Shakti, nuova via per Riccardo Scarian

Il 17/10/2011 Riccardo Scarian ha effettuato la prima libera di Shakti (200m, max 8b+/8c, obbl. 7c/8a) la via che nel mese di agosto 2011 aveva aperto con vari compagni sulla parete Sud Ovest del Picco delle Aquile, Monte Coppolo, Valnuvola.
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Riccardo Scarian su L3 di Shakti 8b+/8c, Picco delle Aquile, M.te Coppolo, Valnuvola
Giampaolo Corona

"Un'arrampicata che varia dallo strapiombo alla placca tecnica di piedi, il tutto condito da un bel vuoto in un ambiente selvaggio e allo stesso tempo rilassante". Ovvero per dirla con i "numeri": 6 lunghezze per una difficoltà massima di 8b+/8c e obbligatorio di 7c/8a aperte dal basso a spit su roccia spettacolare e "sconosciuta". Questa è Shakti, la nuova e diffcile via che Riccardo Scarian, insieme a vari amici, ha tracciato e poi liberato sulla parete Sud Ovest di un Picco senza nome del Monte Coppolo, in Valnuvola. Un bellissimo territorio, tra Trentino e Veneto a poca distanza dal Passo del Brocon e da Lamon, praticamente vergine per l'arrampicata. Un piccolo "eldorado" di roccia di cui Scarian si è letteralmente innamorato e che gli ha ispirato appunto Shakti, che non a caso in sanscrito significa "energia, potenza"... e rappresenta "la via più bella ed impegnativa che abbia aperto finora".


SHAKTI di Riccardo "Sky" Scarian

Shakti, dal sanscrito (energia, potenza), la dedico a me stesso e a tutte le persone con le quali ho condiviso e condivido momenti speciali. Sale su un picco innominato che fa parte del Monte Coppolo e che abbiamo chiamato Picco delle Aquile (Eagles Peak), le stesse che ci sorvegliavano sempre durante le nostre giornate.

Val Nuvola, una valle che segna il confine tra Trentino e Veneto, che da Lamon, terra del rinomato legume, sale sino al passo del Brocon. Me ne parlò già un anno fa l’amico Mario Tomas “lo Zio”. Instancabile cercatore e chiodatore di aree arrampicabili, Mario mi raccontò di questa valle dal grande potenziale, mi parlò di pareti vergini alte fino a duecento metri, di roccia incredibile, di placche lisce e di strapiombi, insomma c’erano tutti gli ingredienti che cercavo. Passarono i mesi e ci volle un infortunio a luglio di quest’anno, fortunatamente andato a buon fine, per farmi trovare il tempo per una ricognizione, nel periodo forzato di convalescenza che guarda caso coincise con le ferie dello " Zio". Con un ginocchio ancora dolorante e contusioni ormai in via di guarigione ci avviammo in perlustrazione.

Ricordo ancora... Sono in compagnia di Mario e Pol; salendo il dolce sentiero iniziamo ad intravedere le prime pareti, già di per sé interessanti, ma lo Zio ci zittisce inducendoci alla calma, perchè il meglio deve ancora arrivare! Dopo mezz’ora arriviamo al colle da dove possiamo ammirare il meraviglioso anfiteatro. Con binocolo al seguito inizio a scrutare attentamente le pareti e a sognare linee immaginarie, ma l’attenzione viene subito catturata da un strabiombo situato a metà di una delle pareti: da lì i miei occhi non si sarebbero più scollati. E' così che iniziai ad osservare scupolosamente la linea dei miei sogni. Con attenzione cercai di scovarne possibilità e segreti, vidi placche, fessurine e muri apparentemente possibili da scalare; il grosso punto interrogativo rimaneva il grande strabiombo, lo osservai con accuratezza e mi parve di vedere una serie di buchi che andava finendo all’uscita dello stesso, ma bastò per darmi almeno un’incerta possibilità, così con fermezza decisi che di lì avrei almeno tentato…!

Il 12 agosto assieme all’amico Cristiano, iniziai l’apertura. Fin da subito capii l’impossibilità di salire in stile “trad”, quindi l’unica rimasta fu quella di scalare e scalare, usando i cliff soltanto per posizionare i fix. Qualcuno disse che l’arrampicata è il modo più lento che l’uomo abbia per spostarsi, beh! credo avesse proprio ragione; riuscii al massimo ad aprire una lunghezza e mezza al giorno. Alla terza uscita, in compagnia dell’inseparabile Pol, arrivato allo strapiombo, mi ci sarebbe voluta un’intera giornata per venirne a capo, e tre ore per risolvere l’obbligatorio all’uscita di esso. Ne è poi uscito un gran tiro con un obbligatorio che credo si aggiri tra il 7c e l’8a.

