Carè Alto Cresta Est Via Cerana - Carè Alto
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Carè Alto Cresta Est Via Cerana: veduta da nord della cresta Cerana
Planetmountain
Bellezza
Primi salitori
Jakob e Keller, estate 1913
Autore scheda
Francesco Salvaterra, guida alpina
Versante
Cresta Est
Quota
3462m
Difficoltà
3° 40°. Tipo di progressione Classico terreno di ghiacciaio, tratti di arrampicata ripida (4 tiri di corda fino al 3° grado di max 30 metri l’uno), molto terreno da progressione in corda corta.
Orario
2.30 h dal parcheggio (pian de la Sega) al rifugio, una cordata competente può partire poco prima dell’alba e tornare per pranzo al rifugio.
Periodo
Il buon innevamento rende l’accesso e il rientro più semplice e piacevole quindi generalmente il periodo migliore è la primavera e inizio estate. Le stabili giornate autunnali possono essere un’ ottima opzione con la luce e i colori più tersi dell’anno.
Magnifica cresta di alta montagna, che permette di raggiungere la vetta del Carè Alto, una delle montagne più belle e imponenti del gruppo Adamello-Presanella. Per severità ambientale, difficoltà tecnica e di orientamento è da considerarsi un’ascensione impegnativa, come lo sono tutte le vie che portano a questa montagna.
Itinerario
Dal rifugio si prende il sentiero di guerra (segnato) che sale con qualche tratto esposto fino alla bocchetta del cannone (2827m). La traccia termina qui, seguire i radi ometti lungo la morena tra grossi massi o neve in direzione della vedretta di Conca e dell’evidente canale E della cima. Raggiunta la vedretta, a seconda dell’innevamento l’ultimo tratto può essere abbastanza ripido ripido (40°) e su ghiaccio misto a detriti. Solitamente si supera sul margine destro del ghiacciaio, dove questo presenta un canalino meno ripido. Guardando sulle roccette sulla destra, in basso e a destra rispetto all’evidente paretina fessurata (tratto chiave) sono visibili dei grossi bolli rossi che identificano il punto dove passare dal ghiaccio alla roccia (circa 3000m). Sempre a seconda dell’innevamento lo zoccolo basale può essere più o meno lungo, inizialmente la roccia è sporca di detrito. Un primo tratto ripido di circa 20m 2°grado (chiodo inizialmente) porta a un ancoraggio con cordino metallico e bollo. Seguire verso sx su terreno facile ma esposto seguendo i bolli rossi fin sotto l’evidente paretina fessurata dove si trova un ancoraggio con 3 chiodi (60-70m 1°). La “paretina”, lunga 33m e di grado 3°, è solcata da più fratture parallele, dalla sosta salire verticalmente e leggermente verso sinistra, per poi verso la fine tendere leggermente a destra, si trovano infissi due chiodi, uno a metà e uno verso la fine, è possibile integrare con friends o cordini su spuntoni. Giunti sul filo di cresta si può sostare su cordino metallico leggermente a valle o su uno dei numerosi blocchi incastrati, la roccia è di ottima qualità e l’arrampicata molto divertente. Ora si apre la vista sulla vedretta di Lares e tutte le vette verso NO, qui inizia il filo di cresta. Per un lungo tratto il percorso non è strettamente obbligatorio e le difficoltà non superano il 1° grado, conviene procedere mantenendosi vicino al filo di cresta per passare sempre sul versante N aggirando i tratti più difficili, per poi appena possibile riportarsi verso il filo. Indicativamente dopo 1 ora dal superamento della paretina si arriva a una forcella posta sul filo dove la cresta presenta un passaggio caratteristico: verso S troveremo una placca quasi verticale mentre a N terreno ripido, nel mezzo la famosa “gobba d’asino”, una dorsale poco ripida ma molto stretta, lunga circa 35m. A metà vi è un chiodo e in sosta si trova un cordino metallico, può essere superata in punta di piedi (più elegante ma esposto) oppure a cavalcioni, 1°/2°grado. La cresta torna a rispecchiare le caratteristiche precedenti fino a un terzo e ultimo tratto più tecnico, il “passo del friends” trovandosi di poco sul versante N in un punto di rocce bianche di frana, si trova una breve fessura che va da destra a sinistra, ci sono 2 friends incastrati (passaggio di 2°grado) e poco dopo un fix. In brave ci si trova in cima a un piccolo torrione (sosta con fix e chiodo), in vista della cima, del ristrutturato baraccamento di guerra e del volano della teleferica. Si disarrampica verso N per scendere e su terreno facile si prosegue passando accanto al volano (possibile deviazione verso il basso per vedere la baracca). Per arrivare alla forcella sotto la cima, allo sbocco del canalone E, si segue un traverso detritico di 1° grado. Dalla forcella, lungo la via normale, 30m di 1/2°grado su roccia bella e compatta portano direttamente alla croce. Discesa
