Kugy Horn - Jôf di Montasio
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Kugy Horn: Jof di Montasio
Planetmountain
Bellezza
Primi salitori
Ferdinand Horn, 8 settembre 1911 (Graziadio Bolaffio, Julius Kugy, Jože Komač e Anton Oitzinger, 29 agosto 1903 la prima parte sulle Cenge del Walhalla).
Autore scheda
Saverio D’Eredità, Emiliano Zorzi
Versante
NO
Lunghezza dislivello
2000m circa
Quota
2753m
Difficoltà
IV
Orario
6–8h
Vetta più alta del gruppo e delle Giulie Occidentali, questo superbo castello roccioso riassume tutte le caratteristiche proprie del gruppo. I percorsi alpinistici rivestono grande interesse per l’ambiente selvaggio e grandioso in cui si svolgono e sono tutti, anche quelli tecnicamente più facili, impegnativi per i lunghi dislivelli da superare. Il maggior interesse alpinistico si concentra sulla severa parete N e soprattutto nel versante W che si eleva per più di 1500 m dal fondo della Val Dogna con una delle più belle e grandiose pareti di tutte le Giulie, la cui roccia è spesso solida e articolata. Gli altri versanti presentano invece caratteristiche tipiche del gruppo con regolari bancate di calcare compatto alternate a fasce friabili o erbose.
Kugy-Horn è uno degli itinerari più affascinanti del gruppo e di tutte le Giulie, che si svolge in ambiente eccezionalmente selvaggio e solitario. Questo percorso avvolgente e complesso che attraversa la parete NW del Montasio è il frutto della combinazione di due itinerari aperti in tempi e con finalità diverse prima da Kugy che per primo esplorò il sistema di cenge (“Cenge del Walhalla”) e poi in solitaria da Horn che individuò per errore l’uscita verso l’alto. Pur non presentando grandi difficoltà tecniche si tratta di un percorso d’impegno alpinistico, che richiede esperienza, orientamento e grande senso della montagna. Roccia friabile fino alle Cenge del Walhalla, ottima nel colatoio.
Kugy-Horn è uno degli itinerari più affascinanti del gruppo e di tutte le Giulie, che si svolge in ambiente eccezionalmente selvaggio e solitario. Questo percorso avvolgente e complesso che attraversa la parete NW del Montasio è il frutto della combinazione di due itinerari aperti in tempi e con finalità diverse prima da Kugy che per primo esplorò il sistema di cenge (“Cenge del Walhalla”) e poi in solitaria da Horn che individuò per errore l’uscita verso l’alto. Pur non presentando grandi difficoltà tecniche si tratta di un percorso d’impegno alpinistico, che richiede esperienza, orientamento e grande senso della montagna. Roccia friabile fino alle Cenge del Walhalla, ottima nel colatoio.
Accesso
Dal Rifugio Grego seguire il sentiero 611 fino al bivio 0h10 prima del Bivacco Stuparich che si incontra dopo aver superato il tratto in ripida salita che rimonta lo zoccolo roccioso. Al bivio, seguire verso dx il sentiero (segn. 652), in direzione del Jôf di Sompdogna, che, pianeggiante, rapidamente porta al fondo dell’avvallamento che scende dalla Forca del Montasio e dove si esce dal sentiero verso sx. Si sale direttamente verso la forca (aperta fra la Cresta dei Draghi a sx e la Torre Carnizza a dx) per prati cosparsi di roccette e mughi prima e per il faticoso canalone poi. Verso la fine questo si stringe e presenta qualche salto roccioso che si supera a sx (I), raggiungendo la forca (q. 1876), affacciata sulla Val Rotta. 2h30 dal Rifugio Grego, 1h dal Bivacco Stuparich. Itinerario
