro il Rif. Casati (3254m).
2° GIORNO. RIFUGIO CASATI - RIFUGIO VIOZ
Tempo: 7h 20' (compresa la Zufal)
Dh: 1197m in salita; 940m in discesa
High point 3769m. Low point 3254m.
Note: percorso alpinistico in prevalenza su ghiacciaio; passaggi su roccia facili I°-II° grado. Attrezzatura alpinistica completa
Partenza dal rifugio appena sorge il sole. Preparata la cordata da ghiacciaio si risale la vedretta inizialmente lungo la linea del vecchio impianto. Poi ci si porta sulla sinistra del ghiacciaio e con una splendida visuale della parete Est del Gran Zebrù, si sale fino al pianoro ai piedi delle pareti Nord-Ovest del Cevedale e della ZufalSpietze. Attenzione ai crepacci sulla dorsale della vedretta (foto2).
Giunti di fronte alle due cime si vede chiara la traccia che sale verso destra attraversando il terminale dove è meno pronunciato e con un paio di zete raggiunge il colle a pochi metri dalla vetta del Monte Cevedale.
Per chi preferisce si può effettuare le diretta alla Zufal. Sul pianoro, anziché puntare a destra per la traccia battuta, si sale a sinistra cercando il punto migliore per attraversare l'insidioso terminale e poi si sale dritti verso la cresta su pendenze varie che consentono anche una salita in conserva. Raggiunta la ZufalSpietze si ridiscende e si percorre la cresta verso il Monte Cevedale.
A metà cresta c'è una grossa lama rocciosa, si supera affiancandola prima a destra e poi da metà salendo in piena cresta dove buoni appigli e fessure facilitano il passaggio (foto3).
Dalla vetta del monte Cevedale (3769m) si discende lungo divertente pendio ghiacciato verso la cresta rocciosa del Monte Rosole (foto4).
La cresta rocciosa si percorre facilmente anche con i ramponi addosso; è consigliabile mantenere una conserva corta giusto per non dover continuare a legarsi e slegarsi visti il continuo alternarsi di tratti rocciosi e traversate su ghiacciaio. Salito per facili rocce il Monte Rosole (3529m), si raggiunge in poco il bivacco Colombo e da qui ci si riporta sul ghiacciaio (foto5-6).
Disceso il breve pendio fino al Col de la Mare (3442m) inizia la salita verso il Palon de la Mare seguendo il facile pendio ghiacciato (foto7). Dalla vetta si discende la cresta rocciosa fino al Passo della Vedretta Rossa (3405m), dopo la quale si torna sul ghiacciaio; ancora alcuni metri in discesa fino ad intercettare la traccia che sale dai Forni e dal Rif. Branca e si riprende a salire verso il Monte Vioz (3645m). Dopo una panoramica sull'intera traversata si discende al Rif. Mantova al Vioz (3535m) (foto8).
3° GIORNO. RIFUGIO VIOZ - PARCHEGGIO VAL DEI FORNI
Tempo: 13h 30' (10h 15' dal Vioz al Tresero. 3h 15' dal Tresero al Parcheggio dei Forni)
Dh: 1422m in salita; 2749m in discesa
High point 3678m. Low point 2158m.
Note: percorso alpinistico su ghiacciaio e roccia; passaggi su roccia fino al IV° grado (con catena). Attrezzatura alpinistica completa. I passaggi di roccia sono affrontati più facilmente nel senso di percorrenza qui descritto. Questi passaggi non vanno assolutamente sottovalutati, la roccia è molto instabile, c'è alta probabilità di uscita degli appigli, la maggior parte dei passaggi è facile ma su creste affilate e molto aeree. Il percorso si individua facilmente seguendo i segni delle ramponate sulle rocce. Si cammina per 10 ore (fino al Tresero) senza mai abbassare il livello di concentrazione; richiede buona esperienza alpinistica.
Colazione al rifugio alle 4.45 e partenza alle 5.00. Si risale il Monte Vioz (3645m) e attraversato la conca di ghiacciaio si arriva alla Cima Linke (3631m). Qui inizia la discesa verso il Colle del Vioz, appena sotto la cima inizia un canalone detritico pieno di roccia mossa ed incoerente, ci sono due chiodi e su uno anche un moschettone. Si suggerisce di fare una calata di 30m sul moschettone, soprattutto se in comitiva si accelera il passaggio riducendo il rischio di smuovere materiale instabile. Usciti dal canale (25m) ci si porta sulla sinistra verso la cresta; il percorso è segnato con dei cerchi disegnati su roccia poco visibili per chi scende. Superata una prima sella si risale in cresta per scendere al Colle del Vioz (3330m).
