Il TrentoFilmfestival dalla WebTv
I colori, le emozioni, i personaggi e tutto quello che ha fatto il 56° TrentoFilmfestival vista dal backstage della prima WebTV del più antico festival della montagna, esplorazione e avventura.
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TrentoFilmFestival 2008. Catherine Destivelle, Au delà des cimes
Giulio Malfer
C'è sembrato un coloratissimo mosaico il TrentoFilmfestival n° 56. Un quadro visto e vissuto giorno dopo giorno. A partire da quello schizzo (alias il programma senza fine) i cui tasselli erano lì tutti in fila, pronti a trasformarsi in un day by day, prima solo immaginato e poi pronto a farsi vero. E' stata una partenza piena di aspettative che, come tutti gli avvii, conteneva la madre di ogni dubbio: come sarebbe stata la realtà?
Ora che tutto è passato ci restano molte risposte anche se nessuna sembra la più giusta e la più vera. Forse perché, come in un vero e coloratissimo mosaico, ciò che affiora e ci resta alla fine di questo viaggio sono le mille sensazioni del tutto, appunto quelle di un quadro nella sua indicibile completezza.
Così i 12 giorni vissuti a Trento da dietro le cineprese della prima WebTv del Festival, per noi hanno il colore delle emozioni. Meglio delle vibrazioni che i film, le serate, gli ospiti, i protagonisti e la musica del Festival ci hanno lasciato. A cominciare dalla colonna sonora che ha dato il “la” al Festival. Quel miracolo per musica e immagini che i Marlene Kuntz, insieme a Gianni Maroccolo e Ivana Gatti, hanno saputo regalare musicando la Signorina Else, ovvero lo straordinario cinema (targato 1928!) di Paul Czinner.
I Marlene hanno inventato un ritmo assolutamente psicadelico e coinvolgente per sequenze indimenticabili che, quasi per incomprensibile magia, riaffiorano alla memoria con il viaggio di Enrico Brizzi e del suo pellegrino del XXI secolo. E poi si sposano (e questo ha davvero dell'incredibile!) anche con il reading notturno - all'insegna del giallo - dei Brividi in quota e con le meditazioni mattutine del monaco buddista. Oppure con “Montagne Migranti” il bellissimo Musical di Carlo Casillo. E, ancora, si ritrovano nella tela dipinta da Simone Pedeferri che nel Concerto verticale, insieme a Fabio Palma e ai Miradavaga, ha unito pittura, musica, letteratura e arrampicata.
Appunto, quell'arrampicata e quella montagna, fin qui non ancora nominate, che però faceva capolino da ognuno dei mille appuntamenti di questo Festival fino a diventare protagonista assoluta. Come scordare le assolute emozione regalate da Au de là de cimes? Il Monte Bianco e la scalata interpretate da Catherine Destivelle per la regia di Rémy Tezier fanno bene all'anima, e alla montagna. Ci riconciliano con la grande natura. Come ci unisce con la madre terra l'esperienza di Charlie Russell, l'uomo che ha fatto da “mamma” agli orsi, e che a Trento (quasi spaesato di essere tra gli uomini) ci ha raccontato la sua incredibile e assolutamente unica storia tra i grizzly della Kamchatka.
A proposito poi di storie uniche passate per il Festival, non si può scordare quella di Joe Simpson, l'alpinista scrittore che forse più di altri ha saputo raccontare il sapore del grande alpinismo ma anche dell'autentico rischio che comporta. E' stato un incontro importante quello con Joe. Come lo è stato quello con molti altri protagonisti. A partire dalla sorridente Silvia Vidal, dall'incredibile “rivelazione” di Hansjörg Auer (quello della prima free solo del Pesce) e di Rossano Libera che, con Pietro Dal Prà, hanno dato vita alla serata dedicata all'Alpinismo solitario. Un incontro che non ha trovato, e certamente non cercava, alcuna soluzione a uno dei “perché” più difficili e complicati, ma anche pericolosi, dell'andar per montagne. Quella contraddittoria incognita che segna, appunto, la passione irrinunciabili per le “solitarie”.
D'altra parte la passione (anche quella che parte dal cuore e che non vuol sentire ragione) è sempre presente nell'alpinismo. Sarà per questo che è sbocciato un autentico amore tra il Festival e gli alpinisti russi presentati (magistralmente) da Simone Moro. O forse sarà perché tutti hanno subito amato e adottato Boris Korshunov. L'incredibile Boris, l'alieno venuto da un altro mondo. Un uomo capace di sopravvivere alle inimmaginabile selezioni dei primi astronauti russi (1 ora senza vestiti a -60°C e 1 ora e 45' a bagnomaria a 0°C). Ma anche un alpinista capace di salire un numero enorme di Settemila (più di 60 perché poi non li ha più contati). Senza contare l'Everest a 64 anni, letteralmente guadagnato facendo il portatore di una spedizione commerciale, e poi nel 2007 il Cho Oyu con una “non stop andata e ritorno” partendo dal Campo 2. Boris, ovvero l'eroe del 56° FilmFestival, è il nonno che tutti vorrebbero avere, anzi è il compagno che tutti vorrebbero avere in montagna. Un mito!
