Bavella, la genesi dell'arrampicata. Intervista a Barney Vaucher

Intervista all'alpinista francese Bernard 'Barney' Vaucher, uno degli storici apritori delle vie in Bavella (Corsica) considerata uno dei paradisi mondiali dell'arrampicata su granito. Di Maurizio Oviglia.
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Durante l'apertura di Anima Corsa, la prima via aperta su U Lunarda, Bavella, Corsica
Barney Vaucher

Bavella, in Corsica, è uno dei santuari mondiali del granito. Eppure, tra tutti i paradisi della scalata mondiale, è forse uno dei meno conosciuti. Ancora molto mistero avvolge le guglie di granito di quest’angolo di Corsica. Anche se ogni anno sempre più arrampicatori scoprono le sue meravigliose vie, un angolo di Chamonix in mezzo al Mediterraneo! Sto pensando che è buffo che per la Val dell’Orco o la Val di Mello siano stati versati fiumi d’inchiostro, addirittura coniate filosofie su misura, mentre per Bavella nulla… per anni solo qualche notizia frammentaria qua e là e qualche articolo sulle riviste. Forse, chissà, è stata una cosa fatta ad hoc… si dice che i corsi stessi non volessero pubblicare nulla, che temessero che orde di arrampicatori invadessero Bavella cancellandone lo spirito, al punto da nascondere gli accessi dei sentieri con le frasche, distruggere i già rari ometti, depistare i turisti! I fratelli Petit, si sempre loro, forse sono stati i primi ad infrangere il muro di silenzio. Forse si son fatti qualche nemico, ma hanno aperto Bavella al mondo! In uno storico articolo sulla rivista Rock n’ Wall, corredato da splendide foto, svelavano alla comunità degli arrampicatori questo Eldorado di granito. In molti rimanemmo a bocca aperta: eravamo sicuri che non fosse America ma proprio Europa?! Già, ma prima dei Petit, che pur giovanissimi avevano aperto il capolavoro di Jeef, una delle loro vie più belle… chi aveva scoperto Bavella? Quali erano state le prime vie? Chi mai erano stati i protagonisti?

"Buongiorno, sono Barney, un arrampicatore di Marsiglia. Non ci conosciamo, ma sto scrivendo un libro sulle Dolomiti e sulla loro storia. Sa, le Dolomiti son la mia passione! Oramai ho una certa età, ma ho aperto con i miei amici le prime vie in Verdon, sulle Calanques e soprattutto a Bavella, dal 1974 in poi…"
"Buongiorno a lei Barney, è vero non la conosco bene, ma ho in liberia il suo libro "Quei pazzi del Verdon". Per favore, potrei farle qualche domanda? Mi dica di si, la prego!"

Maurizio Oviglia

Barney, Bavella è conosciuto da tutti come un luogo magico. Cosa puoi raccontarci dei giorni della sua scoperta alpinistica e della Corsica di quei tempi?
Ho conosciuto la Corsica nel settembre del 1974. Dopo una stagione in montagna piuttosto piena (ovviamente nel Gruppo del Monte Bianco) avevamo deciso di terminare l’estate andando a scoprire quest’isola meravigliosa. Sapevo che ci fossero delle montagne, ma non mi aspettavo di certo cosa avrei realmente trovato!! In un primo tempo abbiamo visitato le spiagge selvagge (ce n’erano tantissime) ma ridurre la Corsica al suo litorale denotava un’ignoranza che mi fa arrossire di rabbia ancora oggi!!

