La bellezza non conosce paura, Massimo Sacchi e Marco Sterni richiodano la loro storica via al Monte Robon nelle Alpi Giulie

Massimo Sacchi e Marco Sterni hanno richiodato 'La bellezza non conosce paura', il loro piccolo capolavoro aperto nel 1997 sul Monte Robon nelle Alpi Giulie.

Era il 20 luglio del 97 e finalmente l’avevamo finita. Era la terza volta che tornavamo dopo che, totalmente inesperti di chiodatura, armati di un trapano Hilti da una tonnellata e fix inox da 8 mm, avevamo messo le mani sulla liscia e compatta parete Sud-Ovest del Monte Robon. Dopo svariati voli con e senza trapano in mano venivamo a capo dell’incredibile sequenza di buchi e tacche che ci avrebbe portato in cengia, ignari di aver aperto un piccolo capolavoro con La bellezza non conosce paura.

19 luglio 2025, l’ho scoperto dopo, sono praticamente passati 28 anni esatti. Era già da tempo che pensavamo fosse il caso di darle una rinfrescata richiodandola con fix inox da 10mm, e Marco aveva già fatto una perlustrazione qualche settimana prima attrezzando le avventurose e non facili calate che ci avrebbero portato in cengia. Da grande organizzatore qual è aveva anche già pianificato una tabella di marcia in modo di cercare di finire il lavoro in giornata ed evitare di affrontare le calate una seconda volta.

Partiamo da Trieste alle 4:30, alle 6:30 cominciamo a camminare e alle 10:30 affrontiamo la prima calata. Il peso degli zaini complica le cose ma finalmente raggiungiamo la cengia, siamo in perfetto orario e ancora una volta restiamo affascinati dalla bellezza della roccia. I vecchi spit sono ancora in ottimo stato. Marco mi precede mettendo soste e spit nuovi, io con una seconda corda lo seguo togliendo quelli vecchi. Il traverso del secondo tiro ci fa penare non poco ma finalmente, sfiniti, arriviamo alla base della parete. Un’ora dopo siamo a Sella Nevea a berci una meritata birra fresca.

Abbiamo deciso di mantenere la chiodatura originale mettendo gli spit nella stessa posizione, aggiungendone uno soltanto all’inizio del 4° tiro. Questo perchè in fase di apertura, la sosta del 3° tiro pensavamo di metterla più in alto, poi così non è stato e l'abbiamo posizionata più in basso. Non essendovi però una protezione subito in partenza, si rischiava di cadere direttamente sulla sosta. Inoltre, seguendo il consiglio di alcuni ripetitori, abbiamo deciso di aggiungere un mezzo grado agli ultimi due tiri rispetto al nostro suggerimento originale.

Adesso aspettiamo le prossime ripetizioni, tenendo conto che dopo 28 anni non ci risulta ancora alcuna salita “on-sight”.

- Massimo Sacchi, Trieste

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