Sulla sx, dalla forcella, attaccare le rocce rotte soprastanti tendendo un po’ verso sx giungendo ad una zona facile. Si risale senza via obbligata un'alternanza di paretine e brevi caminetti intervallati da cenge detritiche, su difficoltà omogenee di II e III per ca. 200 m. La direttiva di salita è data dalla Torre Amalia che si innalza verticale un po’a sx. Arrivati quasi all'altezza della cima della Torre Carnizza, alle nostre spalle, si supera un salto più ripido sfruttando un profondo camino (15 m, III, 1CF in cima) o le rocce alla sua dx, oltre il quale ci si ritrova su una cengetta detritica che segna l'inizio, piuttosto evidente, delle Cenge del Walhalla (ometto sulla dx). Seguirle verso dx affacciandosi sul lato NW. All'inizio la cengia si presenta larga ed erbosa, poi man mano si stringe attraversando un primo profondo colatoio che scende dalle torri della Cresta dei Draghi e continuando sempre più stretta ed esposta addentrandosi nelle pieghe della montagna. Attraversare un successivo canale abbassandosi ca. 20 m su rocce slavate esposte (II+, 1CF in cima per ev. doppia; possibile aggirare sul margine dx la placca slavata su rocce più articolate ma a tratti friabili) e riprendere la cengia letteralmente scolpita nella roccia con percorso esposto ma facile (p. I) fino ad una spalla erbosa sul crestone WNW contraddistinta dal caratteristico torrione del Jôf Moz (uscita Itin. 146 e 147). Appare da qui la parte superiore dell'itinerario con due colatoi paralleli molto profondi (quello di sx parzialmente nascosto alla vista), divisi da un tondo pilastro, che si originano direttamente dalla Gran Cengia, appena intuibile. Il percorso attaccherà nel colatoio più a sx e dopo 50 m passerà in quello di dx che si seguirà per un lungo tratto. Abbassarsi pochi metri per verdi e riprendere la cengia che porta fino allo sbocco del primo colatoio che si attacca arrampicando su salti di roccia lisciata dall'acqua per ca. 50 m (III, preferibile tenersi sul bordo dx). Obliquare poi a dx su rocce articolate ma friabili, fino ad un esposto terrazzino sul bordo sx del secondo colatoio (ca. 80 m, II e III, 1C a metà del tratto per ev. sosta). Salire sul fianco del colatoio per pochi metri, poi traversare delicatamente per una sottile cornice esposta sopra un liscio salto, entrando nel fondo del colatoio, più stretto del primo e caratterizzato da marmitte e pozze (20 m, III+). Seguire il colatoio per ca. 60 m arrampicando sul suo fondo o sul lato sx superando alcuni massi incastrati (pp. III) fino sotto ad un salto strapiombante. Superarlo per una paretina a dx (p. III+, 1C) portandosi sopra di esso dentro il colatoio di roccia liscia e bagnata e sostando sul lato dx (1C), sotto una marcata fessura che incide la parete dx del canale. Da qui si presentano due possibilità:
a. salire interamente la profonda fessura (IV) e dopo 2 lunghezze uscire su una zona di rocce appoggiate e facili (80 m, III+, pp. IV) sovrastate in alto dai ripidi salti sottostanti la Gran Cengia.
b. continuare nel fondo del canale per altri 70 m ca., evitando sulla dx un grosso masso (pp. III+, qualche chiodo), finché il canale si allarga e vi si può uscire verso dx (il canale principale prosegue ancora fino sotto una grande parete nera) per ripida paretina articolata (40 m ca., pp. III+) che gradualmente si abbatte. Dove appare facile (ometti) si obliqua decisamente a dx per la zona di rocce appoggiate e facili della possibilità “a” (pp. II).
