Deye Peters Sperone Nord-Est - Torre delle Madri dei Camosci - Jôf Fuart
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Deye Peters Sperone Nord-Est: Torre delle Madri dei Camosci - Jôf Fuart
Planetmountain
Bellezza
Primi salitori
Adolf Deye e Rudolf Peters, 16 e 17 agosto 1929.
Autore scheda
Saverio D’Eredità, Emiliano Zorzi
Lunghezza dislivello
550m
Difficoltà
V+, p. A0 (VII)
Bellissima scalata, una delle classiche più note e frequentate delle Giulie, che supera il pilastro N della Torre con un percorso logico su roccia ottima. L’arrampicata è elegante, su difficoltà omogenee, in particolare lungo il gran diedro iniziale e nei tiri finali sullo spigolo. I punti chiave si trovano in corrispondenza della parete nera d’attacco (delicata se bagnata), e sullo strapiombo giallo che dà accesso alla parte alta, comunque facilitato da numerosi chiodi che permettono di superarlo in artificiale. Roccia ottima.
Accesso
Dal Rifugio Pellarini seguire per pochi minuti il sentiero verso Sella Nabois, risalendo poi i pendii erbosi ed i ghiaioni fin sotto la Cima di Riofreddo, a dx della quale si va sotto alla grande gola con nevaio che scende dall’Innominata (sullo zoccolo a dx, attacco Itin. 206-207). Risalire il nevaio (utili se non indispensabili i ramponi) su pendenza crescente (30°) fino all’altezza di una evidente cengia orizzontale che verso dx fascia alla base il grande pilastro; seguire la cengia (alcuni passi esposti, II) fino al suo termine (ore 1). Attacco su 1CF+1SF in una piccola nicchia alla base di una verticale parete nera sovrastata da un grande strapiombo giallo. In caso di problemi nel superamento del nevaio, lo zoccolo sottostante la cengia è percorso dai primi tiri degli Itin. 206 e 207. Pertanto è possibile percorrere uno di questi. Calcolare 1h in più. Itinerario
Itinerario 205 sulla schizzo
L1-7: Riferirsi allo schizzo.
L8: Dalla sosta 7 salire alla forcellina e portarsi sotto lo strapiombo giallo. Superare lo strapiombo sfruttando una profonda fessura (V, 1C) uscendone dopo pochi metri a sx verso lo spigolo che si segue su belle rocce articolate fin sotto un torrione (2CF; 30 m; V, IV, III).
L9: Aggirare il torrione traversando a dx per esposta cengetta (10 m, II, 1C). Al suo termine salire la verticale parete di sx (1FR) su roccia ottima portandosi ad un’altra forcelletta (2CF poco sotto oppure 1SF+2CF sulla forcelletta) pochi metri sotto lo strapiombo giallo, passaggio chiave della via (35 m; III, IV).
L10: Superare direttamente lo strapiombo giallo soprastante con passaggio di forza stando di lato alla linea chiodata (rinvio difficile) o azzerando sui numerosi chiodi (9C), sostando (2CF) su un esiguo terrazzino a dx (6 m; VII+ o A0).
L11: con leggero obliquo a sx superare la bella parete soprastante, di ottima roccia, con arrampicata esposta in direzione di una fessura (10 m, V, 1C alla fine) che si segue per alcuni metri (1C, 1CL) per poi spostarsi leggermente a sx su rocce via via più articolate, ma sempre verticali (2C) fino ad un punto di sosta (2CF; 40 m; V, IV+). NB: possibile salire anche direttamente in verticale sopra la sosta – numerosi chiodi – su difficoltà più elevate: V+/VI.
L12: Traversare pochi metri a dx nuovamente verso lo spigolo che qui si inclina notevolmente. Risalirlo senza percorso obbligato, preferibilmente sul lato sx prima e sul filo poi, con arrampicata su roccia splendida (1C, clessidre) (60 m; IV, III). NB: da qui in caso di necessità possibile uscire verso dx per cengia (ometto, pp. II) direttamente all’Itin. 196.
L13: Con percorso non obbligato: si può seguire rigorosamente il filo dello spigolo (più esposto ma più bello, alcune soste) oppure le articolate rocce a dx, lungo un sistema di canalini, cengette e caminetti. Giunti una decina di metri sotto la sommità del pilastro sul quale termina lo spigolo, traversare a dx su cengetta (ometto) aggirando la cima del pilastro e raggiungendo lo stretto intaglio tra questo e la parete sottostante la Cengia degli Dei. Superare l’intaglio con una piccola spaccata e traversare a sx alcuni metri e per facili roccette raggiungere la cengia (120 m; II, III).
NB: l’uscita in vetta non viene quasi mai percorsa a causa della scomodità implicata dalla successiva discesa sull’opposto versante. In ogni caso dalla Cengia degli Dei, mantenendosi in verticale nei pressi dello spigolo, dapprima sul lato dx (W) poi su quello sx, si raggiunge la cima (arrampicata non difficile, roccia discreta; 150 m, III). Discesa
Dalla vetta, la Normale scende per roccette e ghiaie (I) verso S nell’impluvio fra la Torre e l’Alta Madre raggiungendo in 0h20 il Sentiero Goitan. Terminando le scalate da N alla Cengia degli Dei per questa si traversa facilmente verso W e in breve si raggiunge la Gola NE del Jôf Fuart e per questa al Rifugio Pellarini. 2h30. Gli Itin. 206, 207 e 208, invece, vengono ridiscesi in doppia (due corde da 50 m). Note
Tempo di salita 8 ore Cartografia
Alpi Giulie e Carniche orientali – edizioni Alpine Studio, 2019 di Saverio D’Eredità ed Emiliano Zorzi è la nuova edizione, aggiornata e rivista della guida “Alpi Carniche e Giulie” del 2016. Contiene oltre 500 itinerari dalle normali alle più difficili scalate moderne, corredate da cartine, 50 schizzi tecnici e 137 foto in formato HD.
