Inaugurazione della Falesia di Valdone (SO), per continuare una storia interrotta
Il 21 aprile 2007 è in programma l’inaugurazione ufficiale della (storica) falesia di Valdone (Valmalenco, SO) dopo le opere di sistemazione e restauro conservativo finanziate dal Comune di Torre di Santa Maria e curate dalle guide alpine della Valmalenco con l'opera di Michele Comi, Giancarlo Lenatti, Elia Negrini e Paolo Masa. Interverranno moltissimi climbers valtellinesi di ieri e di oggi.
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La falesia del Valdone (Valmalenco, Sondrio)
arch. Guide alpine Valmalenco
E’ per sabato 21 aprile l’appuntamento per l’inaugurazione ufficiale della falesia di Valdone (Valmalenco, Sondrio) dopo l’opera di ripulitura, chiodatura e sistemazione conservativa che ha recuperato questa storica parete del sondriese. Un modo per non perdere pezzi di storia dell'arrampicata sondriese ma anche per continuarla...
A partire da metà mattina di sabato 21 aprile ci sarà l'inaugurazione della parete con un piccolo raduno di arrampicatori di ieri e di oggi: interverranno un po' tutti i climber valtellinesi, da qualli attivi negli anni 60' (Gugiatti, Ghetti, Speckenauser) ai sassisti Boscacci, Masa, Merizzi, Miotti sino a Pigoni e Luca Maspes Rampikino. Ci sarà un aperitivo alla base della parete offerto dal Masa, ora affermato gestore di punti ristoro sulle piste da sci...
Le pareti del Valdone si trovano a due passi da Sondrio e sono facilmente raggiungibili. Sono costituite da una fascia di solido gneiss alta sino a 80 m. Storica palestra degli arrampicatori sondriesi già dagli anni '50, le pareti sono state poi progressivamente abbandonate. Nel 2006 il Comune di Torre di Santa Maria ha finanziato un intervento di bonifica e ripristino dei luoghi con la creazione di un nuovo e più comodo sentiero di accesso e con l'attrezzatura di numerosi itinerari di arrampicata sportiva. I lavori sono stati condotti dalle Guide della Valmalenco.
L'arrampicata è in puro stile granitico con fessure e diedri e spigoli perfetti. Ad oggi sono stati attrezzati una trentina di lunghezze dal 5b al 8a, alcune riprendono le linee storiche salite in artificiale negli anni '50 e le prime salite in libera ad opera delle guide alpine Jacopo Merizzi, Augusto Rossi, Massimo Bruseghini, Enrico Moroni e Mario Sertori. E' stato ripulito, inoltre, un settore con vie facile con chiodatura ravvicinata per i bambini. Le pareti sono poste a 700 m di quota, esposte a sud est e frequentabili tutto l'anno. Data la conformazione strapiombante di un settore, si può arrampicare anche in caso di pioggia.
VALDONE, PICCOLA STORIA TRA IERI E OGGI
Il restauro conservativo di una falesia storica dell’arrampicata a Sondrio
di Michele Comi
Le pareti del Valdone furono frequentate dagli arrampicatori sondriesi già dagli anni ’50. Gli strapiombi fessurati costituirono un terreno di gioco ideale per esercitarsi nell’arrampicata artificiale in voga a quei tempi. (v. foto, della guida Carlo Boscacci in azione negli anni ’50). Un giovanissimo Jacopo Merizzi, che abita a due passi dalle pareti, sale nei primi anni ’70, sempre in artificiale, gli strapiombi più ostici, con un esercizio di chiodatura sorprendente se pensiamo alla giovane età di Jacopo.
Negli anni seguenti, con l’avvento della “libera” la parete viene progressivamente abbandonata. Sul finire degli anni ’80, Augusto Rossi, Enrico Moroni e Mario Sertori riprendono alcune vecchie linee e chiodano alcune belle lunghezze con chiodatura mista, tradizionale e a spit. Tra queste “Non c’è rosa senza spine” bella via di 3 lunghezze e quindi, ad opera di Mario Sertori lo splendido tiro in fessura aperto con nut e friends e chiamato “Via dello scoiattolo”, poi ribattezzato “scoiattolo Carlino - 6c” in onore dei pioniere Carlo Boscacci, primo frequentatore della parete, guida alpina e padre del celebre Antonio, altro mito della Val di Mello. Sempre in quegli anni, il fortissimo Massimo “Vigneron” Bruseghini, libera proteggendosi con pochi nuts una vecchia linea artificiale con difficoltà intorno al 7b.