La salita alla Punta Taviela è ben segnata ed attrezzata; su roccie poco stabili si procede a serpentina su facili passaggi. Due tratti più delicati sono attrezzati con catene (foto9). Percorsa in questa direzione la salita non presenta difficoltà, se percorsa in discesa può far perdere molto tempo nella ricerca dell'itinerario. Usciti dalla cresta rocciosa si percorre un diagonale su ghiacciaio che porta dritto in cima alla Punta Taviela (3612m) (foto10).
Da qui si prosegue per tratti alternati di neve e rocce fino alla Cima di Pejo (3549m) e sempre in cresta fino alla Rocca Santa Caterina (3529m); il percorso è sempre in cresta e dalla Taviela diventa molto più affilata, aerea e richiede una costante concentrazione (foto11).
Per velocizzare i passaggi si può procedere slegati; la progressione in conserva può, infatti, risultare troppo rischiosa e la realizzazione di tiri di corda per assicurare compagni poco sicuri fa impiegare molto più tempo per la mancanza di ancoraggi sani e sicuri.
Il percorso è sempre sul filo di cresta e la traccia è chiara anche per le evidenti e diffuse incisioni lasciate dal passaggio di alpinisti con i ramponi ai piedi.
Dalla Rocca si scende subito in cresta verso un tratto ripido ed impegnativo, è descritto come il tratto più delicato di tutta la traversata: 5m di parete di IV grado in fessura attrezzata con catena e scalini avvitati nella roccia. Individuato il percorso si supera in breve ma segue subito un traverso pianeggiante su affilata lama di roccia sopra placche aeree. Il passaggio si supera con attenzione sfruttando la lama per le mani ed i piedi in aderenza sulla placca, in alternativa si può percorrere la stretta cengia poco sotto sul versante dei Forni, ma l'incoerenza delle rocce ed il salto di un centinaio di metri suggeriscono di stare in cresta. Sono sicuramente questi i passaggi più impegnativi. (foto12).
Giunti al Colle Cadini (3409m) si procede salendo verso la Punta osservando subito le baracche ed i camminamenti della I° Guerra Mondiale (foto13). Gli ultimi metri di scalinata di larice in trincea portano dritti alla Punta Cadini (3524m) dove diversi resti di baracche e postazioni dominano la visuale di tutto il Ghiacciaio dei Forni.
Dalla Punta si può scendere seguendo i reticolati sulla cresta verso sud e poi attraversare il canalino (di solito innevato) quasi in fondo per tornare sulla neve e scendere facilmente al Colle degli Orsi (3440m).
Poco sopra il colle è sito il bivacco Meneghello. Se non si necessita di passarvi si può aggirare la cresta rocciosa sulla destra del bivacco rimanendo sulla neve e salendo il pendio ghiacciato, prima poco pendente poi sempre più ripido fino a salire di fronte al Monte Giumella (3594m) (foto14). La cima si sale per facili rocce, ma spesso chi vuole concludere la traversata in giornata prosegue per la vicina Punta San Matteo.
Dopo un leggero pianoro sul ghiacciaio (attenzione ai buchi), si sale la pala con un traverso a sinistra giungendo dritti alla croce di Punta San Matteo (3678m) (foto15). La discesa dalla pala nord-occidentale può sembrare banale ma non lo è per niente: bisogna superare un crepo terminale e passare in mezzo ad alcuni buchi. Ci si trova sopra la seraccata della parte finale del ghiacciaio pensile e la precarietà dell'ammasso di ghiaccio si apprezza solo dopo averla superata e voltandosi indietro (foto16).
Per raggiungere il Dosegù si percorrono creste di ghiaccio e di roccia; bisogna fare attenzione alle barbe di neve molto estese ed agli impressionanti strapiombi dalla cresta rocciosa verso nord che a questo punto della traversata possono giocare brutti scherzi sulla concentrazione messa a dura prova fin'ora (foto17).
