Sportive, senza età: Silvia Metzeltin e le sue 7 Samurai
Il 28/08/2015 a Fucine di Ossana (Alta Val di Sole) si è tenuto il convegno “Donne sportive senza età. Vivere le differenze di genere e di età in positivo. Iniziare - Rimanere - Progredire” organizzato da Silvia Metzeltin e con protagoniste: Luisa Iovane, Ersilia dell’Eva, Sonia Basso, Annalisa Ferronato, Lucia Castelli, Oriana Pecchio, Silvia Taliente. Il report di Mariana Zantedeschi.
È fine agosto, in un piccolo paese dell’Alta Val di Sole. Mentre aspetto l’inizio della conferenza al teatro comunale di Fucine, leggo il titolo sul volantino: “Donne sportive senza età. Vivere le differenze di genere e di età in positivo”. Che ci faccio dunque qui io, giovane, a sentir parlare d’età avanzata? Ascolto e mi faccio ispirare. Non vorrei ritrovarmi a quarant’anni, ingobbita e senza più energie! Non è raro, infatti, che le donne, intrappolate da vincoli familiari e professionali, si trascurino fino all’insorgere di problemi di salute. La questione è semplice: come può la donna, col trascorrere degli anni, iniziare o rimanere e progredire in buona forma fisica?
La domanda se l’è posta Silvia Metzeltin, che per sviluppare l’argomento ha riunito attorno a sé 7 Samurai, come le chiama lei, sette amiche che possono raccontare la loro esperienza autentica di cura della propria efficienza psicofisica. Appartengono soprattutto al mondo della montagna, ma non sono, eccetto Luisa Iovane, nomi noti. Sono invece donne della nostra quotidianità: medico, insegnante, ex atleta di sci nordico o scialpinista, escursionista, alpinista, skipper. Ma ciò che salta all’occhio è qualcosa che le unisce: la stessa solarità, la stessa verve… sono tutte in forma! E il loro segreto qual è? Qual è l’elisir che le fa essere sane e felici?
Silvia tiene le fila del discorso e a ognuna fa domande. Alla fisioterapista, Ersilia dell’Eva, chiede lumi sul nuoto e sull’uso dei bastoncini da escursionismo: “Davvero nuotare è la panacea di tutti i mali? E i bastoncini, sono così indispensabili?”. La risposta è semplice, “a ciascuno il suo”, il nuoto è sicuramente benefico ma non risolve tutto, così come i bastoncini, da usare quando servono.
Con Luisa Jovane, alpinista e grande atleta di arrampicata sportiva, Silvia sottolinea che è anche grazie a lei se oggi le donne che si dedicano a questa disciplina sono tante. Mi sento presa in causa e drizzo le orecchie. Poi le chiede: «Come si fa a seguire un allenamento e a mantenerlo? E a quale prezzo?». Luisa racconta del suo metodico allenamento quotidiano, che persegue senza sgarrare, anche a costo di molte rinunce, come le serate tra amici o un’alimentazione disinvolta. Con un pensiero fisso che la accompagna: «Se questo esercizio mi è venuto fino a ieri, riuscirò a portarlo a termine anche oggi». Certo, lei è un caso eccezionale, e non è uno stile di vita che si addice a chiunque, ma è un esempio di cosa possa fare una donna cinquantenne.
Viene il turno di Sonia Basso, ex azzurra di atletica e sci di fondo, tuttora professionalmente impegnata nello sci. La sua generazione, sottolinea, ha aperto una porta a tante giovanissime: «Non era certo ben vista una ragazzina che in braghette corte correva per le vie del paese (Asiago, NdR)! E proprio lo sport, per me come per altre, è stato un modo per uscire dal nostro ambiente chiuso». L’attività sportiva continua a essere parte integrante della sua vita: «Faccio un po’ di tutto: sci, corsa, bicicletta… e quando sono stanca mi permetto di non far nulla, mi riposo!».