La volta seguente non avendo lasciato corde fisse mi rifilai le tre lunghezze appena aperte, ma accidenti all’obbligatorio... avevo dimenticato la magica sequenza e mi ci vollero altre due ore per riuscire a passare. Ne uscii devastato, forse anche per il gran caldo, e sul tiro seguente non riuscii ad andare oltre la metà. L’uscita seguente sempre con Pol, stesso copione: niente fisse, ma almeno le portammo per lasciarcele per quella dopo. Mi rifilai nuovamente le tre lunghezze, ma molto più agilmente della volta precedente. Completai L4 con non poche difficoltà, distrutti decidemmo di scendere e lasciammo le fisse. La volta seguente sempre in compagnia di Pol e sfruttando le fisse, arrivammo alla fine della quarta lunghezza in un baleno, il tempo di preparare il materiale… e partii fiducioso… forse con l’intento di terminare la via il giorno stesso, sembrava che le difficoltà dovessero calare, ma ahimè non fu cosi! Dopo la metà del tiro mi trovaii davanti ad una bella placca liscia.

Solo dopo innumerevoli voli riuscii a carpirne i segreti e a passare grazie ad una grande scarica di adrenalina che mi scosse da capo a piedi: alla fine della sequenza con ormai l’ultima protezione parecchio sotto, al momento del lancio al presunto appiglio buono mi si ruppe meta della lista che tenevo in mano e mentre stavo già percependo il risucchio del vuoto, udii l’incitazione energica di Pol che mi esortava a lanciare!!! La mente era già concentrata sul volo, ma la disperazione mi fece lanciare e miracolosamente mi trovai sospeso ad un braccio sul buon listone, sfogando urla a più non posso. Poi calmatomi ripresi a scalare e terminai cosi L5. Con ugole ormai secche decidemmo per le fresche birre che ci attendevano al bar. Non so dire se felice o meno, vidi che l’ultimo tiro calava le arie di brutto, e in un batter d’occhio la volta seguente fummo in cima. Ora mancava solo la chiusura del cerchio con la realizzazione in libera di quella che per me è sicuramente la via più bella ed impegnativa che abbia aperto finora. La definisco semplicemente un gioiello, roccia spettacolare, arrampicata che varia dallo strapiombo alla placca tecnica di piedi, il tutto condito da un bel vuoto in un ambiente selvaggio e allo stesso tempo rilassante.

La libera. 17 ottobre 2011, mi alzo alle 6.20, fuori è ancora buio…ma la giornata si annuncia spettacolare! Preparo caffè e colazione nel frattempo arriva la luce e la conferma di una splendida giornata autunnale. Saluto Giorgia che mi augura il meglio e passo a prendere l’amico Pol. Oggi è l’ultima occasione per fare la via assieme a Pol (ci terrei davvero molto), perché poi partirà per due settimane e anche queste fantastiche giornate non dureranno molto. Ci fermiamo a Lamon per il solito caffè e poi proseguiamo per la Val Nuvola. Lasciata la macchina, risaliamo il dolce sentiero con una bella arietta frizzante che ci stimola ad accelerare il passo. In quaranta minuti o forse meno siamo sotto l’Eagles peak. Il giorno precedente sono caduto ben due volte sul tiro chiave…ad un passo dalla riuscita, ma oggi sento che potrebbe essere il gran giorno, avverto una grande energia e la forza mentale è al top... Shakti! Parto determinato e tutto sembra facile. In un baleno salgo le prime due lunghezze e arrivo alla seconda sosta assieme ai primi raggi di sole, fantastico! mi godo il panorama e aspetto che Pol mi raggiunga. Arriva anche la nostra aquila a darci il buongiorno! Ora tocca a “the roof”, un tiro fantastico che rappresenta anche il tiro chiave della via. Parto deciso e concentrato compiendo il tiro in modo veloce e preciso… sono le 11 e 45 e un sogno si è già avverato! Mancano ancora tre lunghezze a coronare il tutto. Non so il grado preciso dei tiri che mi aspettano, perché li ho arrampicati solo in apertura; un'idea ce l’ho, ma risulterà essere errata se fatti in continuità. Dopo una lunga lotta ahimè mi devo arrendere, guardo e studio meglio i movimenti e poi mi faccio calare da Pol nuovamente alla sosta. Riposo mezzoretta sulla sosta più aerea e scomoda della via. Pol inizia ad avere qualche dubbio sulla riuscita, ma io ci credo ancora, devo crederci! Sfilo la corda e riparto, salgo leggero e veloce sperando di non venir tradito da una sgommata improvvisa, e infatti sono alla sosta numero quattro…! L5 è un po’ più facile, entra al primo tentativo, poi standing ovation sull’ ultimo tiro. E’ fatta! Pol è felice quanto me e forse ancora un po’ incredulo, ci caliamo e ci sdraiamo al sole godendoci il momento! Poi via verso casa… una buona bottiglia ci sta aspettando già da un po’!!!

Riccardo Scarian

Vorrei ringraziare quanti hanno condiviso queste splendide giornate su “Shakti ”: Mario Tomas “lo Zio”, Cristiano Marinello, Igor Simoni, Michele Gaio, Giampaolo Corona, ed infine in particolar modo il mitico Paolo Loss “Pol” che con i suoi quasi sessant' anni condivide e ispira tante avventure.
Ringrazio: La Sportiva, Montura, Black Diamond, Revò, Gabel.

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