Dalla Cima Dosegù (3560m) si percorrono facili rocce che conducono alla Punta Pedranzini (3599m) (foto18), con passaggi di I° grado si scende alla selletta e si prosegue in salita diretti all'ultima cima, il Pizzo Tresero (3594m) (foto19).
Per la discesa si può prendere la cresta sud-ovest verso il Passo Gavia o l'itinerario di scialpinismo che riporta al parcheggio dei Forni. Per quest'ultimo bisogna tornare alla selletta tra il Tresero e la Pedranzini, lì attrezzata la cordata da ghiacciaio inizia la veloce discesa lungo il ghiacciaio in direzione della Cima San Giacomo. Discesa la prima pala ripida (attenzione al terminale!) ci si porta a destra e si scende velocemente il versante lontano da crepacci fino al pianoro sotto. Lì ci si porta a sinistra verso Cima San Giacomo e poi giù a destra lungo la lingua glaciale che in agosto risulta completamente pulita da neve. Non ci sono crepacci. Si scende fino sul limite del ghiaccio contro le rocce a sinistra fino ad imboccare il vallone dove termina la lingua di ghiacciaio a quota 2830m (foto20). Da qui si scende nel vallone fino al pianoro a quota 2600m dove si incrocia il sentiero 43. Si seguono gli ometti del bellissimo sentiero che porta a vecchi baraccamenti risalenti alla I° Guerra e poi giù per antica mulattiera fino al parcheggio dei Forni per chiudere con un anello la straordinaria traversata delle 13 cime!
Materiale
Normale dotazione alpinistica. Note
Immersi nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio si aggira da nord verso sud e rientrando ad ovest, uno dei maggiori complessi glaciali d’Italia: dalla vedretta del Cevedale, alla vedretta de la Mare, vedretta Rossa e l’imponente ghiacciaio dei Forni che costituisce la più estesa colata glaciale di tipo himalaiano delle Alpi italiane.
Assieme al gruppo dell’Adamello, anche l’Ortles – Cevedale è stato teatro della terribile Guerra Bianca, la guerra della neve e dei ghiacciai, che comportò un’occupazione delle alte quote senza precedenti. Una battaglia contro un nemico spesso invisibile, contro le condizioni ambientali impossibili, contro temperature che in inverno scendevano mediamente 15 gradi sotto lo zero, con picchi notturni di –20°; una lotta alla sopravvivenza dove il numero maggiore di vittime lo hanno fatto il freddo, la fame, le valanghe e non l’artiglieria. Cartografia
Meridiani Montagne Stelvio - Editoriale Domus;
Carta Tabacco 1:25.000 (Ortles Cevedale);
Indicazioni gestore rifugio Mantova al Vioz. Difficoltà
Le difficoltà alpinistiche non sono eccessive (inclinazione massima 45° e un passaggio di IV°- su roccia attrezzato con catene), ma è necessaria una buona esperienza alpinistica per le impegnative condizioni ambientali e della roccia (soprattutto nel percorso Vioz - Tresero). In caso di nebbia o scarsa visibilità serve buona capacità di orientamento ed esperienza su terreno misto (ghiaccio e roccia di qualsiasi consistenza) e su ghiacciaio.
La traversata presenta uno sviluppo di 17 km e si mantiene costantemente sopra i 3.300 m. Non ci sono grandi dislivelli, ma alla fine, mettendo assieme le discese e le risalite si sfiorano i 4.000 m.
Commenti
02/07/2008 Nicola Bertolani
Calpestato tratto dal Vioz al Cevedale in totale isolamento e solitudine. Ancora oggi è uno dei ricordi più belli legato alla montagna ed alle vie di cresta. alcune foto su www.nikobeta.net
Bellezza
Autore scheda
Matteo Viviani (Fotografie e testi)
Versante
nord
Quota
3300m
Difficoltà
Difficile
Orario
L'intera traversata dal rif. Casati o Larcher al Pizzo Tresero e rientro al Passo Gavia richiede dalle 15 alle 20 ore. In genere si effettua in due giornate piene partendo dal rif. Casati o Larcher con pernottamento al rif. Mantova al Vioz o nei biva
Periodo
Da giugno a settembre in funzione dell'apertura dei rifugi.
Frequentazione
Media
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