Annalisa Ferronato è medico chirurgo. La sua esperienza la accomuna a tante donne che con un lavoro impegnativo faticano a trovare tempo libero: «Sebbene la decisione di praticare questa professione mi abbia costretto a mettere un po’ da parte la grande passione dell’alpinismo, che mi aveva portato fino al corso di aspirante guida alpina, appena posso scappo sui monti, e quando torno in reparto sono felice ».
Accanto a lei c’è Lucia Castelli, insegnante di educazione fisica: «Il gioco è stato fondamentale nella mia vita. Da bambina giocavo tantissimo, poi è arrivato l’agonismo, per circa quindici anni, e mi sono davvero sfogata. Scialpinismo, fondo, windsurf... In seguito, maturando – perché si matura, non si invecchia! – sono giunta a insegnare e a occuparmi di sport e giovani, ai quali ho la possibilità di passare le mie grandi passioni ed emozioni. Devo forse tenerle per me?!”.
Oriana Pecchio è anche lei medico, tra i fondatori della Società Italiana di Medicina di Montagna, già compagna di spedizione di Silvia Metzeltin nel Garwal indiano, proprio per la parte medica. Parla di sé come di un’atleta non di alto livello, ma alla ricerca di una piena soddisfazione: «Il movimento, soprattutto in montagna, è sempre stato per me un divertimento e un complemento alla vita. Però bisogna volerlo, non viene da sé!”.
Ultima a prendere la parola è Silvia Taliente, psicologa, velista, skipper e... danzatrice! «Ebbene sì», scherza Silvia, «ho dovuto rivalutare la danza!». E aggiunge: «Credo che per le donne cominciare a fare sport in età adulta, magari in post menopausa, dipenda da quanto ci s’immagina in quella attività, senza volersi confrontare con modelli inavvicinabili e accettandosi anche negli errori e nella disarmonia».
Le opinioni e le esperienze delle 7 Samurai vengono infine raccolte da Metzeltin. Che cosa le accomuna? Sicuramente la motivazione, così diversa, ma sempre presente: per iniziare, perseverare e progredire nell’attività fisica ci vuole un fattore stimolante. E arriva l’ultima domanda, spunto per ulteriori riflessioni: «Come convincere le persone a fare sport? Le generazioni adulte, ma anche le più giovani, che smettono tanto presto di praticare l’attività fisica?». Una prima risposta arriva subito: attraverso forme sportive che prediligano l’inclusione piuttosto che l’esclusione. Ma ulteriori sviluppi arriveranno, chissà, da una nuova serata!
Intanto io, ancora con il volantino tra le mani medito sulle tre parole chiave dell’incontro: iniziare, rimanere, progredire. Mi rendo conto che forse sono appena entrata nella seconda fase, o chissà, forse devo ancora arrivarci. Insomma, la strada è lunga e la motivazione dev’essere tanta!
Mariana Zantedeschi
La domanda se l’è posta Silvia Metzeltin, che per sviluppare l’argomento ha riunito attorno a sé 7 Samurai, come le chiama lei, sette amiche che possono raccontare la loro esperienza autentica di cura della propria efficienza psicofisica. Appartengono soprattutto al mondo della montagna, ma non sono, eccetto Luisa Iovane, nomi noti. Sono invece donne della nostra quotidianità: medico, insegnante, ex atleta di sci nordico o scialpinista, escursionista, alpinista, skipper. Ma ciò che salta all’occhio è qualcosa che le unisce: la stessa solarità, la stessa verve… sono tutte in forma! E il loro segreto qual è? Qual è l’elisir che le fa essere sane e felici?
Silvia tiene le fila del discorso e a ognuna fa domande. Alla fisioterapista, Ersilia dell’Eva, chiede lumi sul nuoto e sull’uso dei bastoncini da escursionismo: “Davvero nuotare è la panacea di tutti i mali? E i bastoncini, sono così indispensabili?”. La risposta è semplice, “a ciascuno il suo”, il nuoto è sicuramente benefico ma non risolve tutto, così come i bastoncini, da usare quando servono.