Come hai conosciuto JPQ (Jean Paul Quilici), l’uomo di Bavella. Il personaggio mitico del luogo?
Alla fine di questo soggiorno, dopo 15 giorni in riva al mare, volevamo comunque andare in montagna. Ed abbiamo scelto la zona di Bavella. Avevamo fatto un campo a Zonza e la mattina abbiamo fatto l’autostop per raggiungere il colle. Alle 5 e mezza (avevamo un bambino di 5 anni con noi!). C’era mia moglie Jacky ed il mio compagno di cordata Bernard Bouscasse (quello di ULA e la Castapiagne Rouge, le famose vie del Verdon). E insomma per farla breve un uomo barbuto con un foulard in testa ci ha caricato, ma ci ha subito rimproverato perché stavamo facendo autostop con un bambino di 5 anni. Subito voleva nasconderci la presenza del Rifugio di Paliri (che aveva appena aperto). Poi quando ha appreso che eravamo scalatori, ha cambiato subito atteggiamento. E’ divenuto più cordiale. E incredibilmente, tre giorni dopo, quando dovevamo rientrare ad Ajaccio per prendere il traghetto, è venuto a cercarci con la sua camionetta e ci ha fatto risparmiare 30 km!! Siamo diventati amici e l’anno dopo è venuto ad arrampicare con noi. Per 25 anni, quello è stato il mio paradiso!

Come avete scelto i vostri primi obiettivi, in un tale oceano di granito vergine? Avevate l’impressione di essere i pionieri di una nuova Yosemite?
E’ successo che un nostro amico ci ha parlato del Polischellu e delle sue pareti fantastiche… Facevamo campo ad un grosso blocco di granito sulla strada (tra i due torrenti di Polischellu e Purcarraccia). Ho cominciato con U Peru, la bella "pera" che si trovava proprio di fronte. Una bella via di 200 metri (Poniatictacboum!): era l’epoca del FLNC e questo slogan era scritto a vernice su tutti i blocchi di granito! E poi, quando ho scoperto Polischellu, ho capito che da quel quel momento sarei tornato ogni anno!!! Ma se devo essere sincero, cercavo di ispirarmi ai pionieri delle Dolomiti degli anni ’30. Sognavo di somigliare a Tissi, Andrich, Vinatzer, Carlesso… piuttosto a Royal Robbins e compagni. Se dovessi scegliere un periodo della storia alpinistica, è proprio quello che mi affascina di più! D’altra parte avevo già avuto la fortuna di trovare pareti intonse, come tutto il Cap Morgiou nelle Calanques o il Verdon stesso. Ma a Bavella c’era qualcosa in più, era un universo vergine totalmente nuovo!

Che esperienza di granito avevi in quel momento? E che differenze avevi riscontrato sul granito a Bavella, rispetto a Chamonix o altri luoghi dove avevi arrampicato?
Nel 1974, avevo già 6 stagioni alle spalle, passate soprattutto a Chamonix o in Dolomiti. Su granito, avevo salito le grandi pareti del Massiccio del Monte Bianco: lo Sperone Walker alle Grandes Jorasses, tutte le grandi vie della Ovest del Dru (salvo la Direttissima Americana), la Fessura Brown… e poi vie come il Diedro Philipp-Flamm o la Brandler Hasse in Dolomiti. Ma laggiù, a Bavella, era favoloso: non c’era nessuno! La montagna tutta per noi! E ciò corrispondeva a ciò che volevo ed intendevo per avventura.
Ho conosciuto la Yosemite nel 1980 ( o il 1981? Accidenti, non ricordo più). Per quello che riguarda lo stile, le Teghie Lisce e più tardi la Lunarda, è veramente la Yosemite corsa. Ma la grande parete di Taula, cosparsa di tafoni… lì la scalata era meno fisica, più intuitiva. E sulla parete di Taula ho capito che anche noi potevamo provare ciò che avevano vissuto i miei eroi, Tissi o Andrich sulle Dolomiti.