La discesa più semplice e diretta è lungo la via normale, si può anche scendere per la stessa cresta Cerana ma risulta più complesso. Dalla cima si scende al colletto raggiunto in precedenza, individuare i bolli rossi che scendono lungo la cresta NNO e seguirli, il percorso è marcato con bolli e frecce. Prestare attenzione a un tratto dove occorre girare lo spigolo verso Ovest (val di Fumo) con passo esposto (fix e cordone poi chiodo), da qui entrare nella finestra del bunker oppure salire verso staffa metallica per poi fare una breve calata. Si continua in discesa fino a un punto della cresta dove si reperisce sosta a fix con catena. Due calate (la prima da 17m la seconda dipende dall’innevamento) lasciano sulla vedretta di lares, al margine di quel che resta della “pala nord”. Da qui ci sono due possibilità: si scende verso la sella di Niscli (direzione lago di Lares) per raggiungere il sentiero dei Pozzoni (segnato). Esiste una variante più diretta ma con qualche tratto esposto e sengata solo da ometti: prendendo come riferimento il Croz de la Stria (evidente spina rocciosa) la si punta uscendo prima dal ghiacciaio in una zona di placche montonate, le si scendono seguendo gli ometti passando a circa un centinaio di metri dal Croz de la Stria. Seguire la dorsale di placche fino a intercettare il sentiero nei pressi del guado con cordini d’acciaio. Da qui lungo il sentiero segnato al Bus del Gat. Materiale
Materiale corda da minimo 35m, ramponi, picozza, possono tornare utili 2/3 friends medi. Note
Visto il notevole dislivello da coprire per arrivare all’attacco è consigliabile pernottare al rifugio Carè Alto la notte precedente all’ascensione. Note Il gestore offre la possibilità di far salire gli zaini in teleferica incluso nella mezza pensione.
Dal rifugio si prende il sentiero di guerra (segnato) che sale con qualche tratto esposto fino alla bocchetta del cannone (2827m). La traccia termina qui, seguire i radi ometti lungo la morena tra grossi massi o neve in direzione della vedretta di Conca e dell’evidente canale E della cima. Raggiunta la vedretta, a seconda dell’innevamento l’ultimo tratto può essere abbastanza ripido ripido (40°) e su ghiaccio misto a detriti. Solitamente si supera sul margine destro del ghiacciaio, dove questo presenta un canalino meno ripido. Guardando sulle roccette sulla destra, in basso e a destra rispetto all’evidente paretina fessurata (tratto chiave) sono visibili dei grossi bolli rossi che identificano il punto dove passare dal ghiaccio alla roccia (circa 3000m). Sempre a seconda dell’innevamento lo zoccolo basale può essere più o meno lungo, inizialmente la roccia è sporca di detrito. Un primo tratto ripido di circa 20m 2°grado (chiodo inizialmente) porta a un ancoraggio con cordino metallico e bollo. Seguire verso sx su terreno facile ma esposto seguendo i bolli rossi fin sotto l’evidente paretina fessurata dove si trova un ancoraggio con 3 chiodi (60-70m 1°). La “paretina”, lunga 33m e di grado 3°, è solcata da più fratture parallele, dalla sosta salire verticalmente e leggermente verso sinistra, per poi verso la fine tendere leggermente a destra, si trovano infissi due chiodi, uno a metà e uno verso la fine, è possibile integrare con friends o cordini su spuntoni. Giunti sul filo di cresta si può sostare su cordino metallico leggermente a valle o su uno dei numerosi blocchi incastrati, la roccia è di ottima qualità e l’arrampicata molto divertente. Ora si apre la vista sulla vedretta di Lares e tutte le vette verso NO, qui inizia il filo di cresta. Per un lungo tratto il percorso non è strettamente obbligatorio e le difficoltà non superano il 