Speed

7 ore che hanno cambiato la mia vita
Narrativa
E’ inutile cercare nelle parole di Ueli Steck frasi ad effetto, momenti di spasmodica suspence, o altre situazioni No limit, ma di sicuro è presente un onesto e bel racconto di grande alpinismo.
Planetmountain
Anno
2011
Editore
Priuli & Verlucca
Recensitore
Paola Lugo
Prezzo
18,50
Pagine
280
Lingua
italiano
ISBN
9788880685111


Gli inglesi lo chiamano understatement. Ovvero l’atteggiamento di chi cerca di sminuire, attenuare le proprie affermazioni, o a nascondere l’eccezionalità del proprio status. Un sano atteggiamento di cui si sente effettivamente la mancanza in un periodo in cui la ricerca dello scoop sensazionale sembra dominare ogni resoconto di impresa o anche semplice avventura alpinistica.

Ho letto Speed pochi giorni dopo avere visto il film di Gerald Salmina, Mount St. Elias, il racconto della discesa di sci estremo più lunga del mondo, da cui ero uscita sicuramente incantata dalle immagini spettacolari, ma anche un po’ annoiata dal solito racconto mirabolante delle ormai solite avventure estreme. Per cui la lettura del libro di Ueli Steck è stata davvero una piacevole sorpresa.

Che la trilogia delle grandi pareti nord (Eiger, Cervino e Grandes Jorasse) salite dall’alpinista svizzero a tempo di record – 7 ore e 4 minuti in totale – sia stata un’impresa estrema, nessuno può metterlo in discussione. Quello che rende il libro non banale, e lo differenza appunto da troppi altri racconti alpinistici, è la lontananza da ogni iperbole, a favore di un racconto essenziale della salita e, soprattutto, della preparazione.

Per la salita all’Eiger sono state impiegate 1.100 ore di allenamento, accuratamente pianificate su fogli Excell. Ogni movimento, ogni passaggio deve essere preparato con la massima scrupolosità. Per superare i tre passaggi più impegnativi della via Heckmair, Steck ha disegnato su un foglietto l’intera sequenza di movimenti (schizzo fedelmente riportato nel libro…) e poi memorizzati accuratamente, in modo da potere superare i sessanta metri di quinto grado in soli quattro minuti. Non sono particolarmente dotato per l’alpinismo rivela nell’introduzione Non sono nemmeno uno sportivo di resistenza particolare. Di certo il mio punto forte è invece l’ostinazione. La preparazione deve essere perfetta.

E’ inutile cercare nelle parole di Ueli Steck frasi ad effetto, momenti di spasmodica suspence, o altre situazioni No limit (a modo mio sono pure di vedute un po’ ristrette rispondendo a un classico pregiudizio a carico degli svizzeri), ma di sicuro è presente un onesto e bel racconto di grande alpinismo.

Le questioni importanti poi ci sono tutte, il rapporto con gli sponsor, la deleteria spettacolarizzazione dell’alpinismo, la nascita di un alpinismo senza responsabilità e senza rischi, la felicità dell’arrampicare “in stato di grazia” o flou, come lo chiama Steck, quasi sempre affrontate durante le conversazioni con i tre “maestri” Bonatti, Messner e Profit inserite nel libro. La frase più interessante forse è proprio quella pronunciata dal mito altoatesino, parlando del rapporto tra nuove sfide che il moderno alpinismo propone e l’inevitabile fattore rischio: la capacità sta nell’opporsi alla morte.

Paola Lugo
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Anno
2011
Editore
Priuli & Verlucca
Recensitore
Paola Lugo
Prezzo
18,50
Pagine
280
Lingua
italiano
ISBN
9788880685111