Un insolito Grampa: traversata per cresta dal Col Bonney alla cima del Gran Paradiso
Enrico Bonino presenta la bellissima traversata integrale del Gran Paradiso, quasi 3 chilometri di fantastica cavalcata tra roccia e cielo dal Col Bonney alla Cima del Gran Paradiso (4.061m).
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Tracciato traversata integrale Gran Paradiso
archivio Enrico Bonino
Sicuramente una delle più belle traversate per cresta del Nord Italia, a torto raramente ripetuta, che ha lasciato di stucco tutti e tre... che la zona la conosciamo bene! È davvero difficile descrivere questa salita, penso che sia una delle più belle giornate che ho passato in montagna negli ultimi anni. Eravamo al momento giusto nel posto giusto e con la giusta compagnia. Un piccolo sogno realizzato dopo decine di giornate passate ad ammirare questo filo di cresta dalla terrazza del rifugio Chabod!
Uno dei primi libri di montagna che attirò la mia attenzione da ragazzino fu Gran Paradiso e Valli di Lanzo le 100 più belle ascensioni di Giancarlo Grassi. Col suo modo di scrivere tra lenigmatico e il passionale riusciva a rendere interessante qualsiasi salita. Tra i bei itinerari proposti, spesso ricercati, mi ha sempre colpito linterminabile traversata Herbetet-Gran Paradiso: una lunghissima cavalcata di 18 ore dove la relazione lasciava spazio ad un eventuale bivacco. Insomma cerano tutti gli ingredienti per stimolare la fantasia di un giovane alpinista sognatore alle prime armi!
Il Gran Paradiso lo venni poi a conoscere direttamente solo molti anni dopo, quando lalpinismo diventò per me una professione. Le prime gite avvennero per la via normale più classica dal rifugio Vittorio Emanuele. In seguito, scoprii il versante Nord-Ovest ed il rifugio Chabod, posto su un panoramico balcone al Sole, proprio fronte a tutte le cime che sognavo da ragazzo. WOW! Rimasi estasiato dalla severità, dalleleganza e allo stesso tempo dalla vicinanza di quelle pareti ghiacciate, e da quellinfinita cresta che segnava il confine tra roccia e cielo. Sono passati molti anni da allora, ma ogni volta che torno su quella terrazza sogno di essere lassù e percorrere quella cresta disegnata, che però per me e per la visuale che ne avevo, andava solo dal col Bonney al Gran Paradiso.
Poco tempo fa, per puro caso, è arrivato il momento di scoprirla, e la ciliegina sulla torta è stata scoprirla insieme a due clienti di pregio e condividere con loro la giornata perfetta! Il successo della traversata è stato inaspettato a causa di una partenza un po travagliata. L'obiettivo originale era nel massiccio del Monte Bianco, finalmente il tempo si mostrava clemente e volevamo approfittarne. Dovevamo essere solo io e Max diretti verso uno dei nostri 1000 sogni comuni. Poi Marco decide di aggregarsi. Io non lo conosco bene, e i suoi interessi si scostavano da quelli da noi previsti. Ma in montagna si va per piacere e non per mettere crocette sulle vette (almeno per noi è così...) perciò un accordo è presto trovato: lo sperone della Brenva. Poi ci troviamo la mattina, dopo che ha nevicato la notte precedente e lo zero termico è bassissimo. Che si fa?!?! Si va qui - si va là?!?
L'idea di gelarci i piedi e di trovare eventualmente delle placche a vento in uscita non ci convinceva... In questi casi la zona del Gran Paradiso è sempre un salvacondotto: un po più basso di quota, un po più a sud della cresta di confine, e le condizioni sono generalmente migliori quando al Bianco si han dubbi. Io la butto lì: tentiamo la traversata integrale dal col Bonney al Grampa. Marco è subito entusiasta; Max snobba un po la zona pensando al solito Grampa, ma presto avrà modo di ricredersi!
La cresta, per buone condizioni come le abbiamo trovate noi, è assolutamente fantastica. Il panorama è incredibile a 360 gradi: dal Delfinato al Monte Rosa al Vallese al Monte Bianco! La neve dura ha permesso una progressione veloce tenendo insieme e coprendo i detriti sulle cenge, e la sua grande quantità ancora presente sul ghiacciaio di Lavecieu ha reso rapida la discesa al rifugio Chabod dove la buona accoglienza è sempre da primato.
In quanto a bellezza il percorso non ha davvero nulla da invidiare alla più famosa cresta di Rochefort, più corta e facile. Durante tutta la salita non potevamo fare a meno di fermarci a fotografare in tutte le direzioni: prima i giochi di colori del primo Sole, poi la cresta finale lucente e dopo ancora la luce tersa del pomeriggio. Rifocillati a dovere, gettiamo ancora uno sguardo alla grande cavalcata (di quasi 3 km di cresta!) appena terminata e scendiamo verso valle! Nonostante le 16 ore di cammino e arrampicata terminiamo la giornata più felici che stanchi e ci dirigiamo verso casa ancora increduli. Arrivederci Gran Paradiso e grazie a Marco e Max per aver condiviso questa salita da tanto sognata!