Come mitico è stato l'alpinismo fatto rivivere da Pierre Mazeaud, l'ospite d'onore del Festival presentato da Pietro Crivellaro. Dalla terribile esperienza del Pilone centrale ai prestigiosi incarichi nel governo francese giusto per ricordare che la montagna molto spesso si confonde con la vita, anzi è la vita. Come fa parte della vita tutto ciò di immaginario e di reale e quell'impalpabile filo che li separa dei tanti film (più di 100) che si sono visti a Trento. Molti meriterebbero un articolo a parte. Noi, oltre al già citato e bellissimo Au de là des cimes, vincitore della Genziana d'oro del Cai e del Premio del pubblico, vi segnaliamo il bellissimo 4 elements di Jiska Rickels (non a caso Genziana d'oro 2008) e Il neige à Marrakech di Hicham Alhayat, un corto premiato con la Genziana d'argento, da non perdere.
Alla fine, l'avrete capito (anche dalla lunghezza di questo report) il nostro coinvolgimento è stato altissimo. C'eravamo “dentro” e molte delle emozioni che abbiamo vissuto in presa diretta abbiamo cercato di farvele rivivere nella WebTv del Festival. E' un regalo che ci hanno fatto tutti gli ospiti e i protagonisti di questa 56a edizione. Un regalo che speriamo di avervi restituito in tutti i suoi intensi colori.
Vinicio Stefanello
Special thanks
E' stata così bella e intensa quest'esperienza che i ringraziamenti questa volta davvero sembrano non bastare. Un abbraccio speciale va tutto il magnifico team della WebTv. Dalla sempre sorridente Kay Rush (una giornalista e un'appassionata: brava, proprio brava!) a Francesco Mansutti (il regista che tutti vorrebbero avere). Da Raffaella Rivi (impagabile alle riprese e al montaggio) a Nicola Pittarello (una macchina a ciclo continuo), Per continuare con Daniele Gobbin (nostro signore delle luci), Daniele Zanon (la colonna sonora della WebTv), Giulio Malfer (nostro inseparabile "altro occhio") e lo speciale team dei programmatori: l'inesauribile Graziano Gobbato e Daniele Malavasi. E i miei insostituibili soci di PlanetMountain Nicola Tremolada e Nicholas Hobley.
Un ringraziamento specialissimo va allo straordinario staff del TrentoFilmFestival con in testa il Presidente di tutti Italo Zandonella Callegher, il direttore artistico Maurizio Nichetti (mister vulcano di idee: una ne fa e mille ne pensa), il consigliere delegato alla direzione Augusto Golin (straordinario mix di sapienza e verve) e tutta la loro squadra: insostituibile cuore pulsante e anima del Filmfestival!
>> Tutti i premiati del 56° TrentoFilmFestival
Ora che tutto è passato ci restano molte risposte anche se nessuna sembra la più giusta e la più vera. Forse perché, come in un vero e coloratissimo mosaico, ciò che affiora e ci resta alla fine di questo viaggio sono le mille sensazioni del tutto, appunto quelle di un quadro nella sua indicibile completezza.
Così i 12 giorni vissuti a Trento da dietro le cineprese della prima WebTv del Festival, per noi hanno il colore delle emozioni. Meglio delle vibrazioni che i film, le serate, gli ospiti, i protagonisti e la musica del Festival ci hanno lasciato. A cominciare dalla colonna sonora che ha dato il “la” al Festival. Quel miracolo per musica e immagini che i Marlene Kuntz, insieme a Gianni Maroccolo e Ivana Gatti, hanno saputo regalare musicando la Signorina Else, ovvero lo straordinario cinema (targato 1928!) di Paul Czinner.
I Marlene hanno inventato un ritmo assolutamente psicadelico e coinvolgente per sequenze indimenticabili che, quasi per incomprensibile magia, riaffiorano alla memoria con il viaggio di Enrico Brizzi e del suo pellegrino del XXI secolo. E poi si sposano (e questo ha davvero dell'incredibile!) anche con il reading notturno - all'insegna del giallo - dei Brividi in quota e con le meditazioni mattutine del monaco buddista. Oppure con “Montagne Migranti” il bellissimo Musical di Carlo Casillo. E, ancora, si ritrovano nella tela dipinta da Simone Pedeferri che nel Concerto verticale, insieme a Fabio Palma e ai Miradavaga, ha unito pittura, musica, letteratura e arrampicata.
Appunto, quell'arrampicata e quella montagna, fin qui non ancora nominate, che però faceva capolino da ognuno dei mille appuntamenti di questo Festival fino a diventare protagonista assoluta. Come scordare le assolute emozione regalate da Au de là de cimes? Il Monte Bianco e la scalata interpretate da Catherine Destivelle per la regia di Rémy Tezier fanno bene all'anima, e alla montagna. Ci riconciliano con la grande natura. Come ci unisce con la madre terra l'esperienza di Charlie Russell, l'uomo che ha fatto da “mamma” agli orsi, e che a Trento (quasi spaesato di essere tra gli uomini) ci ha raccontato la sua incredibile e assolutamente unica storia tra i grizzly della Kamchatka.