Attraversare lungamente in obliquo a dx su rocce facili ma esposte (II, ometti) in direzione di una spalla dove si rinviene un ometto (ca. 60 m). Traversare verso dx, per una esposta cengia che contorna alla radice il pilastro basale della Sfinge e dopo ca. 50 m innalzarsi superando un canalino (III-, friabile) che conduce ad una successiva cengia detritica proprio sotto la Sfinge. Seguirla a dx (esposto); dove questa si interrompe abbassarsi pochi metri (II+) e proseguire lungo la stessa, più facilmente, in direzione di un vasto impluvio che è l’uscita della Via di Dogna. Per questo in breve alla Gran Cengia e al Bivacco Suringar. Per la cima si prosegue altri 50 mt per poi imboccare a sx il Canalone Findenneg. Arrivati alla sua base traversare verso sx (pp. II) entrando nel canalone che si insinua tra gli alti pilastri della testa sommitale del Montasio. A ca. metà, una liscia fessura oppone il passaggio più difficile (II+) superabile preferibilmente a sx. Poco sopra, dove il canalone si apre formando due rami, seguire quello di sx su rocce via via più facili, ma anche più friabili, uscendo in cresta verso sx. Seguire il filo di cresta, con qualche deviazione sul versante N fino in vetta Discesa
Per la "Normale" ai Piani del Montasio (2 h dalla cima - in tal caso bisogna disporre di due auto) oppure, per ritornare al punto di partenza ridiscendere lungo il Canalone Findenneg e, ripassando per il Biv. Stuparich, seguire la via “Amalia” (itinerario attrezzato e segnalato che percorre i versante nord ovest e nord del Montasio e consente di rientrare al Rif.Grego; circa 4 ore dalla cima) Materiale
NDA Note
Tempo di salita 6 – 8 ore Cartografia
Alpi Giulie e Carniche orientali – edizioni Alpine Studio, 2019 di Saverio D’Eredità ed Emiliano Zorzi è la nuova edizione, aggiornata e rivista della guida “Alpi Carniche e Giulie” del 2016. Contiene oltre 500 itinerari dalle normali alle più difficili scalate moderne, corredate da cartine, 50 schizzi tecnici e 137 foto in formato HD.
Dal Rifugio Grego seguire il sentiero 611 fino al bivio 0h10 prima del Bivacco Stuparich che si incontra dopo aver superato il tratto in ripida salita che rimonta lo zoccolo roccioso. Al bivio, seguire verso dx il sentiero (segn. 652), in direzione del Jôf di Sompdogna, che, pianeggiante, rapidamente porta al fondo dell’avvallamento che scende dalla Forca del Montasio e dove si esce dal sentiero verso sx. Si sale direttamente verso la forca (aperta fra la Cresta dei Draghi a sx e la Torre Carnizza a dx) per prati cosparsi di roccette e mughi prima e per il faticoso canalone poi. Verso la fine questo si stringe e presenta qualche salto roccioso che si supera a sx (I), raggiungendo la forca (q. 1876), affacciata sulla Val Rotta. 2h30 dal Rifugio Grego, 1h dal Bivacco Stuparich. Itinerario
Sulla sx, dalla forcella, attaccare le rocce rotte soprastanti tendendo un po’ verso sx giungendo ad una zona facile. Si risale senza via obbligata un'alternanza di paretine e brevi caminetti intervallati da cenge detritiche, su difficoltà omogenee di II e III per ca. 200 m. La direttiva di salita è data dalla Torre Amalia che si innalza verticale un po’a sx. Arrivati quasi all'altezza della cima della Torre Carnizza, alle nostre spalle, si supera un salto più ripido sfruttando un profondo camino (15 m, III, 1CF in cima) o le rocce alla sua dx, oltre il quale ci si ritrova su una cengetta detritica che segna l'inizio, piuttosto evidente, delle Cenge del Walhalla (ometto sulla dx). Seguirle verso dx affacciandosi sul lato NW. All'inizio la cengia si presenta larga ed erbosa, poi man mano si stringe attraversando un primo profondo colatoio che scende dalle torri della Cresta dei Draghi e continuando sempre più stretta ed esposta addentrandosi nelle pieghe della montagna. Attraversare un successivo canale abbassandosi ca. 20 m su rocce slavate esposte (II+, 1CF in cima per ev. doppia; possibile aggirare sul margine dx la placca slavata su rocce più articolate ma a tratti friabili) e riprendere la cengia letteralmente scolpita nella roccia con percorso esposto ma facile (p. I) fino ad una spalla erbosa sul crestone WNW contraddistinta dal caratteristico torrione del Jôf Moz (uscita Itin. 146 e 147). Appare da qui la parte superiore dell'itinerario con due colatoi paralleli molto profondi (quello di sx parzialmente nascosto alla vista), divisi da un tondo pilastro, che si originano direttamente dalla Gran Cengia, appena intuibile. Il percorso attaccherà nel colatoio più a sx e dopo 50 m passerà in quello di dx che si seguirà per un lungo tratto. Abbassarsi pochi metri per verdi e riprendere la cengia che porta fino allo sbocco del primo colatoio che si attacca arrampicando su salti di roccia lisciata dall'acqua per ca. 50 m (III, preferibile tenersi sul bordo dx). Obliquare poi a dx su rocce articolate ma friabili, fino ad un esposto terrazzino sul bordo sx del secondo colatoio (ca. 80 m, II e III, 1C a metà del tratto per ev. sosta). Salire sul fianco del colatoio per pochi metri, poi traversare delicatamente per una sottile cornice esposta sopra un liscio salto, entrando nel fondo del colatoio, più stretto del primo e caratterizzato da marmitte e pozze (20 m, III+). Seguire il colatoio per ca. 60 m arrampicando sul suo fondo o sul lato sx superando alcuni massi incastrati (pp. III) fino sotto ad un salto strapiombante. Superarlo per una paretina a dx (p. III+, 1C) portandosi sopra di esso dentro il colatoio di roccia liscia e bagnata e sostando sul lato dx (1C), sotto una marcata fessura che incide la parete dx del canale. Da qui si presentano due possibilità:
a. salire interamente la profonda fessura (IV) e dopo 2 lunghezze uscire su una zona di rocce appoggiate e facili (80 m, III+, pp. IV) sovrastate in alto dai ripidi salti sottostanti la Gran Cengia.
