The North Face: Simone Moro e Hervè Barmasse conquistano la vetta inviolata del Beka Brakai Chhok in Pakistan
Gli atleti The North Face Simone Moro e Herve' Barmasse conquistano la vetta inviolata del Beka Brakai Chhok in Pakistan.
06 agosto 2008 - The North Face®, leader mondiale nel settore dellabbigliamento, dellattrezzatura e delle calzature outdoor tecnicamente davanguardia, annuncia che Simone Moro e Hervè Barmasse, entrambi atleti del team globale The North Face, hanno conquistato la vetta del Beka Brakai Chhok, montagna di quasi 7000 metri (6940) nella catena del Karakorum in Pakistan.
Moro e Bramasse si erano inoltrati il mese scorso nella remota valle del Baltar Glacier con lintento di scalare linviolato Batura II (7762). Dopo aver scoperto che una spedizione koreana aveva il loro stesso obbiettivo, i due alpinisti italiani hanno deciso di individuare unaltra montagna da conquistare per evitare uninsensata e pericolosa competizione.
La scelta è caduta sul Beka Brakai Chhok, una fantastica piramide di ghiaccio e roccia che da tempo resisteva ai tentativi dei vari alpinisti che lavevano corteggiata senza successo. Simone ed Hervè hanno conquistato questa montagna scalandola in puro stile alpino, senza nessun campo piazzato: il tutto in meno di 48 ore!
I due alpinisti sono partiti dalla base della parete, a 4750 m, alle 5 del mattino affrontato una salita costantemente su terreno difficile, superando tratti strapiombanti di ghiaccio, numerosi pezzi verticali, qualche tratto di misto e numerosi crepacci.
Da 6000 metri hanno poi iniziato un lungo delicatissimo traverso fino a raggiungere la base della piramide sommitale della montagna a quota 6500 metri, dove hanno organizzato un bivacco.
Senza tenda, né sacco a pelo, né fornelletto, Simone ed Hervè hanno trascorso la notte alladdiaccio in attesa dellalba per salire gli ultimi 400 metri della montagna.
Intorno alle 15.00 sono finalmente arrivati in vetta, una gigantesca cornice di neve inconsistente. Ma il tempo per godersi il successo non è stato molto.
I due alpinisti sapevamo che la via del ritorno si sarebbe dimostrato ostica e pericolosa e si sono dunque subito concentrati sulla discesa. Hanno deciso di seguire un itinerario diverso da quello di salita, più diretto e veloce ma più pericoloso per la presenza di grossi seracchi sommitali.
A mezzanotte erano nuovamente al punto di partenza, alle 3 di notte finalmente al campo base.
E una salita che ci dà molta soddisfazione e consapevolezza delle nostre capacità e che chiude i conti con i vari tentativi precedenti, spiegano Simone Moro e Hervè Barmasse. Siamo lieti di poter far arrivare dal mondo dellalpinismo una buona notizia, dopo le tragedie cui abbiamo purtroppo assistito negli ultimi giorni. Speriamo che questa nostra spedizione aiuti a ricordare al grande pubblico e agli appassionati, che lalpinismo non è solo morte, tragedie, sopravvivenza ed eroismo. Noi, come tanti altri, andiamo in montagna con buon senso, per vivere, gioire, crescere, accettare i verdetti della vita, dello sport e a volte anche del destino, senza mai mettere in discussione e mancare di rispetto verso ciò che permette di portare avanti tutto questo: il valore della vita.
Moro e Bramasse si erano inoltrati il mese scorso nella remota valle del Baltar Glacier con lintento di scalare linviolato Batura II (7762). Dopo aver scoperto che una spedizione koreana aveva il loro stesso obbiettivo, i due alpinisti italiani hanno deciso di individuare unaltra montagna da conquistare per evitare uninsensata e pericolosa competizione.
La scelta è caduta sul Beka Brakai Chhok, una fantastica piramide di ghiaccio e roccia che da tempo resisteva ai tentativi dei vari alpinisti che lavevano corteggiata senza successo. Simone ed Hervè hanno conquistato questa montagna scalandola in puro stile alpino, senza nessun campo piazzato: il tutto in meno di 48 ore!
I due alpinisti sono partiti dalla base della parete, a 4750 m, alle 5 del mattino affrontato una salita costantemente su terreno difficile, superando tratti strapiombanti di ghiaccio, numerosi pezzi verticali, qualche tratto di misto e numerosi crepacci.
Da 6000 metri hanno poi iniziato un lungo delicatissimo traverso fino a raggiungere la base della piramide sommitale della montagna a quota 6500 metri, dove hanno organizzato un bivacco.
Senza tenda, né sacco a pelo, né fornelletto, Simone ed Hervè hanno trascorso la notte alladdiaccio in attesa dellalba per salire gli ultimi 400 metri della montagna.
Intorno alle 15.00 sono finalmente arrivati in vetta, una gigantesca cornice di neve inconsistente. Ma il tempo per godersi il successo non è stato molto.
I due alpinisti sapevamo che la via del ritorno si sarebbe dimostrato ostica e pericolosa e si sono dunque subito concentrati sulla discesa. Hanno deciso di seguire un itinerario diverso da quello di salita, più diretto e veloce ma più pericoloso per la presenza di grossi seracchi sommitali.
A mezzanotte erano nuovamente al punto di partenza, alle 3 di notte finalmente al campo base.
E una salita che ci dà molta soddisfazione e consapevolezza delle nostre capacità e che chiude i conti con i vari tentativi precedenti, spiegano Simone Moro e Hervè Barmasse. Siamo lieti di poter far arrivare dal mondo dellalpinismo una buona notizia, dopo le tragedie cui abbiamo purtroppo assistito negli ultimi giorni. Speriamo che questa nostra spedizione aiuti a ricordare al grande pubblico e agli appassionati, che lalpinismo non è solo morte, tragedie, sopravvivenza ed eroismo. Noi, come tanti altri, andiamo in montagna con buon senso, per vivere, gioire, crescere, accettare i verdetti della vita, dello sport e a volte anche del destino, senza mai mettere in discussione e mancare di rispetto verso ciò che permette di portare avanti tutto questo: il valore della vita.
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