Arrampicare sul Pilier Petey di Crête Sèche in Valle d’Aosta
In questa ulteriore descrizione delle nuove vie di arrampicata, in quel di Crête Sèche, ed in modo particolare sul Pilier Petey, partirò un po’ da lontano. Partirò dalla citazione di una delle prime Guide Alpine della Valpelline che ho rintracciato in una recente pubblicazione: “Les alpinistes victoriens en Valpelline“ di Bernard Marnette (2019): "...sembra che una delle prime Guide Alpine della Valpelline fosse un abitante del comune di Bionaz, soprannominato 'l’habit rouge'.” E cioè un uomo dall’abito rosso, docile, robusto e gentile. Questa era la descrizione che forniva Forbes (1842) che fu il primo “turista” dell’epoca Vittoriana a transitare per la Valpelline.
James David Forbes in quell’anno risalirà tutta la Valpelline per arrivare a Prarayer e realizzare la prima attraversata del col Collon accompagnato dalla guida Tairraz di Chamonix insieme "all’uomo forte di Bionaz dall’abito rosso". È molto probabile che questo abitante di Bionaz, denominato “habit rouge” sia stato la prima guida di Whymper (si proprio lui!) durante il suo passaggio in Val Pellina (così scriveva Whymper) nel 1860.
Nei suoi scritti, Whymper descriveva "questa guida" come un personaggio pittoresco che portava un cappello tirolese, con un gilet rosso e pantaloni di un colore indaco… dirà inoltre che le prime Guide della Val Pellina furono due abitanti del capoluogo (cioè Bionaz), Joseph e Ambroise Baraillers che accompagnarono Tuckett nella sua “visita” in Valle (1855-1856).
Molte Guide famose accompagnarono i primi alpinisti in Valpelline, tra cui: Michel Croz, François Devouassoux, Antonio Carrel, Cristian Almer e Melchior Anderegg. Quanto alle prime Guide Alpine della Valpelline, queste venivano “utilizzate“ generalmente come portatori o per la loro conoscenza del territorio piuttosto che per le loro competenze e capacità in alta montagna. Nel senso stretto del termine, le Guide Alpine della Valpelline si struttureranno molto più tardi e daranno origine nel 1960 ad una vera e propria associazione, che probabilmente fu la terza in ordine cronologico ad essere creata in Valle D’Aosta.
La Guida Alpina è un po’ la memoria vivente della montagna. Molto spesso, ma non sempre, è uno del posto, discendente di quegli instancabili valligiani senza i quali i "signori" non avrebbero mai raggiunto le vette più alte. Oggi si evidenzia sempre di più che questo legame storico con il "territorio calpestato" diventa sempre più labile e sfumato… e i richiami ad un "Alpinismo a km zero", tanto sbandierato da alcuni, se non passa attraverso un recupero della storia del luogo diventa esclusivamente uno slogan a scopo pubblicitario.
Questa lunga premessa era necessaria per ribadire che la Valpelline (Val Pellina) tiene "nascosta" nel suo territorio e nella "sua pietra" una storia alpinistica sconosciuta ai più, probabilmente anche agli stessi nativi e che andrebbe ri-scoperta e ripercorsa lungo le sue interminabili creste e i suoi dislivelli.
Il Pilier Petey è l’elemento roccioso che struttura la parte terminale della lunga cresta Sud del Mont di Crête Sèche. Pilastro che diventa molto evidente percorrendo il tratto terminale del sentiero che sale al rifugio.
Tale pilastro era innominato e dopo le aperture delle prime vie ad opera di Sergio Petey, Guida Alpina della Valpelline e residente in essa, fu denominato Pilier Petey. E come sempre quando un oggetto, un luogo, una persona vengono denominate, acquistano esistenza. Diventano reali.
Sergio è un profondo conoscitore di questi luoghi con una lunga esperienza nel soccorso alpino valdostano e con alle spalle tre spedizioni Himalayane. È stato "l’apripista" su questa struttura. Ha aperto insieme a Colombo e Rosset tre itinerari di arrampicata che furono la naturale evoluzione, dopo le prime vie a spit degli anni 2000, di questa zona poco frequentata e sconosciuta al mondo degli arrampicatori.
Sicuramente come mi diceva Ezio Marlier in una chiacchierata al bar di Loredana in quel di Bionaz: "se Sergio Petey non avesse aperto per primo le vie sul Pilier, io non avrei ripetuto Rattevoladzo e non avrei notato altre linee di salita che poi ho percorso. Sicuramente e indirettamente, sulle nuove vie odierne sul Pilier, è necessario riconoscere il “"lavoro precedente" di Sergio."
Attualmente sul Pilier Petey esistono ben sei itinerari di arrampicata: tre ad opera di Sergio Petey e compagni (2012-2015) e tre itinerari recentissimi (2019-2020) ad opera di Ezio Marlier con diversi amici di cordata.
Angelo Baroni
Accesso al Pilier Petey
Nella foto scattata dal sentiero di accesso ed in prossimità del rifugio, si evidenzia fondamentalmente il lato Est dove la struttura appare come un vero pilastro e dove scorrono le vie: Milwaukee Butterfly e Androsace Glacialis. Le vie Rattevoladzo, Noah e Prince Robert sono sul versante Sud che diventa una vera e propria parete che diminuisce di altezza andando verso il lato Ovest ove è stata tracciata Bebi-Rebi che termina sulla “Pointe des beaux reves.
Accesso: alle spalle del rifugio parte il sentiero, tratti gialli e ometti che porta alla Comba di Vertsan. Lo si segue per circa 5-10 minuti e si prende una flebile traccia che sale alla partenza delle vie Rebi-Bebi, Prince Robert e Noah. Appena dopo Noah su una placca, scritta alla base, parte Rattevoladzo. Per le vie Androsace e Milwaukee Butterfly si deve proseguire sul sentiero oltre Rattevoladzo e reperire una traccia (da camosci) che porta alle balze superiori dove partono le altre due vie.
Specifiche tecniche
Per quanto riguarda le vie Rattevoladzo, Androsace e Milwaukee Butterfly nella foto originale di Sergio Petey viene indicato il materiale necessario e le difficoltà. Per le ultime realizzazioni ad opera di Ezio Marlier e compagni ecco le specifiche:
Via Bebi-Rebi
Prima salita: Ezio Marlier, Luigi Santini, Alberto Corbella
5 lunghezze. 2 mezze corde da 60m. Una serie di friends fino al giallo (necessari!). 12 rinvii. Calate in doppia.
L1:5c, L2:6a+, L3: 5b, L4:5b, L5:5b
Via Prince Robert
Prima salita: Ezio Marlier, Orelia Cecile
5 lunghezze Corda da 60m. Friends fino al giallo. 10 rinvii.
L1: 5c, L2: 6b, L3: 6a+, L4: 6a, L5: 5
Importante: il tiro va protetto per la sua intera lunghezza. La prima calata dalla cima viene effettuata su fettuccia blu intorno a spuntone.
Via Noah
Prima salita: Ezio Marlier, Luigi Santini
6 lunghezze. Corda da 60m. 10 rinvii. i friends fino al giallo possono essere utili, quindi qualche rinvio in più)
L1: 5, L2: 6a, L3: 6b+, L4: 6a, L5: 6b, L6: 6a+.
Note: Ho ripetuto (intorno al 20 agosto) tale via con l’amico Gianfranco Brenna e devo dire che la chiodatura è più che sufficiente.