b. continuare nel fondo del canale per altri 70 m ca., evitando sulla dx un grosso masso (pp. III+, qualche chiodo), finché il canale si allarga e vi si può uscire verso dx (il canale principale prosegue ancora fino sotto una grande parete nera) per ripida paretina articolata (40 m ca., pp. III+) che gradualmente si abbatte. Dove appare facile (ometti) si obliqua decisamente a dx per la zona di rocce appoggiate e facili della possibilità “a” (pp. II).
Attraversare lungamente in obliquo a dx su rocce facili ma esposte (II, ometti) in direzione di una spalla dove si rinviene un ometto (ca. 60 m). Traversare verso dx, per una esposta cengia che contorna alla radice il pilastro basale della Sfinge e dopo ca. 50 m innalzarsi superando un canalino (III-, friabile) che conduce ad una successiva cengia detritica proprio sotto la Sfinge. Seguirla a dx (esposto); dove questa si interrompe abbassarsi pochi metri (II+) e proseguire lungo la stessa, più facilmente, in direzione di un vasto impluvio che è l’uscita della Via di Dogna. Per questo in breve alla Gran Cengia e al Bivacco Suringar. Per la cima si prosegue altri 50 mt per poi imboccare a sx il Canalone Findenneg. Arrivati alla sua base traversare verso sx (pp. II) entrando nel canalone che si insinua tra gli alti pilastri della testa sommitale del Montasio. A ca. metà, una liscia fessura oppone il passaggio più difficile (II+) superabile preferibilmente a sx. Poco sopra, dove il canalone si apre formando due rami, seguire quello di sx su rocce via via più facili, ma anche più friabili, uscendo in cresta verso sx. Seguire il filo di cresta, con qualche deviazione sul versante N fino in vetta Discesa
Per la "Normale" ai Piani del Montasio (2 h dalla cima - in tal caso bisogna disporre di due auto) oppure, per ritornare al punto di partenza ridiscendere lungo il Canalone Findenneg e, ripassando per il Biv. Stuparich, seguire la via “Amalia” (itinerario attrezzato e segnalato che percorre i versante nord ovest e nord del Montasio e consente di rientrare al Rif.Grego; circa 4 ore dalla cima) Materiale
NDA Note
Tempo di salita 6 – 8 ore Cartografia
Alpi Giulie e Carniche orientali – edizioni Alpine Studio, 2019 di Saverio D’Eredità ed Emiliano Zorzi è la nuova edizione, aggiornata e rivista della guida “Alpi Carniche e Giulie” del 2016. Contiene oltre 500 itinerari dalle normali alle più difficili scalate moderne, corredate da cartine, 50 schizzi tecnici e 137 foto in formato HD.
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Primi salitori
Ferdinand Horn, 8 settembre 1911 (Graziadio Bolaffio, Julius Kugy, Jože Komač e Anton Oitzinger, 29 agosto 1903 la prima parte sulle Cenge del Walhalla).
Autore scheda
Saverio D’Eredità, Emiliano Zorzi
Versante
NO
Lunghezza dislivello
2000m circa
Quota
2753m
Difficoltà
IV
Orario
6–8h
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