Arrivando in cima, non poteva mancare un pensiero ai due amici da poco scomparsi su questa cima, Paolo B. e Luca C.
Si ringraziano Patagonia, Scarpa e Baroli Sport per il materiale fornito.
SCHEDA: Traversata integrale del Gran Paradiso
Uno dei primi libri di montagna che attirò la mia attenzione da ragazzino fu Gran Paradiso e Valli di Lanzo le 100 più belle ascensioni di Giancarlo Grassi. Col suo modo di scrivere tra lenigmatico e il passionale riusciva a rendere interessante qualsiasi salita. Tra i bei itinerari proposti, spesso ricercati, mi ha sempre colpito linterminabile traversata Herbetet-Gran Paradiso: una lunghissima cavalcata di 18 ore dove la relazione lasciava spazio ad un eventuale bivacco. Insomma cerano tutti gli ingredienti per stimolare la fantasia di un giovane alpinista sognatore alle prime armi!
Il Gran Paradiso lo venni poi a conoscere direttamente solo molti anni dopo, quando lalpinismo diventò per me una professione. Le prime gite avvennero per la via normale più classica dal rifugio Vittorio Emanuele. In seguito, scoprii il versante Nord-Ovest ed il rifugio Chabod, posto su un panoramico balcone al Sole, proprio fronte a tutte le cime che sognavo da ragazzo. WOW! Rimasi estasiato dalla severità, dalleleganza e allo stesso tempo dalla vicinanza di quelle pareti ghiacciate, e da quellinfinita cresta che segnava il confine tra roccia e cielo. Sono passati molti anni da allora, ma ogni volta che torno su quella terrazza sogno di essere lassù e percorrere quella cresta disegnata, che però per me e per la visuale che ne avevo, andava solo dal col Bonney al Gran Paradiso.
Poco tempo fa, per puro caso, è arrivato il momento di scoprirla, e la ciliegina sulla torta è stata scoprirla insieme a due clienti di pregio e condividere con loro la giornata perfetta! Il successo della traversata è stato inaspettato a causa di una partenza un po travagliata. L'obiettivo originale era nel massiccio del Monte Bianco, finalmente il tempo si mostrava clemente e volevamo approfittarne. Dovevamo essere solo io e Max diretti verso uno dei nostri 1000 sogni comuni. Poi Marco decide di aggregarsi. Io non lo conosco bene, e i suoi interessi si scostavano da quelli da noi previsti. Ma in montagna si va per piacere e non per mettere crocette sulle vette (almeno per noi è così...) perciò un accordo è presto trovato: lo sperone della Brenva. Poi ci troviamo la mattina, dopo che ha nevicato la notte precedente e lo zero termico è bassissimo. Che si fa?!?! Si va qui - si va là?!?
L'idea di gelarci i piedi e di trovare eventualmente delle placche a vento in uscita non ci convinceva... In questi casi la zona del Gran Paradiso è sempre un salvacondotto: un po più basso di quota, un po più a sud della cresta di confine, e le condizioni sono generalmente migliori quando al Bianco si han dubbi. Io la butto lì: tentiamo la traversata integrale dal col Bonney al Grampa. Marco è subito entusiasta; Max snobba un po la zona pensando al solito Grampa, ma presto avrà modo di ricredersi!
La cresta, per buone condizioni come le abbiamo trovate noi, è assolutamente fantastica. Il panorama è incredibile a 360 gradi: dal Delfinato al Monte Rosa al Vallese al Monte Bianco! La neve dura ha permesso una progressione veloce tenendo insieme e coprendo i detriti sulle cenge, e la sua grande quantità ancora presente sul ghiacciaio di Lavecieu ha reso rapida la discesa al rifugio Chabod dove la buona accoglienza è sempre da primato.
In quanto a bellezza il percorso non ha davvero nulla da invidiare alla più famosa cresta di Rochefort, più corta e facile. Durante tutta la salita non potevamo fare a meno di fermarci a fotografare in tutte le direzioni: prima i giochi di colori del primo Sole, poi la cresta finale lucente e dopo ancora la luce tersa del pomeriggio. Rifocillati a dovere, gettiamo ancora uno sguardo alla grande cavalcata (di quasi 3 km di cresta!) appena terminata e scendiamo verso valle! Nonostante le 16 ore di cammino e arrampicata terminiamo la giornata più felici che stanchi e ci dirigiamo verso casa ancora increduli. Arrivederci Gran Paradiso e grazie a Marco e Max per aver condiviso questa salita da tanto sognata!
Arrivando in cima, non poteva mancare un pensiero ai due amici da poco scomparsi su questa cima, Paolo B. e Luca C.
Si ringraziano Patagonia, Scarpa e Baroli Sport per il materiale fornito.
SCHEDA: Traversata integrale del Gran Paradiso
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