La legge della montagna
I più celebri casi giudiziari che hanno segnato la storia dell'alpinismo
C'è un lato oscuro nella storia dell'alpinismo, un lato poco noto ma che spesso è avvincente quanto il racconto delle grandi salite, e consiste nel resoconto degli strascichi giudiziari di tante fra le imprese più eroiche e gloriose.
Planetmountain
Anno
2011
Editore
Corbaccio
Recensitore
Paola Lugo
Prezzo
18.60
Pagine
171
Lingua
italiano
ISBN
788863800500
Un grande alpinista disse che normalmente chi scala le montagne è visto come un essere superiore, anche eticamente, forse perché tanto più vicino al cielo dei comuni mortali. Invece, proseguiva saggiamente, gli alpinisti sono come tutti, a volte meschini e scorretti come gli uomini delle terre basse.
Chi si occupa di storia dell’alpinismo in passato ha ceduto alla tentazione di proporre visioni eroiche e romantiche di chi si ostina a salire le montagne, eludendo con disinvoltura domande imbarazzanti come “perché gli alpinisti litigano ?” e soprattutto “perché gli alpinisti mentono ? Addentrarsi in un campo minato come questo (conoscete qualcuno di più suscettibile degli alpinisti?) non è certamente facile, occorre avere alle spalle un sapere non improvvisato della storia alpinistica, un grande e preciso lavoro di documentazione e soprattutto sapere raccontare.
Lo sguardo disincantato e curioso di Augusto Golin ne La legge della montagna indaga con successo proprio il lato oscuro e sicuramente meno nobile dell’alpinismo, ovvero quei casi in cui grandi ed eroiche imprese hanno avuto un seguito imbarazzante ed assai poco edificante nella aule giudiziarie. Dimostrando che non si tratta di un fenomeno recente, dovuto alla mercificazione della montagna, come la massiccia presenza degli sponsor negli ultimi anni potrebbe far pensare: la prima impresa che ha segnato la nascita dell’alpinismo, ovvero la salita del 8 agosto 1786 del Monte Bianco, trascina con sé una polemica accesissima su chi effettivamente guidò la salita (Balmat o Paccard?)
Inoltre: di chi fu la responsabilità della tragedia della prima salita al Cervino, conclusasi con la morte di tre alpinisti (tra cui nientemeno che un giovane Pari inglese)? Per non parlare dell’interminabile querelle che oppose per anni Lacedelli e Compagnoni a Bonatti sui fatti avvenuti nella notte tra il 30 e 31 luglio 1954 sotto la cima del K2…
In breve, quello che il libro di Golin racconta assai chiaramente è che quando si ritorna a casa non ci sono solo i ricordi esaltanti della cima raggiunta da riporre nello zaino, ma anche una quantità incredibile di carte bollate, denunce, sentenze e controtendenze, volte ad inseguire “una verità” che, come tutte le verità appare sempre più ingarbugliata e confusa.
Quello che è sorprendente è che, nonostante tutto, gli alpinisti sono simpatici. Perché ci ricorda Golin – con una affermazione assai simile alla conclusione di Camanni nel suo “metafora dell’alpinismo” - “ anche se spesso a vincere furono l’ambizione personale e l’opportunismo” e se “invidia, meschinità non li risparmiano “ chi ama perdersi nel sogno di una parete possiede ”spirito di avventura e una sorta di ribellione anarchica ai rigidi meccanismi della società odierna” . Per cui lo perdoniamo sempre, l’alpinista, e continuiamo ad interessarci del suo gioco insensato.
Paola Lugo
Chi si occupa di storia dell’alpinismo in passato ha ceduto alla tentazione di proporre visioni eroiche e romantiche di chi si ostina a salire le montagne, eludendo con disinvoltura domande imbarazzanti come “perché gli alpinisti litigano ?” e soprattutto “perché gli alpinisti mentono ? Addentrarsi in un campo minato come questo (conoscete qualcuno di più suscettibile degli alpinisti?) non è certamente facile, occorre avere alle spalle un sapere non improvvisato della storia alpinistica, un grande e preciso lavoro di documentazione e soprattutto sapere raccontare.
Lo sguardo disincantato e curioso di Augusto Golin ne La legge della montagna indaga con successo proprio il lato oscuro e sicuramente meno nobile dell’alpinismo, ovvero quei casi in cui grandi ed eroiche imprese hanno avuto un seguito imbarazzante ed assai poco edificante nella aule giudiziarie. Dimostrando che non si tratta di un fenomeno recente, dovuto alla mercificazione della montagna, come la massiccia presenza degli sponsor negli ultimi anni potrebbe far pensare: la prima impresa che ha segnato la nascita dell’alpinismo, ovvero la salita del 8 agosto 1786 del Monte Bianco, trascina con sé una polemica accesissima su chi effettivamente guidò la salita (Balmat o Paccard?)
Inoltre: di chi fu la responsabilità della tragedia della prima salita al Cervino, conclusasi con la morte di tre alpinisti (tra cui nientemeno che un giovane Pari inglese)? Per non parlare dell’interminabile querelle che oppose per anni Lacedelli e Compagnoni a Bonatti sui fatti avvenuti nella notte tra il 30 e 31 luglio 1954 sotto la cima del K2…
In breve, quello che il libro di Golin racconta assai chiaramente è che quando si ritorna a casa non ci sono solo i ricordi esaltanti della cima raggiunta da riporre nello zaino, ma anche una quantità incredibile di carte bollate, denunce, sentenze e controtendenze, volte ad inseguire “una verità” che, come tutte le verità appare sempre più ingarbugliata e confusa.
Quello che è sorprendente è che, nonostante tutto, gli alpinisti sono simpatici. Perché ci ricorda Golin – con una affermazione assai simile alla conclusione di Camanni nel suo “metafora dell’alpinismo” - “ anche se spesso a vincere furono l’ambizione personale e l’opportunismo” e se “invidia, meschinità non li risparmiano “ chi ama perdersi nel sogno di una parete possiede ”spirito di avventura e una sorta di ribellione anarchica ai rigidi meccanismi della società odierna” . Per cui lo perdoniamo sempre, l’alpinista, e continuiamo ad interessarci del suo gioco insensato.
Paola Lugo
Anno
2011
Editore
Corbaccio
Recensitore
Paola Lugo
Prezzo
18.60
Pagine
171
Lingua
italiano
ISBN
788863800500