1° grado, conviene procedere mantenendosi vicino al filo di cresta per passare sempre sul versante N aggirando i tratti più difficili, per poi appena possibile riportarsi verso il filo. Indicativamente dopo 1 ora dal superamento della paretina si arriva a una forcella posta sul filo dove la cresta presenta un passaggio caratteristico: verso S troveremo una placca quasi verticale mentre a N terreno ripido, nel mezzo la famosa “gobba d’asino”, una dorsale poco ripida ma molto stretta, lunga circa 35m. A metà vi è un chiodo e in sosta si trova un cordino metallico, può essere superata in punta di piedi (più elegante ma esposto) oppure a cavalcioni, 1°/2°grado. La cresta torna a rispecchiare le caratteristiche precedenti fino a un terzo e ultimo tratto più tecnico, il “passo del friends” trovandosi di poco sul versante N in un punto di rocce bianche di frana, si trova una breve fessura che va da destra a sinistra, ci sono 2 friends incastrati (passaggio di 2°grado) e poco dopo un fix. In brave ci si trova in cima a un piccolo torrione (sosta con fix e chiodo), in vista della cima, del ristrutturato baraccamento di guerra e del volano della teleferica. Si disarrampica verso N per scendere e su terreno facile si prosegue passando accanto al volano (possibile deviazione verso il basso per vedere la baracca). Per arrivare alla forcella sotto la cima, allo sbocco del canalone E, si segue un traverso detritico di 1° grado. Dalla forcella, lungo la via normale, 30m di 1/2°grado su roccia bella e compatta portano direttamente alla croce. Discesa
La discesa più semplice e diretta è lungo la via normale, si può anche scendere per la stessa cresta Cerana ma risulta più complesso. Dalla cima si scende al colletto raggiunto in precedenza, individuare i bolli rossi che scendono lungo la cresta NNO e seguirli, il percorso è marcato con bolli e frecce. Prestare attenzione a un tratto dove occorre girare lo spigolo verso Ovest (val di Fumo) con passo esposto (fix e cordone poi chiodo), da qui entrare nella finestra del bunker oppure salire verso staffa metallica per poi fare una breve calata. Si continua in discesa fino a un punto della cresta dove si reperisce sosta a fix con catena. Due calate (la prima da 17m la seconda dipende dall’innevamento) lasciano sulla vedretta di lares, al margine di quel che resta della “pala nord”. Da qui ci sono due possibilità: si scende verso la sella di Niscli (direzione lago di Lares) per raggiungere il sentiero dei Pozzoni (segnato). Esiste una variante più diretta ma con qualche tratto esposto e sengata solo da ometti: prendendo come riferimento il Croz de la Stria (evidente spina rocciosa) la si punta uscendo prima dal ghiacciaio in una zona di placche montonate, le si scendono seguendo gli ometti passando a circa un centinaio di metri dal Croz de la Stria. Seguire la dorsale di placche fino a intercettare il sentiero nei pressi del guado con cordini d’acciaio. Da qui lungo il sentiero segnato al Bus del Gat. Materiale
Materiale corda da minimo 35m, ramponi, picozza, possono tornare utili 2/3 friends medi. Note
Visto il notevole dislivello da coprire per arrivare all’attacco è consigliabile pernottare al rifugio Carè Alto la notte precedente all’ascensione. Note Il gestore offre la possibilità di far salire gli zaini in teleferica incluso nella mezza pensione.
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Primi salitori
Jakob e Keller, estate 1913
Autore scheda
Francesco Salvaterra, guida alpina
Versante
Cresta Est
Quota
3462m
Difficoltà
3° 40°. Tipo di progressione Classico terreno di ghiacciaio, tratti di arrampicata ripida (4 tiri di corda fino al 3° grado di max 30 metri l’uno), molto terreno da progressione in corda corta.
Orario
2.30 h dal parcheggio (pian de la Sega) al rifugio, una cordata competente può partire poco prima dell’alba e tornare per pranzo al rifugio.
Periodo
Il buon innevamento rende l’accesso e il rientro più semplice e piacevole quindi generalmente il periodo migliore è la primavera e inizio estate. Le stabili giornate autunnali possono essere un’ ottima opzione con la luce e i colori più tersi dell’anno.
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