Durante i recenti lavori in parete, estirpiamo colossali edere rampicanti, che insinuatesi nelle fessure hanno inglobato decine di vecchi chiodi di ogni foggia e dimensione, risalenti alle prime salite in artificiale. E’ sorprendente: troviamo chiodi e cunei di legno ovunque, anche nelle ributtanti fessure svase ed esposte piene di scaglie sulla sommità. Abbiamo raccolto un bel po’ di ferraglia, compresa una vecchia staffa, alla base della parete in un angolino chiamato climbing museum.
Bianco (Lenatti Giancarlo) ed Elia (Elia Negrini) sono indaffarati nella creazione di un nuovo sentiero di accesso. Il risultato è una scalinata in legno stile Trinità dei Monti, che finalmente consente un rapido avvicinamento alle pareti. Con Masescu (Paolo Masa) mi occupo della ripulitura e chiodatura della parete. Qui esce l’istinto da salitore di Big-Wall del Masa, che si muove in parete molto meglio che su un sentiero, specie se un po’ in salita…
Dopo l’eliminazione dei vegetali, passiamo alle lame instabili e al consolidamento di alcuni pilastrini, poi proviamo rapidamente i tiri e posizioniamo i robusti fix inox. Paolo, cresciuto nella più rigorosa osservanza del clean climbing, ci ha preso gusto e si è trasformato in un esperto tassellatore.
Lo sforzo più grande lo dedichiamo alla creazione di un settore per i bimbi con chiodatura ravvicinata. Troppo spesso ci dimentichiamo di loro e di chi è alle prime armi. Per il resto si contano oltre trenta lunghezze dal 5b al 7c, tutte interessanti con uno stile di arrampicata atipico e poco diffuso in falesia.
Il potenziale è ancora grande, sia per monotiri sportivi, sia per vie in stile tradizionale nel paretone sovrastante e per l’artif new-age. Un nuovo bellissimo spigolo è stato già chiodato dalla guida Cristian Gianatti. Pare che il Norbi Riva, di passaggio, lo abbia liberato (siamo attorno all’8a).
Buone scalate
Michele Comi - Guida alpina
Accesso Valdone:
da Sondrio direzione Valmalenco, dopo il viadotto (circa 6 km) al ristorante Valdone svoltare a sinistra per il piccolo abitato di Cagnoletti.
Lasciare l'auto nell'unico parcheggio a fianco della Chiesetta.
Seguire segnavia per strada e sentiero sino a grande blocco poi piegare a sinistra sino alle pareti (20 minuti).
A partire da metà mattina di sabato 21 aprile ci sarà l'inaugurazione della parete con un piccolo raduno di arrampicatori di ieri e di oggi: interverranno un po' tutti i climber valtellinesi, da qualli attivi negli anni 60' (Gugiatti, Ghetti, Speckenauser) ai sassisti Boscacci, Masa, Merizzi, Miotti sino a Pigoni e Luca Maspes Rampikino. Ci sarà un aperitivo alla base della parete offerto dal Masa, ora affermato gestore di punti ristoro sulle piste da sci...
Le pareti del Valdone si trovano a due passi da Sondrio e sono facilmente raggiungibili. Sono costituite da una fascia di solido gneiss alta sino a 80 m. Storica palestra degli arrampicatori sondriesi già dagli anni '50, le pareti sono state poi progressivamente abbandonate. Nel 2006 il Comune di Torre di Santa Maria ha finanziato un intervento di bonifica e ripristino dei luoghi con la creazione di un nuovo e più comodo sentiero di accesso e con l'attrezzatura di numerosi itinerari di arrampicata sportiva. I lavori sono stati condotti dalle Guide della Valmalenco.
L'arrampicata è in puro stile granitico con fessure e diedri e spigoli perfetti. Ad oggi sono stati attrezzati una trentina di lunghezze dal 5b al 8a, alcune riprendono le linee storiche salite in artificiale negli anni '50 e le prime salite in libera ad opera delle guide alpine Jacopo Merizzi, Augusto Rossi, Massimo Bruseghini, Enrico Moroni e Mario Sertori. E' stato ripulito, inoltre, un settore con vie facile con chiodatura ravvicinata per i bambini. Le pareti sono poste a 700 m di quota, esposte a sud est e frequentabili tutto l'anno. Data la conformazione strapiombante di un settore, si può arrampicare anche in caso di pioggia.
