L'arrampicata a Paklenica in Croazia

Boris Cujic presenta la gola di Paklenica, l'indiscusso punto di riferimento per l'arrampicata in Croazia.
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Ivan Pevec, BWSC 6c+, Debeli kuk
Luka Tambaca
Se si pensa alla Croazia e la sua arrampicata, il prima posto che viene in mente è la Gola di Paklenica. Comprensibilmente, perché pur avendo molte bellissime zone dove arrampicare in Croazia, Paklenica è sicuramente la più grande e la più frequentata.

I motivi sono da ricercare nella bellezza di Paklenica: questo Parco Nazionale è ampiamente riconosciuto come una delle più belle riserve naturali - e località turistiche - nel nord-est del Mediterraneo. La grandiosa gola è circondata da aspre pareti, dalle cime lontane del gruppo del Velebit e dalle vecchie foreste di pini e faggi - un vero paradiso per gli amanti della natura, per gli studiosi ed ovviamente anche per gli arrampicatori. Mentre dal punto di vista geologico la zona si caratterizza per la sua grande varietà di strutture carsiche, il vicino mare e l'ambiente costiero non fanno altro che aggiungere qualcosa di imperdibile alla bellezza di questo parco.

La scelta delle vie è ampia e varia dai monotiri in falesia alle vie di più tiri, fino ad una altezza di 350m. Sui monotiri le difficoltà variano notevolmente, dalle facile vie per principianti fino alle salite estreme, e anche lo stile varia molto, dalla placche tecniche fino ai grossi strapiombi. Le grandi pareti invece contengono numerosi vie ben spittate che salgono prevalentemente creste oppure facile placche, ma non mancano lunghe vie sportive che affrontano un terreno ben più sostenuto con difficoltà fino all' 8a. Inoltre ci sono anche una manciata di bellissime vie lunghe trad, protette solo con nuts e friends. Per chi volesse provare qualcosa di diverso ci sono alcuni interessanti vie di artificiale e poi, per concludere, ci sono alcuni difficili progetti ancora da liberare. Detto in breve: a Paklenica c'è qualcosa per tutti.


SCHEDA: Paklenica, Croazia


BREVE STORIA

I primi arrampicatori hanno visitato Paklenica alla fine degli anni 1930, e la prima via aperta nella gola è stata Brahm, nel 1940. Tra il 1957 e il 1969 sono stati prevalentemente alpinisti croati ad aprire nuove vie e oggi molte di queste sono considerate vere e proprie vie classiche, come per esempio Mosoraški (1957), Velebitaški (1961) e Klin (1966), per citarne solo tre.

Dopo questo periodo sono stati sopratutto gli arrampicatori sloveni ad aprire nuove vie. Tra di loro c'era il leggendario Franc Knez: lui ha immediatamente cambiato il concetto dell'arrampicata ed eliminato la parola impossibile, aprendo una quarantina di vie, molte delle quali sono ancora oggi tra le più difficili di Paklenica.

Lo spirito dell'arrampicata libera è arrivato a Paklenica grazie a I. Tomazin con la sua salita della via Brid za mali Čekić (6c+) nel 1978. I primi anni ottanta sono stati un periodo segnato da un improvviso aumento delle difficoltà, e il momento di svolta è arrivato nel 1982 quando Klin (6c+) è finalmente stata liberata. Questa è stata seguita da altre importanti salite in libera come per esempio Funkcija (6c+) e Jenjavi (7a+).

Le prime brevi vie sportive sono stati aperte a Klanci, la parte più stretta del canyon, da Mauro Corona che ha iniziato i giochi con la sua via Stimula, 7a. Poco dopo invece Manolo ha effettuato la prima libera di quello che ancora oggi è la via più difficile di tutta Paklenica: Il Maratoneta (8b+).

Nel 1986 Sreco Rehberger e Tadej Slabe hanno risolto la più grande sfida ancora rimasta a Paklenica, ovvero la famosa via Brid Klina (7c) che sale l'evidente prua della parete centrale. Per la prima salita di questa leggendaria via di più tiri, aperta con l'uso dell'artificiale, ci sono voluti 30 giorni, di cui 8 di fila in parete. Brid Klina è presto diventata il simbolo dell' "età del ferro" dell'arrampicata.

Nel 1990 i fratelli Remy hanno visitato Paklenica e hanno aperto due belle e difficili vie: Rajna (7a) e Wellcome (7b+). Entrambe sono state aperte con un stile moderno: in libera, spittando dal basso durante l'apertura. C'è anche da segnalare che durante questo periodo è stata aperta la più difficile via in artificiale, Jogananda (A4).

A causa della guerra, il parco è rimasto chiuso per un paio di anni e tutte le attività alpinistiche si sono fermate. Quando il parco ha finalmente riaperto le porte nel 1995, il nuovo periodo è stato subito segnato da una nuova grande via, Waterworld (7b+), aperta dagli austriaci Ingo Schalk e Gerhard Grabner.

Attualmente i climber più attivi sono i croati Boris Čujić e Ivica Matković, a cui va il merito di tutta una serie di nuove vie come Zlatne Godine (7c) o Vila Velebita (7b+). I due hanno anche sistemato e rispittato numerose vecchie vie, sostituendo innumerevoli spit arrugginiti. Inoltre, hanno anche aperto quella che viene considerata una ciliegina sulla torta della parete Anića kuk: la via Zenit (7b).

Bisogna dare credito per altre belle e difficili vie agli italiani Aldo Michelini e sua moglie Laura Ortolani per vie come Alan fiordo (7c), Bubamara (7c/c+) e Mjesečina (7c/7c+). E anche altri italiani, come per esempio Paolo Pezzolato e la sua compagna Sara Gojak, possono essere considerati veri e propri "asset" per Paklenica e a loro si deve tutta una serie di belle vie, ben attrezzate, su quasi tutte le pareti di Paklenica.

Un'altra difficile via sportiva da menzionare è Spider (8a), salita da Marko Lukič, mentre una delle vie più recenti ad essere liberata è Himalaya Sport (7c+) dal climber croato Igor Čorko insieme al suo compagno di cordata Marko Marasović. Igor, tra l'altro, è molto attivo a Paklenica e ha salito quasi tutte le vie dure del parco.

Mentre la possibilità per scoprire qualcosa di nuovo sulle grandi pareti della gola è piuttosto ridotta, c'è ancora un discreto potenziale per difficili vie sportive in settori come Rupe, oppure anche in falesie più lontane, subito fuori dal canyon di Paklenica.





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