A proposito poi di storie uniche passate per il Festival, non si può scordare quella di Joe Simpson, l'alpinista scrittore che forse più di altri ha saputo raccontare il sapore del grande alpinismo ma anche dell'autentico rischio che comporta. E' stato un incontro importante quello con Joe. Come lo è stato quello con molti altri protagonisti. A partire dalla sorridente Silvia Vidal, dall'incredibile “rivelazione” di Hansjörg Auer (quello della prima free solo del Pesce) e di Rossano Libera che, con Pietro Dal Prà, hanno dato vita alla serata dedicata all'Alpinismo solitario. Un incontro che non ha trovato, e certamente non cercava, alcuna soluzione a uno dei “perché” più difficili e complicati, ma anche pericolosi, dell'andar per montagne. Quella contraddittoria incognita che segna, appunto, la passione irrinunciabili per le “solitarie”.
D'altra parte la passione (anche quella che parte dal cuore e che non vuol sentire ragione) è sempre presente nell'alpinismo. Sarà per questo che è sbocciato un autentico amore tra il Festival e gli alpinisti russi presentati (magistralmente) da Simone Moro. O forse sarà perché tutti hanno subito amato e adottato Boris Korshunov. L'incredibile Boris, l'alieno venuto da un altro mondo. Un uomo capace di sopravvivere alle inimmaginabile selezioni dei primi astronauti russi (1 ora senza vestiti a -60°C e 1 ora e 45' a bagnomaria a 0°C). Ma anche un alpinista capace di salire un numero enorme di Settemila (più di 60 perché poi non li ha più contati). Senza contare l'Everest a 64 anni, letteralmente guadagnato facendo il portatore di una spedizione commerciale, e poi nel 2007 il Cho Oyu con una “non stop andata e ritorno” partendo dal Campo 2. Boris, ovvero l'eroe del 56° FilmFestival, è il nonno che tutti vorrebbero avere, anzi è il compagno che tutti vorrebbero avere in montagna. Un mito!
Come mitico è stato l'alpinismo fatto rivivere da Pierre Mazeaud, l'ospite d'onore del Festival presentato da Pietro Crivellaro. Dalla terribile esperienza del Pilone centrale ai prestigiosi incarichi nel governo francese giusto per ricordare che la montagna molto spesso si confonde con la vita, anzi è la vita. Come fa parte della vita tutto ciò di immaginario e di reale e quell'impalpabile filo che li separa dei tanti film (più di 100) che si sono visti a Trento. Molti meriterebbero un articolo a parte. Noi, oltre al già citato e bellissimo Au de là des cimes, vincitore della Genziana d'oro del Cai e del Premio del pubblico, vi segnaliamo il bellissimo 4 elements di Jiska Rickels (non a caso Genziana d'oro 2008) e Il neige à Marrakech di Hicham Alhayat, un corto premiato con la Genziana d'argento, da non perdere.
Alla fine, l'avrete capito (anche dalla lunghezza di questo report) il nostro coinvolgimento è stato altissimo. C'eravamo “dentro” e molte delle emozioni che abbiamo vissuto in presa diretta abbiamo cercato di farvele rivivere nella WebTv del Festival. E' un regalo che ci hanno fatto tutti gli ospiti e i protagonisti di questa 56a edizione. Un regalo che speriamo di avervi restituito in tutti i suoi intensi colori.
Vinicio Stefanello
Special thanks
E' stata così bella e intensa quest'esperienza che i ringraziamenti questa volta davvero sembrano non bastare. Un abbraccio speciale va tutto il magnifico team della WebTv. Dalla sempre sorridente Kay Rush (una giornalista e un'appassionata: brava, proprio brava!) a Francesco Mansutti (il regista che tutti vorrebbero avere). Da Raffaella Rivi (impagabile alle riprese e al montaggio) a Nicola Pittarello (una macchina a ciclo continuo), Per continuare con Daniele Gobbin (nostro signore delle luci), Daniele Zanon (la colonna sonora della WebTv), Giulio Malfer (nostro inseparabile "altro occhio") e lo speciale team dei programmatori: l'inesauribile Graziano Gobbato e Daniele Malavasi. E i miei insostituibili soci di PlanetMountain Nicola Tremolada e Nicholas Hobley.
Un ringraziamento specialissimo va allo straordinario staff del TrentoFilmFestival con in testa il Presidente di tutti Italo Zandonella Callegher, il direttore artistico Maurizio Nichetti (mister vulcano di idee: una ne fa e mille ne pensa), il consigliere delegato alla direzione Augusto Golin (straordinario mix di sapienza e verve) e tutta la loro squadra: insostituibile cuore pulsante e anima del Filmfestival!
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