VALDONE, PICCOLA STORIA TRA IERI E OGGI
Il restauro conservativo di una falesia storica dell’arrampicata a Sondrio
di Michele Comi
Le pareti del Valdone furono frequentate dagli arrampicatori sondriesi già dagli anni ’50. Gli strapiombi fessurati costituirono un terreno di gioco ideale per esercitarsi nell’arrampicata artificiale in voga a quei tempi. (v. foto, della guida Carlo Boscacci in azione negli anni ’50). Un giovanissimo Jacopo Merizzi, che abita a due passi dalle pareti, sale nei primi anni ’70, sempre in artificiale, gli strapiombi più ostici, con un esercizio di chiodatura sorprendente se pensiamo alla giovane età di Jacopo.
Negli anni seguenti, con l’avvento della “libera” la parete viene progressivamente abbandonata. Sul finire degli anni ’80, Augusto Rossi, Enrico Moroni e Mario Sertori riprendono alcune vecchie linee e chiodano alcune belle lunghezze con chiodatura mista, tradizionale e a spit. Tra queste “Non c’è rosa senza spine” bella via di 3 lunghezze e quindi, ad opera di Mario Sertori lo splendido tiro in fessura aperto con nut e friends e chiamato “Via dello scoiattolo”, poi ribattezzato “scoiattolo Carlino - 6c” in onore dei pioniere Carlo Boscacci, primo frequentatore della parete, guida alpina e padre del celebre Antonio, altro mito della Val di Mello. Sempre in quegli anni, il fortissimo Massimo “Vigneron” Bruseghini, libera proteggendosi con pochi nuts una vecchia linea artificiale con difficoltà intorno al 7b.
Durante i recenti lavori in parete, estirpiamo colossali edere rampicanti, che insinuatesi nelle fessure hanno inglobato decine di vecchi chiodi di ogni foggia e dimensione, risalenti alle prime salite in artificiale. E’ sorprendente: troviamo chiodi e cunei di legno ovunque, anche nelle ributtanti fessure svase ed esposte piene di scaglie sulla sommità. Abbiamo raccolto un bel po’ di ferraglia, compresa una vecchia staffa, alla base della parete in un angolino chiamato climbing museum.
Bianco (Lenatti Giancarlo) ed Elia (Elia Negrini) sono indaffarati nella creazione di un nuovo sentiero di accesso. Il risultato è una scalinata in legno stile Trinità dei Monti, che finalmente consente un rapido avvicinamento alle pareti. Con Masescu (Paolo Masa) mi occupo della ripulitura e chiodatura della parete. Qui esce l’istinto da salitore di Big-Wall del Masa, che si muove in parete molto meglio che su un sentiero, specie se un po’ in salita…
Dopo l’eliminazione dei vegetali, passiamo alle lame instabili e al consolidamento di alcuni pilastrini, poi proviamo rapidamente i tiri e posizioniamo i robusti fix inox. Paolo, cresciuto nella più rigorosa osservanza del clean climbing, ci ha preso gusto e si è trasformato in un esperto tassellatore.
Lo sforzo più grande lo dedichiamo alla creazione di un settore per i bimbi con chiodatura ravvicinata. Troppo spesso ci dimentichiamo di loro e di chi è alle prime armi. Per il resto si contano oltre trenta lunghezze dal 5b al 7c, tutte interessanti con uno stile di arrampicata atipico e poco diffuso in falesia.
Il potenziale è ancora grande, sia per monotiri sportivi, sia per vie in stile tradizionale nel paretone sovrastante e per l’artif new-age. Un nuovo bellissimo spigolo è stato già chiodato dalla guida Cristian Gianatti. Pare che il Norbi Riva, di passaggio, lo abbia liberato (siamo attorno all’8a).
Buone scalate
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da Sondrio direzione Valmalenco, dopo il viadotto (circa 6 km) al ristorante Valdone svoltare a sinistra per il piccolo abitato di Cagnoletti.
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