Dal Rifugio Pellarini seguire per pochi minuti il sentiero verso Sella Nabois, risalendo poi i pendii erbosi ed i ghiaioni fin sotto la Cima di Riofreddo, a dx della quale si va sotto alla grande gola con nevaio che scende dall’Innominata (sullo zoccolo a dx, attacco Itin. 206-207). Risalire il nevaio (utili se non indispensabili i ramponi) su pendenza crescente (30°) fino all’altezza di una evidente cengia orizzontale che verso dx fascia alla base il grande pilastro; seguire la cengia (alcuni passi esposti, II) fino al suo termine (ore 1). Attacco su 1CF+1SF in una piccola nicchia alla base di una verticale parete nera sovrastata da un grande strapiombo giallo. In caso di problemi nel superamento del nevaio, lo zoccolo sottostante la cengia è percorso dai primi tiri degli Itin. 206 e 207. Pertanto è possibile percorrere uno di questi. Calcolare 1h in più. Itinerario
Itinerario 205 sulla schizzo
L1-7: Riferirsi allo schizzo.
L8: Dalla sosta 7 salire alla forcellina e portarsi sotto lo strapiombo giallo. Superare lo strapiombo sfruttando una profonda fessura (V, 1C) uscendone dopo pochi metri a sx verso lo spigolo che si segue su belle rocce articolate fin sotto un torrione (2CF; 30 m; V, IV, III).
L9: Aggirare il torrione traversando a dx per esposta cengetta (10 m, II, 1C). Al suo termine salire la verticale parete di sx (1FR) su roccia ottima portandosi ad un’altra forcelletta (2CF poco sotto oppure 1SF+2CF sulla forcelletta) pochi metri sotto lo strapiombo giallo, passaggio chiave della via (35 m; III, IV).
L10: Superare direttamente lo strapiombo giallo soprastante con passaggio di forza stando di lato alla linea chiodata (rinvio difficile) o azzerando sui numerosi chiodi (9C), sostando (2CF) su un esiguo terrazzino a dx (6 m; VII+ o A0).
L11: con leggero obliquo a sx superare la bella parete soprastante, di ottima roccia, con arrampicata esposta in direzione di una fessura (10 m, V, 1C alla fine) che si segue per alcuni metri (1C, 1CL) per poi spostarsi leggermente a sx su rocce via via più articolate, ma sempre verticali (2C) fino ad un punto di sosta (2CF; 40 m; V, IV+). NB: possibile salire anche direttamente in verticale sopra la sosta – numerosi chiodi – su difficoltà più elevate: V+/VI.
L12: Traversare pochi metri a dx nuovamente verso lo spigolo che qui si inclina notevolmente. Risalirlo senza percorso obbligato, preferibilmente sul lato sx prima e sul filo poi, con arrampicata su roccia splendida (1C, clessidre) (60 m; IV, III). NB: da qui in caso di necessità possibile uscire verso dx per cengia (ometto, pp. II) direttamente all’Itin. 196.
L13: Con percorso non obbligato: si può seguire rigorosamente il filo dello spigolo (più esposto ma più bello, alcune soste) oppure le articolate rocce a dx, lungo un sistema di canalini, cengette e caminetti. Giunti una decina di metri sotto la sommità del pilastro sul quale termina lo spigolo, traversare a dx su cengetta (ometto) aggirando la cima del pilastro e raggiungendo lo stretto intaglio tra questo e la parete sottostante la Cengia degli Dei. Superare l’intaglio con una piccola spaccata e traversare a sx alcuni metri e per facili roccette raggiungere la cengia (120 m; II, III).
NB: l’uscita in vetta non viene quasi mai percorsa a causa della scomodità implicata dalla successiva discesa sull’opposto versante. In ogni caso dalla Cengia degli Dei, mantenendosi in verticale nei pressi dello spigolo, dapprima sul lato dx (W) poi su quello sx, si raggiunge la cima (arrampicata non difficile, roccia discreta; 150 m, III). Discesa
Dalla vetta, la Normale scende per roccette e ghiaie (I) verso S nell’impluvio fra la Torre e l’Alta Madre raggiungendo in 0h20 il Sentiero Goitan. Terminando le scalate da N alla Cengia degli Dei per questa si traversa facilmente verso W e in breve si raggiunge la Gola NE del Jôf Fuart e per questa al Rifugio Pellarini. 2h30. Gli Itin. 206, 207 e 208, invece, vengono ridiscesi in doppia (due corde da 50 m). Note
Tempo di salita 8 ore Cartografia
Alpi Giulie e Carniche orientali – edizioni Alpine Studio, 2019 di Saverio D’Eredità ed Emiliano Zorzi è la nuova edizione, aggiornata e rivista della guida “Alpi Carniche e Giulie” del 2016. Contiene oltre 500 itinerari dalle normali alle più difficili scalate moderne, corredate da cartine, 50 schizzi tecnici e 137 foto in formato HD.
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Bellezza
Primi salitori
Adolf Deye e Rudolf Peters, 16 e 17 agosto 1929.
Autore scheda
Saverio D’Eredità, Emiliano Zorzi
Lunghezza dislivello
550m
Difficoltà
V+, p. A0 (VII)
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