Ho scoperto Bavella nel 1990. Ho impiegato un bel po’ di ore a raggiungere le Teghie Liscie nella terribile macchia corsa. In quell’epoca c’erano 4 o 5 vie e arrivato all’attacco di Storia di Acqua e di Luna ho avuto paura, non ho trovato il coraggio di provare a ripeterla. Mi sembrava troppo dura per noi! Ero pieno di ammirazione per gli apritori di quella via! E nessuno li conosceva o sapeva chi fossero! Cosa puoi dirci di questa via e di JTC (Jean Touissant Casanova), uno dei protagonisti della storia dell’arrampicata corsa?
Il grande passo avanti è avvenuto quando ci si è lanciati sulle pareti di Polischellu: Siamo partiti dal ponte e alla fine del pomeriggio abbiamo trovato delle piccole terrazze sotto U Candellu (proprio lì dove ora attacca Larmes du Polischellu). L’indomani ho insistito con i compagni per attaccare quella che sarebbe divenuta "l'arête de l'ECUREUIL" alla Punta Polischellu. E poi abbiamo bivaccato in parete. E’ così che è cominciata la mia storia d’amore con il Polischellu. Ma il sentimento di scoperta e avventura contava almeno quanto il piacere dell’arrampicata.
Ho avuto fortuna a conoscere ed arrampicare con Jean-Touissaint nel 1992. C’eravamo incrociati alla Lunarda. Avevamo salito "Anima Corsa" con JPQ ed il mio grande amico Michel Charles nel corso dell’estate del 1988 e, l’anno dopo, avevo salito due terzi di una via che Parfums de Violence avrebbe incrociato più tardi. E’ così che le nostre esperienze si sono incrociate. JTC era un uomo molto gentile, molto rispettoso degli altri, e animato da grande passione alpinistica. Avevamo progettato di arrampicare insieme (lui sapeva che ero stato due volte in Yosemite e lui sognava di andarci. Avevamo parlato della Salathè)

La Punta Lunarda assomiglia ad un Grand Capucin corso. Eleganza, impegno, difficoltà di avvicinamento e delle vie. Cosa puoi raccontarci della conquista di questa montagna così bella?
Dopo il Polischellu era divenuta l’obiettivo più evidente. Ogni volta che passavamo la Bocca di Larone ci ammiccava. Una sfida? Ci faceva pensare a Moby Dick (una balena bianca tutta rossa). E si, tu hai parlato della macchia!!! Per fortuna che JPQ aveva tracciato un sentiero con il machete! Lassù veramente abbiamo arrampicato come in Yosemite nelle fessure!

Si è molto parlato negli anni seguenti dello spirito selvaggio di Bavella e della necessità di preservarlo. Cosa resta oggi di questo spirito? Trovi che gli spits abbiano intaccato un po’ l’avventura o no?
Preservare un tale paradiso è ovvio che sia un dovere per tutti gli arrampicatori. Gli spits, si certo, ma dipende dove… Aggiungere spits dove i primi son passati senza, in libera o in scalata pulita, è una mostruosa scemenza , oltre che una cosa poco corretta. Ma le cose che fanno oggi gente come te e Rolando Larcher, o Lionel Catsoyannis, o Stephane Bodet e Arnaud Petit, o ancora Carlos ed i suoi compagni… senza dimenticare la nuova generazione degli arrampicatori corsi, è splendido, magnifico. Sono pieno di ammirazione per voi!

Oggi non è più difficile arrampicare a Bavella come negli anni ottanta. Ci sono dei sentieri segnati nella macchia, ometti dappertutto e delle topoguide precise. Ma le folle di arrampicatori non sono mai arrivate su queste pareti. Sinceramente, avresti preferito che le cose andassero diversamente, o pensi che ancora oggi Bavella resti selvaggia e con lo stesso fascino di allora?
Sai, a volte mi dico che son stato fortunato, fortunato di aver potuto vivere quell’epoca e di aver avuto fortuna di poterlo raccontare. Ma si, per quelli che amano l’avventura, ci saranno sempre delle bellissime cose da fare!
A destra del Pilier Du Daddy (che era mio nonno) alla Taula, c’è una via che ho aperto nel 1980 e che ho battezzato Narcisses Frustres: ero già contento di averne fatto la prima metà, ma ero frustrato dalla seconda parte, perché il bellissimo pilastro che stava sopra dove sognavo di salire era troppo duro per noi all’epoca. Allora eravamo usciti in un canale (difficile) a sinistra. Ebbene, oggi grazie a persone come Rolando e te, questi pilastri son divenuti realtà…

Nota: è uscita la nuova guida di Bavella, aggiornata al 2016. "Bavella, Escalade en Corse" a firma Jean Paul Quilici e jean Louis Fenouil. 288 pagine a colori con disegni ad acquerello dell’autore. Ed. FFME. 25 euro. Si può richiedere direttamente all’autore o comprare in Corsica: Fenouil Jean Louis jeanlouisfenouil@yahoo.fr


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