Con Luisa Jovane, alpinista e grande atleta di arrampicata sportiva, Silvia sottolinea che è anche grazie a lei se oggi le donne che si dedicano a questa disciplina sono tante. Mi sento presa in causa e drizzo le orecchie. Poi le chiede: «Come si fa a seguire un allenamento e a mantenerlo? E a quale prezzo?». Luisa racconta del suo metodico allenamento quotidiano, che persegue senza sgarrare, anche a costo di molte rinunce, come le serate tra amici o un’alimentazione disinvolta. Con un pensiero fisso che la accompagna: «Se questo esercizio mi è venuto fino a ieri, riuscirò a portarlo a termine anche oggi». Certo, lei è un caso eccezionale, e non è uno stile di vita che si addice a chiunque, ma è un esempio di cosa possa fare una donna cinquantenne.
Viene il turno di Sonia Basso, ex azzurra di atletica e sci di fondo, tuttora professionalmente impegnata nello sci. La sua generazione, sottolinea, ha aperto una porta a tante giovanissime: «Non era certo ben vista una ragazzina che in braghette corte correva per le vie del paese (Asiago, NdR)! E proprio lo sport, per me come per altre, è stato un modo per uscire dal nostro ambiente chiuso». L’attività sportiva continua a essere parte integrante della sua vita: «Faccio un po’ di tutto: sci, corsa, bicicletta… e quando sono stanca mi permetto di non far nulla, mi riposo!».
Annalisa Ferronato è medico chirurgo. La sua esperienza la accomuna a tante donne che con un lavoro impegnativo faticano a trovare tempo libero: «Sebbene la decisione di praticare questa professione mi abbia costretto a mettere un po’ da parte la grande passione dell’alpinismo, che mi aveva portato fino al corso di aspirante guida alpina, appena posso scappo sui monti, e quando torno in reparto sono felice ».
Accanto a lei c’è Lucia Castelli, insegnante di educazione fisica: «Il gioco è stato fondamentale nella mia vita. Da bambina giocavo tantissimo, poi è arrivato l’agonismo, per circa quindici anni, e mi sono davvero sfogata. Scialpinismo, fondo, windsurf... In seguito, maturando – perché si matura, non si invecchia! – sono giunta a insegnare e a occuparmi di sport e giovani, ai quali ho la possibilità di passare le mie grandi passioni ed emozioni. Devo forse tenerle per me?!”.
Oriana Pecchio è anche lei medico, tra i fondatori della Società Italiana di Medicina di Montagna, già compagna di spedizione di Silvia Metzeltin nel Garwal indiano, proprio per la parte medica. Parla di sé come di un’atleta non di alto livello, ma alla ricerca di una piena soddisfazione: «Il movimento, soprattutto in montagna, è sempre stato per me un divertimento e un complemento alla vita. Però bisogna volerlo, non viene da sé!”.
Ultima a prendere la parola è Silvia Taliente, psicologa, velista, skipper e... danzatrice! «Ebbene sì», scherza Silvia, «ho dovuto rivalutare la danza!». E aggiunge: «Credo che per le donne cominciare a fare sport in età adulta, magari in post menopausa, dipenda da quanto ci s’immagina in quella attività, senza volersi confrontare con modelli inavvicinabili e accettandosi anche negli errori e nella disarmonia».
Le opinioni e le esperienze delle 7 Samurai vengono infine raccolte da Metzeltin. Che cosa le accomuna? Sicuramente la motivazione, così diversa, ma sempre presente: per iniziare, perseverare e progredire nell’attività fisica ci vuole un fattore stimolante. E arriva l’ultima domanda, spunto per ulteriori riflessioni: «Come convincere le persone a fare sport? Le generazioni adulte, ma anche le più giovani, che smettono tanto presto di praticare l’attività fisica?». Una prima risposta arriva subito: attraverso forme sportive che prediligano l’inclusione piuttosto che l’esclusione. Ma ulteriori sviluppi arriveranno, chissà, da una nuova serata!
Intanto io, ancora con il volantino tra le mani medito sulle tre parole chiave dell’incontro: iniziare, rimanere, progredire. Mi rendo conto che forse sono appena entrata nella seconda fase, o chissà, forse devo ancora arrivarci. Insomma, la strada è lunga e la motivazione dev’essere tanta!
Mariana Zantedeschi
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